Manca davvero poco al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il 20 gennaio è vicino ed è una data che rimarrà nella storia, segnata in rosso non solo dall’America ma da tutto il mondo. Eh sì perché da quel momento, dal momento in cui il tycoon riprenderà lo scettro del comando, ci si aspetta una vera rivoluzione. Donald Trump sta per insediarsi per la seconda volta alla presidenza degli Usa e questo sarà un evento che inciderà in modo determinante sugli assetti geopolitici del prossimo futuro.
Quali saranno le prime mosse?
Tasse e bilancio
Uno degli aspetti che ha infiammato gli investitori a Wall Street è il grande programma di stimoli fiscali che Trump vuole attuare già da subito. In primis intende abbassare ancora le tasse sulle società, portandole dal 21% al 15%. La misura però fa parte di un pacchetto fiscale che include l’estensione dei tagli fiscali individuali promulgati nel 2017 e in scadenza nel 2025, nonché l’eliminazione delle imposte sulle mance, sugli straordinari e sui benefit pensionistici governativi.
Quale sarà la copertura di questi sgravi profondi per non appesantire il deficit di bilancio? Da una parte ci sarebbe il recupero in termini di spesa pubblica attraverso tagli di sprechi e inefficienze. Per questo scenderà in campo Elon Musk in qualità di capo del Dipartimento dell’efficienza USA. Da un’altra parte verrebbero eliminati i crediti d’imposta per l’energia pulita emanati dall’amministrazione Biden. E poi ci sono i dazi, confermati anche ieri nel suo discorso a Mar a Lago in Florida.
Dazi
I dazi saranno uno dei cavalli di battaglia di Donald Trump, una parola-strumento che ha usato in più occasioni per rimarcare che è l’America che comanda il mondo. In campagna elettorale il magnate aveva promesso tariffe generalizzate su tutti i beni importati dagli Stati Uniti dal 10% al 20%, e del 60% se le merci provengono dalla Cina. Poche settimane fa ha annunciato che dal suo insediamento alla Casa Bianca applicherà dazi del 25% sulle importazioni da Canada e Messico, nonché di un ulteriore 10% per tutte le merci cinesi che entrano nel territorio americano.
E nel mirino è finita anche l’Europa con la promessa di dazi senza fine se i Paesi membri non comprano gas americano. Di fronte a sé, il magnate si ritrova un’Europa meno coesa e più fragile che nel 2017: Francia e Germania, i due Paesi faro dell’Unione, sono di fatto senza governo; le pulsioni nazionaliste, sovraniste, xenofobe minano l’integrazione; reminiscenze autoritarie e autarchiche attecchiscono dai Paesi Nordici all’Italia, dall’Ungheria alla Slovacchia; dall’Olanda all’Austria; Francia, Germania e Spagna non ne sono immuni. E per evitare una guerra commerciale la presidente della Bce Lagarde ha scelto la via della diplomazia. Vedremo a conti fatti quanto frutterà
Quanto alla Cina sembra che già si sia piegata al volere di Trump. Il presidente cinese Xi Jinping si è congratulato con Donald Trump per la vittoria alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, invitando i due paesi ad “andare d’accordo“ ma Donald, si sa, non ama i convenevoli. Si è sempre dimostrato un nemico agguerrito di Pechino e tutto lascia pensare che tra le due potenze si tornerà sul campo di battaglia per assicurarsi l’egemonia in ogni settore economico e politico cruciale.
E Trump tiene d’occhio anche i Brics, il gruppo delle economie emergenti, che si stanno espandendo al punto da essere considerati un pericolo per il potere americano.
Politica estera
Ciò che ha colpito molto il mondo intero è stata la sicurezza con cui Trump ha detto di far cessare le guerre in Medio Oriente e in Ucraina. In particolare, nel conflitto che vede coinvolta la Russia, ha riferito di riuscire a far terminare le ostilità già dopo 24 ore l’insediamento alla Casa Bianca.
La missione non è delle più semplici, ma ha nominato Keith Kellogg, un generale in pensione ed ex funzionario della sua ultima amministrazione, per cercare di mediare un accordo tra Russia e Ucraina. Nell’intervista con Time Trump ha affermato di avere un “piano molto buono” per porre fine alla guerra, ma ha evitato di entrare nel dettaglio, sostenendo che farlo prematuramente ne avrebbe diminuito l’efficacia. Pur sottolineando la sua intenzione di raggiungere un accordo di pace, ha negato di voler abbandonare l’Ucraina al suo destino.
Riguardo il cessate il fuoco di Israele a Gaza, Trump sostiene che la situazione “è più complicata rispetto alla guerra tra Russia e Ucraina, ma anche più facile da risolvere“. Ha dichiarato di “scatenare l’inferno” se Hamas non libererà tutti gli ostaggi detenuti a seguito della carneficina del 7 ottobre di oltre 1.000 israeliani.
Immigrazione
Nella prima settimana del suo primo mandato (nel 2017) Trump utilizzò i suoi poteri per vietare l’ingresso di tutti i musulmani negli Stati Uniti. Una mossa che creò forti proteste internazionali e uno scontro tra il presidente e i burocrati del Dipartimento di Giustizia. Ora l’entourage di Trump ha già fatto sapere che non intende radunare immediatamente gli 11,7 milioni di immigrati privi di documenti (dati del Center of Migration Studies). Tuttavia, ci sarà un allontanamento iniziale di 1 milione di persone, con la priorità ai criminali violenti.
Via libera alle criptovalute
Da quando è emersa la notizia che Trump sarebbe tornato al potere le criptovalute hanno avuto giorni di gloria. dopo che il presidente eletto ha lasciato intendere di voler creare una riserva strategica di bitcoin negli Stati Uniti, simile alla riserva strategica di petrolio, alimentando l’entusiasmo dei sostenitori delle monete virtuali. Trump ha abbracciato le risorse digitali durante la sua campagna elettorale, promettendo di fare degli Stati Uniti la “capitale delle criptovalute del pianeta” e di accumulare una riserva nazionale di bitcoin. Non è chiaro come o quando ciò potrebbe accadere, ma questa possibilità ha innescato un’ondata speculativa nel mining di criptovalute e nel trading di azioni.
Clima
Ultimo, ma non per importanza: il clima. Donald Trump non ha partecipato alla Cop29 di Baku ed il motivo è chiaro. In campagna elettorale aveva detto che, se eletto, avrebbe portato di nuovo fuori gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima, come aveva fatto durante il suo primo mandato. Ma non solo. Ha minacciato di uscire del tutto dalla Convenzione quadro delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici, l’Unfccc, quella che organizza le Cop. In pratica quello che vuole Trump è “Drill, drill, drill”, ovvero trivellare a più non posso petrolio e gas: fonti fossili che da un lato danno agli Usa l’autosufficienza energetica e lo rendono pure paese esportatore, ma dall’altro aumentano l’effetto serra con tutte le conseguenze negative del caso.
Insomma la carne sul fuoco è veramente tanta. Le premesse sono di quelle che destano la massima attenzione, perché in ogni campo il 78enne newyorchese potrebbe incidere come pochi altri suoi predecessori. La campagna elettorale del resto è stata giocata tutta sui grandi annunci e le nomine nei posti chiave della vita economica, politica e sociale del Paese finora sono in linea con quanto sbandierato durante la corsa alle presidenziali.
Il desiderio di rivalsa che lo anima è veramente forte. Vedremo se il leader repubblicano sarà in grado di dare uno scossone non solo all’America, ma a tutto il mondo. E soprattutto se sarà positivo.