I numeri del Louvre sono da capogiro, è il museo più visitato al mondo e sarà rinnovato. L’annuncio è arrivato in pompa magna e con tutti i fasti del caso direttamente dal presidente francese Emmanuel Macron, che ha spiegato anche che ‘La Gioconda’, il celebre dipinto di Leonardo da Vinci, verrà spostata in una sala speciale con un ingresso indipendente.
Sarebbe proprio la Monnalisa ad essere più rischio a causa del progressivo deterioramento delle strutture della galleria, dovuto anche e soprattutto al sovraffollamento.
Louvre in numeri, cifre folli: 8 milioni di visitatori l’anno
Il museo si estende su 24 ettari, accoglie più di 8 milioni di visitatori all’anno (nel 2018 il museo ha registrato un’affluenza record con oltre 10,2 milioni).
Di media entrano al Louvre 30.000 visitatori al giorno, 313 giorni all’anno. Tra i visitatori, due su tre (68%) sono stranieri, di cui l’11% americani, il 6,4% italiani e il 5,7% tedeschi.
La quota di cinesi, indiani e sudamericani continua a crescere. Attualmente il biglietto d’ingresso costa 22 euro, ma è gratuito per i minori di 26 anni provenienti dall’Unione Europea, per i disoccupati e per gli insegnanti.
Nel 2023 la vendita dei biglietti ha rappresentato ancora 100 milioni di euro di fatturato.
Costi di gestione di 323 milioni l’anno
Il budget per mantenere l’edificio è di 323 milioni l’anno, finanziati al 60% con risorse proprie. Da più di due anni sulla sua scrivania all’Eliseo c’è un rapporto della presidente del, Laurence des Cars, sul futuro del museo e sui lavori necessari da realizzarvi.
Con i suoi 2.200 agenti, di cui 1.285 dedicati alla sorveglianza, il museo è un mondo. Lo Stato incassa ogni anno la sua quota attraverso il pagamento degli stipendi e il finanziamento delle spese di investimento, come i lavori.

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Ciò non fa certo piacere al Louvre, poiché tutte le istituzioni culturali pubbliche vedono il loro operato sostenuto, in tutto o in parte, dalle autorità pubbliche. Nel 2024, la sovvenzione versata al Louvre è stata pari a 100 milioni di euro.
Nel 2023 le risorse proprie del museo ammontano a 180 milioni, quasi due terzi del suo bilancio operativo. Un aspetto positivo del sovraffollamento è che il museo è una “macchina per fare soldi” rispetto ad altre istituzioni culturali. La sola emissione dei biglietti rappresenta quindi la metà di queste risorse proprie. Ma il Louvre ha diversificato le sue fonti di finanziamento.
Nel 2023 la sponsorizzazione ha fruttato 25,2 milioni di euro e lo sfruttamento del marchio 20,6 milioni.
Il museo beneficia anche di un’ingente somma di denaro, 165 milioni, versata dagli Emirati Arabi Uniti in cambio del Louvre Abu Dhabi.
Louvre: i conti che tornano, in crescita grazie a visitatori e soldi di Abu Dhabi
Nel 2018 il museo parigino ha potuto godere di ricavi straordinari, ottenuti dall’aumento costante del numero di visitatori, ma anche alla crescita delle entrate derivanti dalla filantropia e da mecenati e ai soldi (tanti) che arrivano nelle casse del museo dagli Emirati.
In controtendenza rispetto alle altre istituzioni parigine avviate verso la ripresa dopo il calo di presenze seguito agli attacchi terroristici, il Louvre registra una crescita costante.
Merito di un’azzeccata strategia di marketing e dell’ottima gestione manageriale di Jean-Luc Martinez (Parigi, 1964), archeologo e storico dell’arte, dal 2013 presidente e direttore del museo.
Già il bilancio 2017 fu chiuso a 320 milioni di euro con una crescita di 103 milioni rispetto all’anno precedente, l’annus horribilis per i monumenti francesi. Parte di questo trend positivo è stato attribuito ai biglietti d’ingresso che hanno permesso al museo di guadagnare 83 milioni, rispetto ai 63 del 2016.
I soldi di Abu Dhabi
In quel clima super positivo, si sono inseriti i tanti soldi arrivati dagli Emirati nelle casse del museo francese. Dopo l’accordo che fu siglato nel 2007 tra Francia e Abu Dhabi, che ha portato alla costituzione del Louvre Abu Dhabi, i benefici risultano essere ancora tantissimi.
