Continua il viaggio di eToro e Business24 alla scoperta dei BRICS che, adeso, guardano all’Africa. Il continente, infatti, allarga ancora i suoi orizzonti commerciali e punta alle alleanze internazionali. L’ultimo esempio è l’Uganda che dal primo gennaio di quest’anno è partner dei BRICS e rappresenta anche la prima nazione della Comunità dell’Africa orientale ad essere accettato. Quali potenzialità possono nascere da questa alleanza? A rispondere è Gabriel Debach, market analyst di eToro.
Dal 1 gennaio l’Uganda è tra i Paesi partner dei BRICS. Quali sono i vantaggi che potrà ottenere nell’immediato e sul medio periodo da questa alleanza?
«L’Uganda rappresenta il primo Paese della Comunità dell’Africa orientale (EAC) a essersi avvicinato ai BRICS: questa adesione segna un momento determinante per la strategia economica e diplomatica del Paese, che si sta inserendo in un contesto diplomatico ed economico caratterizzato da alcune delle economie emergenti più dinamiche del mondo, e offre diverse opportunità di sviluppo sia nel breve che nel medio termine. Innanzitutto, Kampala, la cui economia conta pesantemente sull’agricoltura e le risorse naturali, potrà beneficiare dell’accesso a mercati più vasti all’interno del blocco: materie prime come il caffè o il tè, ma anche minerali, che costituiscono una parte significativa delle esportazioni del Paese, potranno essere esportati verso mercati diversificati, ampliando così la base di clienti e potenzialmente migliorando i termini di scambio. Ciò potrebbe anche mitigare i rischi associati alla volatilità dei prezzi globali e alla dipendenza da pochi mercati di destinazione. In parallelo, l’Uganda potrà sbloccare forme di finanziamento alternative attraverso la New Development Bank istituita dai BRICS. Se, da un lato, le istituzioni finanziarie di stampo occidentale sono spesso percepite come meno flessibili e più condizionate da vincoli politici, eventuali fondi provenienti dalla NDB consentirebbero di accelerare al governo ugandese i propri investimenti in particolare nell’ambito delle infrastrutture (come strade o porti), ma anche nella trasformazione digitale e sviluppo energetico: tutte aree indispensabili per sostenere la crescita economica e migliorare la competitività sul mercato internazionale. Nel medio periodo, l’appartenenza ai BRICS consentirà all’Uganda di rafforzare la cooperazione con economie emergenti come Cina, India e Sudafrica, in settori fondamentali quali l’energia, la tecnologia e l’agroindustria. La possibilità di collaborare con partner esperti in innovazione tecnologica offre al Paese un accesso diretto a competenze e know-how che potrebbero accelerare la modernizzazione del settore agricolo, pilastro dell’economia ugandese. Parallelamente, si aprono opportunità per lo sviluppo di zone economiche speciali, la creazione di joint venture e l’attrazione di investimenti diretti esteri che potrebbero stimolare la crescita occupazionale e la diversificazione economica».
Con una crescita prevista per il 2024 del 5,6%, l’Uganda è uno dei Paesi con la più alta crescita economica dell’Africa. Quali sono le basi della sua economia?
«L’Uganda ha registrato una crescita economica significativa negli ultimi anni, che sta proseguendo anche di recente. Secondo Uganda Bureau of Statistics, nel terzo trimestre del 2024, il PIL è cresciuto del 6,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, accelerando ancora rispetto al 6,2% del trimestre precedente. Questo risultato riflette una ripresa diffusa e multisettoriale, con miglioramenti significativi in tutte le principali aree produttive. L’agricoltura resta senz’altro il pilastro fondamentale dell’economia del Paese, contribuendo per circa il 24% al Pil del Paese e coinvolgendo il 70% della popolazione attiva, di cui la quasi totalità è costituita da giovani. Anche la pesca contribuisce allo sviluppo del settore primario, che ha visto una crescita dell’8,7% nel terzo trimestre del 2024, sostenuta in particolare dalla forte performance delle colture da reddito, come il caffè e il tè, che hanno registrato un incremento del 13,3% rispetto al 7,6% del trimestre precedente. L’economia del Paese sta beneficiando anche dello sviluppo di settori come quello industriale e dei servizi, sostenuti da politiche di sviluppo mirate e da investimenti strategici. Il turismo, in particolare, beneficia della crescente attenzione internazionale verso le bellezze naturali dell’Uganda, e il governo sta investendo per rafforzare ulteriormente questo comparto».
