Il 2025, l’anno che dovrebbe vedere il calo del carico fiscale sul ceto medio, arriva con una conferma: c’è una montagna di tasse non riscosse. Una “montagna” che tocca quota 1.275 miliardi di euro.
Questo anche se in parte si tratta di crediti inesigibili per l’Erario. Intanto però il recupero del non pagato procede bene, almeno per la parte che riguarda chi decide di rottamare le cartelle fiscali. Nel 2024 sono rientrati in cassa (senza more e multe) 4,6 miliardi di euro. Resta l’obiettivo del governo ribadito dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo: abbassare la pressione del fisco sul ceto medio alleggerendo l’aliquota Irpef, quella del 35%.
Secondo i dati forniti dall’Agenzia delle Entrate, nel 2024 lo Stato ha recuperato 32,79 miliardi di euro, un incremento rispetto ai 31 miliardi dell’anno precedente. Parte di questo successo è attribuibile alla cosiddetta rottamazione delle cartelle, che nei primi undici mesi del 2024 ha portato nelle casse statali 4,6 miliardi di euro. Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, nella sua relazione finale ha evidenziato come negli ultimi otto anni siano stati recuperati complessivamente 31,6 miliardi di euro grazie a questo strumento.
Nonostante il successo parziale, rimane una montagna di crediti inesigibili che rende necessario un approccio innovativo. «È stata istituita una commissione tecnica per analizzare il ‘magazzino della riscossione’ e proporre soluzioni per evitare l’ulteriore accumulo di crediti inesigibili», ha dichiarato il viceministro dell’Economia Maurizio Leo in un’intervista al Corriere della Sera.
Uno degli obiettivi dichiarati del governo è la riduzione dell’aliquota Irpef al 35% per il ceto medio. «Sul piano della riduzione della pressione fiscale, c’è ancora molto da fare, partendo dai redditi medi che necessitano di un’attenzione specifica. Lo faremo con scelte responsabili e sostenibili», ha aggiunto Leo nella stessa intervista.
Tuttavia, la copertura finanziaria rimane un nodo critico. La misura del concordato preventivo biennale, destinata agli autonomi, ha raccolto appena 1,7 miliardi di euro rispetto ai 2,5 miliardi previsti, evidenziando l’urgenza di reperire ulteriori risorse.
La Lega punta sulla riapertura della rottamazione delle cartelle come soluzione per incrementare il recupero delle somme. Questa proposta è stata già avanzata durante la manovra finanziaria ma ritirata per mancanza di consenso.
Nel frattempo, il calendario fiscale chiama in causa le partite Iva, che entro il 16 gennaio dovranno versare gli acconti Irpef, Ires e Irap. La misura, approvata su proposta della Lega, consente ai contribuenti con redditi fino a 170.000 euro di pagare in un’unica soluzione o in cinque rate mensili da gennaio a maggio 2025.
In parallelo, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha introdotto la possibilità di dilazionare il pagamento delle cartelle fiscali fino a sette anni (84 rate) con una semplice richiesta online, una novità che punta a rendere più sostenibile per i contribuenti il rispetto degli obblighi fiscali.
Con l’anno fiscale 2025 appena iniziato, il governo si trova di fronte a una sfida cruciale: da un lato, sostenere le famiglie e le imprese attraverso una riduzione della pressione fiscale; dall’altro, potenziare gli strumenti di riscossione per recuperare parte significativa dei crediti pendenti. La quinta edizione della rottamazione e altre misure innovative saranno decisive per capire se l’Italia riuscirà a ridurre il divario tra tasse dovute e riscosse, affrontando al contempo la questione della sostenibilità economica.