Nel bilancio 2017, intanto, rientrava anche la seconda rata di 73,4 milioni per la licenza di utilizzo del marchio Louvre da parte del museo di Abu Dhabi, inaugurato l’11 novembre 2017.
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In base a tale accordo, il museo di Abu Dhabi può utilizzare il nome Louvre per 30 anni e 6 mesi. La Francia si impegna a fornire curatori, conservatori ed esperti in ambito museale e a formare il personale.
Infine, garantisce l’organizzazione di quattro mostre all’anno per 15 anni organizzate a rotazione dai musei francesi e la creazione di una collezione permanente che metta in condizione il museo negli Emirati di autogestirsi in meno di due decenni.
E mentre gli Emirati sfruttano per l’appeal internazionale generato dal marchio Louvre, a Parigi il museo gode per questa “âge d’or” che gli consente di avere tanto denaro in più da investire per accrescere la collezione e migliorare i servizi.
Storia e cifre del museo parigino più famoso al mondo
Nel 1988 il capo dello Stato francese, François Mitterrand, decise di trasformare il museo nazionale del Louvre di Parigi nel più grande museo del mondo: tra l’altro affidò all’architetto cinoamericano Ieoh Ming Pei la costruzione della Piramide in acciaio e cristallo nel cortile interno dei palazzi delle Tuileries che ospitano il museo.
I numeri gli hanno dato ragione: nel 2011 8,9 milioni di visitatori da tutto il mondo hanno speso 50 milioni di euro solo per i biglietti. Il fatturato del Louvre, ammonta a 94 milioni di euro (compreso il merchandising) cui vanno aggiunti altri 116 milioni versati dallo Stato.
In totale si tratta di una dotazione di 210 milioni di euro. 108 milioni di euro rappresentano il costo dei 2100 collaboratori del museo, 60 milioni di euro rappresentano gli investimenti per ampliare e impreziosire le collezioni presenti. Il Louvre rende alla Francia e a Parigi in particolare centinaia di milioni di euro.
Confronto con i musei più importanti del mondo
Gli è vicino il Metropolitan Museum of Art di New York, che nel 2011 con 5,7 milioni di visitatori ha incassato 226,2 milioni di dollari (174 milioni di euro).
Il Metropolitan ha anche registrato un surplus di 1,3 milioni di dollari. Gli incassi diretti (biglietti, abbonamenti, merchandising) sono ammontati a 83,9 milioni di dollari (64,5 milioni di euro, +6,5 milioni di dollari rispetto al 2010 pari a un +8.4%).
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Altro colosso museale è il British Museum di Londra. Il report ufficiale del museo, per il 2011 dichiara 5,9 milioni di visitatori ed entrate per 95,091 milioni di sterline pari a 117 milioni di euro.
Il museo britannico vanta un attivo patrimoniale di ben 583,094 milioni di sterline (717 milioni di euro). Nel Report del British Museum di Londra sono illustrati fin nel minimo dettaglio anche gli stipendi dei manager compresi gli accantonamenti pensionistici.
Identica situazione di trasparenza per il Museo Nacional del Prado di Madrid, che ogni anno pubblica e mette in Internet un Report assai esaustivo (di ben 348 pagine) con i dettagli sia delle attività del Museo, delle acquisizioni, degli eventi, che le cifre del conto economico: oltre 2,7 milioni di visitatori, un fatturato di 50 milioni di euro di cui oltre 18,6 milioni di euro dai soli biglietti d’ingresso.
E l’Italia?
Le notizie per qualsiasi museo italiano, dagli Uffizi di Firenze alla Pinacoteca di Brera a Milano, sono poche e confuse, come si suol dire.
Gli Uffizi di Firenze nel 2011 hanno realizzato il loro record storico con 1,766 milioni di visitatori incassando 8,639 milioni di euro dai soli biglietti (fonte Direzione Generale Ministero Beni e Attività Culturali).
Ma le informazioni su a quanto ammontano i costi del personale, il merchandising dell’ente o anche quant’è l’indotto per la città di Firenze, latitano, sono avvolte da un alone di mistero.
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Ad esempio nel sito ufficiale del polo museale fiorentino, www.uffizi.firenze.it, non esiste nulla in merito. Ci sono i siti dei musei ma non raccontano quanto costano e quanto rendono gli stessi.