Quali sono i progetti del governo ugandese per potenziare l’economia interna e migliorare l’export?
«L’Uganda è uno dei Paesi più dinamici e ricchi di giovani del continente africano, e si sta impegnando in diversi progetti che promuovono formazione, imprenditorialità e occupazione, basati su una cooperazione internazionale solida e su iniziative innovative che vedono la partecipazione di attori pubblici, privati e della società civile. Innanzitutto, nel 2013 è stato lanciato il programma “Uganda Vision 2040”, un piano trentennale volto a rafforzare l’economia interna e migliorare le esportazioni per trasformare il Paese in una nazione avanzata. Il piano si concentra sul rafforzamento delle infrastrutture in settori chiave come energia, trasporti, acqua, petrolio, gas e ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione), e sulla promozione dell’industrializzazione, del settore agroindustriale e dello sviluppo urbano. Un’attenzione particolare è rivolta alla valorizzazione delle esportazioni agricole, come il caffè, e allo sviluppo del settore petrolifero, con investimenti significativi nel progetto del gasdotto East African Crude Oil Pipeline (EACOP). Un ulteriore elemento distintivo delle strategie del governo è la promozione dell’imprenditorialità giovanile e femminile. La prima ministra Nabbanja ha evidenziato il ruolo degli hub di innovazione, che stanno contribuendo a migliorare le competenze pratiche dei giovani e a facilitare la nascita di piccole e medie imprese. Al contempo, gli otto parchi industriali esistenti, che il governo prevede di ampliare a 25, stanno potenziando la trasformazione agricola e sostenendo settori come la moda, il design e l’audiovisivo».
Considerando il rialzo del caffè e il quadro delle quotazioni del petrolio, quali potranno essere i contributi di queste due voci nel bilancio dello stato?
«Caffè e petrolio rappresentano due pilastri molto importanti per l’Uganda e offrono un contributo all’economia che, anche nei prossimi anni, continuerà a essere determinante. Il primo continua a essere una fonte significativa di entrate per il Paese, con una previsione di esportazioni per l’anno commerciale 2024/25 che potrebbe raggiungere i 6,58 milioni di sacchi, rispetto ai 6,52 milioni dell’anno precedente. Questo aumento è attribuibile all’espansione della produzione interna, sostenuta da politiche governative che promuovono l’adozione di pratiche agricole più efficienti e il miglioramento delle infrastrutture di esportazione. Tuttavia, per le aziende del settore si prevede un periodo non privo di sfide, soprattutto in relazione alla conformità con regolamenti come l’EU Deforestation Regulation (EUDR), che richiede una tracciabilità rigorosa per garantire che il caffè non provenga da aree deforestate. Il governo sta investendo nella registrazione degli agricoltori e nell’adozione di tecnologie per soddisfare questi requisiti, assicurando così la continuità delle esportazioni verso l’UE. Parallelamente, sono stati compiuti progressi significativi anche nello sviluppo delle risorse petrolifere ugandesi. Il governo ha infatti stanziato 124 miliardi di scellini ugandesi (circa 33,6 milioni di dollari) per la Uganda National Oil Company (UNOC) per finanziare la partecipazione statale nel progetto del gasdotto EACOP».
Una volta completato tale progetto, conclude Debach, si prevede che il petrolio diventi una delle principali fonti di reddito per lo Stato, contribuendo significativamente al bilancio nazionale e riducendo la dipendenza da altre risorse più tradizionali come l’agricoltura.
