Come ampiamente previsto Fed e Bce hanno recentemente tagliato di 25 bp. i tassi di interesse, ma l’economia e la politica monetaria negli States e in Europa stanno andando in direzioni diverse, tant’è che il prossimo anno il differenziale sui tassi potrebbe ampliarsi, sempre secondo quanto dichiarato nelle riunioni delle banche centrali.
La Fed prevede solo due tagli dello 0,25% per il 2025 invece dei quattro ipotizzati qualche settimana fa ed ha alzato le stime sull’inflazione attesa negli Stati Uniti al 2,5% contro il 2,1% inizialmente previsto. Si tratta di un incremento legato anche alle aspettative di un rialzo dei prezzi causato dalle politiche del nuovo Presidente D. Trump legate anche all’applicazione dei dazi. Se diamo uno sguardo ai mercati finanziari il 2024 ha trasmesso un messaggio chiaro ai risparmiatori: il divario tra Wall Street e le borse europee non è mai stato così ampio. A conti fatti le azioni americane si sono apprezzate tre volte di più (+26%) rispetto a quelle dell’Eurozona (+8%) con un distacco di quasi dieci punti del multiplo prezzo/utili tra le due aree: infatti l’indice MSCI Europe ad oggi vale circa 14 volte gli utili attesi per il prossimo anno mentre il MSCI Usa è a quota 23; mentre la differenza dei rendimenti a dieci anni tra i treasury statunitensi ( cioè l’insieme dei titoli di stato emessi dal governo federale degli Stati Uniti allo scopo di rifinanziare il debito pubblico) e i relativi bund tedeschi è balzata a 228 punti, il livello più alto raggiunto negli ultimi cinque anni. Complessivamente la crescita degli utili europei rimarrà più lenta anche nel 2025 rispetto agli States che vedranno invece aumenti più significativi.
Come approcciare allora gli investimenti nel futuro prossimo? Stante il progressivo calo dei tassi di interesse sarebbe anzitutto opportuno diminuire la componente ‘cash’ parcheggiata nei portafogli dei risparmiatori: è molto probabile che la performance dei conti deposito, fondi monetari etc abbia raggiunto il picco, sarà ancora positiva, ma sempre meno: il rendimento scenderà. Un’opzione a disposizione di questi risparmiatori è quella di assumere un maggiore rischio di duration nei portafogli. In questo scenario il portafoglio ottimale ha una duration di circa 36 mesi ed è focalizzato sulla parte breve delle curve (1/3 anni) che offrono rendimenti effettivi positivi e con bassa volatilità e con preferenza per strategie obbligazionarie attive internazionali. Per investire a livello globale sul mercato obbligazionario si consigliano i fondi comuni che in maniera attiva ricercano le migliori opportunità privilegiando soluzioni a premio sui governativi e diversificando la componente HY (le obbligazioni high yield offrono storicamente rendimenti superiori ai titoli di stato) con strategie a breve-medio periodo.
Occorrerà poi migliorare la diversificazione dei portafogli di investimento aumentando il peso dell’azionario, sempre coerentemente alla propria soggettiva propensione al rischio. Su questo fronte l’America è il mercato preferito perchè è il paese più dinamico e con maggiori prospettive di crescita. Infatti, uno dei fattori chiave del successo della borsa americana rispetto a quella europea è la scarsa presenza di titoli growth (che fanno cioè capo a società che secondo gli investitori potrebbero generare rendimenti superiori alle aspettative) nei listini Ue dominati invece dai comparti della cosiddetta old economy (soprattutto energetici, finanziari, utility). I titoli ad alto potenziale si sa quotano con multipli maggiori perchè nei loro confronti il mercato investe sul loro futuro rispetto ai titoli rappresentativi di aziende consolidate nel mercato con un modello aziendale stabile e un cash flow costante. In aggiunta si ribadisce come in questa fase storica influenzata dal business dell’intelligenza artificiale, del commercio online e dall’high tech l’egemonia degli Stati Uniti è innegabile. Nella logica comunque di non puntare tutto su unico stile e diversificare il rischio, oltre ai fondi che investono in azioni Usa a stile growth occorre prendere in considerazione anche anche quei fondi azionari americani che investono in small cap e che rappresentano l’alpha di portafoglio cioè il rendimento atteso puntuale e meno dipendente dai mercati finanziari. In sintesi: gestione attiva, bilanciamento degli stili, attenzione ai dividendi ed ai megatrend.
Lo scenario macroeconomico, comunque complesso e articolato che ci attende e la volatilità che ne consegue, impongono l’allungamento dell’orizzonte temporale degli investimenti, dove, si sa, storicamente l’investimento azionario ha realizzato performance decisamente superiori alla componente obbligazionaria e di liquidità. Il 2025 potrebbe rivelarsi un nuovo inizio per molti risparmiatori: per sfruttare al meglio le opportunità l’investimento a rate, con versamenti periodici e a lunga scadenza, attraverso i piani di accumulo (PAC) rappresenta una valida strategia. Infatti, l’acquisto di attività finanziarie dilazionato nel tempo e su un orizzonte temporale medio-lungo consente di mettersi al riparo dal rischio legato alle forti fluttuazioni dei mercati e contemporaneamente consente di cogliere buone opportunità quando i mercati virano in territorio negativo e il prezzo dei prodotti finanziari è più conveniente. Inoltre la sua flessibilità consente l’accesso ai mercati finanziari a quei risparmiatori che non hanno ingenti cifre da investire e possono invece contare su entrate costanti e sicuri. Infine aiuta ad evitare la ‘trappola dell’emotività’ che induce a investire o disinvestire sulla base delle mode del momento. Infine il dollaro rimane fattore di diversificazione di portafoglio e potrebbe nel tempo rafforzarsi ulteriormente.
Esperto di Finanza ed Economia