Lo stesso vale per i Musei del Vaticano che con i loro 5 milioni di visitatori dovrebbero fatturare poco meno del British Museum di Londra e avere un patrimonio consolidato di certo non inferiore. Anche qui i dati ufficiali sono del tutto assenti.
Grazie al Ministero dei Beni Culturali si è a conoscenza di alcuni dati risalenti al 2011 per il Circuito archeologico Colosseo e Foro Romano che ha registrato 5,391 milioni di visitatori procurando un fatturato diretto di 36,285 milioni di euro.
Al secondo posto gli Scavi Vecchi e Nuovi di Pompei con 2,329 milioni di visitatori e 8,639 milioni di euro di fatturato prodotto dalla vendita dei biglietti.
Ancora sopra il milione di visitatori c’è la Galleria dell’Accademia di Firenze (1,252 milioni) con un incasso di 6,443 milioni di euro. Circa un milione di visitatori per il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, sempre a Roma, con 981.821 visitatori e un fatturato di 3,191 milioni di euro in biglietti venduti.
Il Museo delle Antichità Egizie di Torino, secondo al mondo dopo quello del Cairo in Egitto, accoglie “solo” 577.042 persone con un incasso di 1,715 milioni di euro. Incassa di più Caserta (Circuito museale Complesso Vanvitelliano Reggia di Caserta) con 2,193 milioni di euro a fronte di soli 571.368 visitatori.
L’asse Firenze-Roma-Pompei-Caserta occupa i primi 11 posti (con l’eccezione di Torino al settimo posto), Milano subentra al dodicesimo posto con il Cenacolo Vinciano (388.796 visitatori, 1,956 milioni di euro di fatturato). Nei primi trenta oltre Toscana (solo Firenze), Lazio (Roma e Tivoli) e Campania (Pompei, Caserta, Ercolano, Napoli, Paestum) ci sono Piemonte (Torino), Veneto (Venezia), Lombardia (Milano, Mantova, Sirmione), Venezia Giulia (Trieste) e Puglia (Castel del Monte ad Andria).
Nei primi trenta posti non c’è alcun sito siciliano (Valle dei Templi, Cappella Palatina di Palermo, Segesta e Selinunte, Villa Armerina), non c’è Reggio Calabria con i Bronzi di Riace. Il primo sito veneziano è al tredicesimo posto, quello napoletano al sedicesimo.
Louvre: ambizioso piano di ristrutturazione
Il presidente francese Emmanuel Macron il 28 gennaio ha annunciato un ambizioso e colossale programma di ristrutturazione del Museo a Parigi, chiamato dallo stesso premier “Nuovo Rinascimento”.
Fra le altre cose, il progetto include un nuovo ingresso e una nuova area interamente dedicata alla Gioconda. Il piano è considerato l’ultimo grande progetto di Macron da presidente, il cui mandato scadrà nel 2027 e dopo il quale non si potrà ricandidare.
L’annuncio di Macron è arrivato a una settimana dalla pubblicazione sul quotidiano Le Parisien di alcuni estratti presi da una lettera confidenziale che la direttrice del museo, Laurence des Cars, aveva inviato a metà gennaio alla ministra della Cultura Rachida Dati.
Nella lettera des Cars elencava una serie di gravi problemi strutturali e logistici del Louvre, e chiedeva un aiuto allo Stato per affrontarli. Macron ha comunque detto che sono mesi che lui e il suo staff lavorano al piano di ristrutturazione, in collaborazione con la direzione del museo.
Des Cars dirige il Louvre dal 2021 e nella sua lettera aveva scritto che da molti punti di vista le strutture del museo non raggiungono più uno standard sufficiente e molte sono compromesse. Il progetto descritto da Macron è in linea con quello che des Cars chiede di realizzare da almeno due anni. Al momento non prevede una chiusura totale del museo, ma delle chiusure parziali e temporanee nell’arco di diversi anni.
L’iniziativa che sarà probabilmente più commentata è quella che prevede di spostare la Gioconda dalla Salle des Etats, dove si trova ora, in una stanza più isolata, munita di un ingresso autonomo e a cui si potrà accedere con un biglietto separato.
La Gioconda spostata in una stanza apposita
Nella lettera des Cars aveva esplicitato un pensiero ampiamente condiviso, sia da storici dell’arte che dal pubblico, ossia che l’attuale «esposizione della Gioconda deve essere ripensata».