Ma l’alleanza tra Uganda e BRICS è stata anche al centro del report di Jovin Semakula, CEO di MDL, Società Benefit.
«Il 2025 si è aperto all’insegna di una nuova, importante alleanza per l’Uganda, che dal 1° gennaio è entrata ufficialmente tra i partner del gruppo BRICS. Si tratta del primo Paese della Comunità dell’Africa orientale (EAC) a essersi avvicinato al blocco, a riprova degli sforzi ugandesi per ampliare i propri orizzonti, rafforzando i legami con il resto del mondo e consolidando anche nuovi rapporti con le potenze che fanno parte del gruppo. Questo ingresso non rappresenta solo un cambio di paradigma per l’economia di Kampala, ma anche una possibilità concreta per gli imprenditori locali di contribuire a uno sviluppo più equo e sostenibile. Io stessa, cresciuta in Italia da quando avevo 10 anni, ma con nel cuore ancora il calore e la bellezza del mio Paese d’origine, ho cercato di dare il mio apporto, facendo conoscere le ricchezze e le potenzialità del territorio ugandese, supportando le comunità locali. MDL nasce per questo: creare un ponte tra l’Uganda e l’Italia, valorizzando il bacino di materie prime su cui il territorio ugandese può contare.»
«Siamo partiti, innanzitutto, dal caffè. Questa commodity – ricorda Semakula – è un pilastro dell’economia ugandese, ma il suo potenziale è limitato da un sistema ancora troppo ricco di intermediari, che penalizza chi sta realmente alla base della catena di valore. Il nostro proposito è quello di rivoluzionare la filiera sulla base di qualità, tracciabilità e sostenibilità: in questo modo cerchiamo di concretizzare le opportunità del Paese e, al tempo stesso, restituire centralità ai coltivatori e alle loro comunità. Il caffè, però, è solo l’inizio. L’Uganda è un Paese straordinariamente ricco e variegato, e in molti casi ancora sottovalutato. Accanto alle risorse più tradizionali come le coltivazioni di tè, cotone e cacao, ma anche tabacco e pesce, il Paese vanta giacimenti di petrolio e risorse meno conosciute ma con alto potenziale: tra queste, spiccano minerali preziosi di cruciale importanza per l’industria tecnologica globale, come oro, cobalto, grafite e vanadio. Questi materiali, essenziali per le energie rinnovabili e le tecnologie avanzate, posizionano l’Uganda come un attore chiave nel rispondere alla crescente domanda mondiale di soluzioni sostenibili, in particolare da parte di giganti economici come Cina e India, due membri di primo piano del blocco BRICS. L’integrazione dell’Uganda in questa alleanza è quindi un’opportunità per diversificare le esportazioni e valorizzare appieno le potenzialità del Paese, ma comporta anche una serie di sfide da non sottovalutare.
Aprirsi a nuovi mercati richiede, infatti, di adottare un approccio strategico che protegga e amplifichi gli interessi nazionali, evitando però di cadere in dinamiche di dipendenza economica da blocchi di potere esterni. Allo stesso tempo, per sviluppare infrastrutture e rafforzare la capacità dei produttori locali di competere su scala globale, è necessario puntare su investimenti mirati. In questo senso, l’Uganda offre un terreno estremamente fertile per uno sviluppo sostenibile del lungo termine. Non è solo una terra di biodiversità straordinaria e paesaggi mozzafiato: è anche un luogo di resilienza e creatività, dove le persone lavorano con passione per trasformare le sfide in opportunità. L’ingresso nei BRICS ci offre la possibilità di raccontare questa storia al mondo, ma anche di attirare investimenti e collaborazioni che ci aiutino a costruire un modello di sviluppo più giusto.
Il successo di questa integrazione dipenderà, quindi, conclude l’esperto, dalla capacità del Paese di navigare in modo strategico le dinamiche globali, mantenendo saldo il controllo sulle risorse e valorizzandole appieno per creare valore reale per le comunità.