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È stimato che circa 20mila persone al giorno si mettano in fila nella sala per vedere da vicino il quadro di Leonardo da Vinci, creando sovraffollamento sia nella stanza che nella Grande Galerie, il corridoio dedicato alla pittura italiana in cui sono esposti alcuni dei quadri più celebri al mondo e che bisogna attraversare per arrivare alla sala della Gioconda.
Spostare la Gioconda in un luogo più isolato renderebbe più facile la gestione delle persone che la vogliono vedere e migliorerebbe la qualità della visita per coloro che invece vogliono vedere tutte le altre opere.
Allo stesso tempo alcuni sostengono che questa soluzione logistica, ormai ritenuta necessaria, renderà definitivamente la Gioconda non più un’opera d’arte, ma una sorta di feticcio, dato che sarà di fatto isolata dalle altre collezioni.
Interventi di ristrutturazione del museo
Macron ha annunciato anche la creazione di un nuovo grande ingresso e di una nuova sezione sotterranea, che cambieranno in modo sostanziale l’esperienza della visita al museo.
Uno dei problemi principali descritti da des Cars infatti era quello della gestione degli ingressi, che oggi avviene principalmente dalla piramide di vetro al centro del cortile (ci sono altri due ingressi più piccoli riservati ai gruppi e ad alcune categorie di visitatori).
Nella sua lettera aveva definito la piramide «strutturalmente obsoleta». Era stata costruita per accogliere 4 milioni di visitatori, un milione in più di quelli che visitavano il Louvre al tempo della sua progettazione (negli anni Ottanta), ma meno della metà di quelli di oggi.
Inoltre la struttura in vetro della piramide causa un notevole effetto serra nella sala sottostante, favorendo delle temperature che creano disagio sia ai dipendenti che ai visitatori.
Il nuovo ingresso annunciato da Macron verrà aperto nella parte est dell’edificio, che affaccia su Rue de l’Amiral de Coligny, una via che connette perpendicolarmente Rue de Rivoli alla Senna.
È un progetto di cui si parla da tempo e che è apprezzato dagli addetti ai lavori: partirà alla fine del 2025 con una gara d’appalto internazionale e dovrebbe essere inaugurato entro la fine del 2031. Secondo Le Monde potrebbe costare circa 300 milioni di euro.
Nella sua lettera des Cars aveva parlato anche dell’accoglienza del pubblico, definendo l’esperienza di visitare il Louvre «una prova fisica».
Aveva detto che «l’accesso alle opere richiede tempo e non è sempre facile», che non ci sono spazi dove i visitatori possono fare una pausa, e che i servizi igienici e di ristorazione sono «insufficienti e ben al di sotto degli standard internazionali».
Questi problemi sono noti e rendono ancora più estenuante una visita già di per sé complicata, data la grandezza del museo e il numero di cose da vedere.
Per risolvere questo problema Macron ha annunciato la creazione di una nuova area sotterranea in corrispondenza della Cour Carrée, uno dei cortili principali del Louvre: secondo il progetto in questa sezione ci saranno nuovi spazi espositivi, fra cui la nuova sala per la Gioconda, ma anche spazi di accoglienza al pubblico, aree dedicate al personale e spazi pedagogici.
Sono previsti inoltre dei grandi lavori di ristrutturazione per risolvere vari problemi strutturali di cui des Cars aveva parlato nella sua lettera e su cui i giornali francesi si sono molto concentrati negli ultimi giorni.
È noto che in diversi punti dell’edificio ci siano infiltrazioni d’acqua che portano alla chiusura ricorrente di alcuni spazi del museo, o alla rimozione temporanea delle opere.
Secondo quanto appreso da Le Monde, questo era accaduto anche la scorsa settimana nella Grande Galerie. Il quotidiano Libération ha scritto di aver visto delle foto che mostrano della muffa nelle sale dedicate all’arte egizia, ai dipinti francesi e nella parte medievale dell’edificio.
Anche il sistema di tubature è molto vecchio e nel novembre del 2023 proprio lo scoppio di un tubo portò all’allagamento di una delle sale della mostra di disegni del pittore rococò Claude Gillot, che venne chiusa dopo soli quattro giorni dalla sua inaugurazione.
Per la stessa ragione fu chiusa in quei giorni anche una parte della mostra «Napoli a Parigi», fatta in collaborazione con il Museo nazionale di Capodimonte, a Napoli.
Ci sono poi dei problemi legati all’isolamento termico dell’edificio e al mantenimento di una temperatura costante, condizione necessaria per una corretta conservazione delle opere.
Macron ha detto anche che il progetto terrà conto dei problemi sollevati dal personale del museo riguardo alle condizioni di lavoro: in alcuni uffici non c’è né il riscaldamento né l’aria condizionata, e la quantità di visitatori giornalieri rende il lavoro molto stressante, anche a causa di una continua diminuzione dei dipendenti a tempo pieno.
Christian Galani, membro dell’ufficio nazionale del sindacato CGT Cultura, di cui è rappresentante al Louvre, ha detto all’agenzia di stampa AFP che il museo ha ridotto il suo staff di oltre 200 posti negli ultimi dieci anni.
Galani ha aggiunto che a causa della mancanza di personale a volte è necessario chiudere alcune stanze che non possono essere controllate da nessuno, un problema che hanno anche altri musei.
I costi della ristrutturazione
Macron ha detto che questo progetto, che costerà diverse centinaia di milioni di euro, non verrà finanziato con nuovi fondi ma si baserà sulle sovvenzioni statali previste, sugli incassi del museo e su una serie di donazioni private: è un sistema che Macron ha già attuato per la ricostruzione della cattedrale di Notre-Dame, che dopo essere stata parzialmente distrutta da un incendio nel 2019 è stata ristrutturata e riaperta a dicembre del 2024.
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Al momento lo Stato francese è in esercizio provvisorio, e quindi non si può permettere spese aggiuntive a causa della mancata approvazione della legge di bilancio per il 2025 (uno dei motivi della crisi politica che sta andando avanti da mesi).
Secondo il ministero della Cultura, nel 2024 il Louvre ha ricevuto sovvenzioni statali per 96 milioni di euro: meno del 2023, quando furono 103 milioni, meno dei 111 milioni del 2022, ma molto probabilmente più di quelli che riceverà nel 2025 a causa dell’austera legge di bilancio.
Oltre alle sovvenzioni statali, secondo i dati più recenti nel 2023 il Louvre ha avuto entrate pari a 161 milioni di euro: provengono dalla vendita dei biglietti, dall’affitto dei suoi spazi per eventi privati e dalle licenze legate al suo marchio, che due anni fa hanno rappresentato circa la metà delle entrate (in questa categoria rientrano per esempio i diritti pagati dal Louvre di Abu Dhabi per avere questo nome).
Da gennaio del 2024 il prezzo del biglietto d’ingresso è aumentato da 17 a 22 euro, in linea con il costo di altri grandi musei come la Galleria degli Uffizi di Firenze, il cui biglietto intero costa 25 euro.
A partire dal 1° gennaio del 2026 inoltre Macron ha confermato che verrà ulteriormente alzato per i visitatori che vengono da paesi non membri dell’Unione Europea. Rimarrà invece gratuito per tutte le persone europee che hanno meno di 26 anni, come previsto dalla legge francese.
La Lombardia si candida per ospitare la Gioconda
Prima dell’annuncio di ristrutturazione del museo del Louvre da parte di Macron, all’allarme lanciato dalla stessa Galleria parigina, sullo stato di deterioramento, è arrivata l’offerta di soccorso al museo del Louvre di Parigi dall’assessore della Lombardia alla Cultura, Francesca Caruso che, dopo la lettera pubblicata sulla testata francese Le Parisien della presidente del Louvre, Laurence des Cars, ha detto: «Siamo pronti a ospitare la Gioconda».
Nella lettera, indirizzata alla ministra francese della Cultura, Rachida Dati, des Cars lamenta le condizioni in cui oggi versa innanzitutto l’ambiente in cui è ospitata l’opera: una stanza lontana dalle altre opera di Leonardo, senza cartelloni informativi.
I tantissimi turisti che si accalcano davanti alla Monna Lisa la osservano ma non sono messi in condizioni di saperne di più.
L’assessore regionale Caruso aveva detto di non voler entrare nel merito delle osservazioni del presidente del Louvre, ma lancia un segnale di apertura a Parigi: «In attesa delle decisioni del governo francese, riguardo a spostamenti o ristrutturazioni, noi in Lombardia siamo ben lieti di ospitare questa opera – in particolare, fa notare l’assessore – in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026».
L’idea del trasferimento avrebbe fatto gola all’Italia, anche per prendere una rivincita all’interno della diatriba “La Gioconda deve ritornare a casa”. Un’idea, che dopo gli annunci ufficiali e pomposi di Macron, rimarrà solo tale e un sogno ancora irrealizzabile avere la Monna Lisa di nuovo a casa.