Gabriel Debach, market analyst di eToro, approfondisce i paradossi emersi con il caso DeepSeek.
«L’arrivo di DeepSeek ha scosso i mercati, colpendo le big tech (ma non solo) americane ed europee. DeepSeek ha portato alla ribalta, inoltre, due paradossi fondamentali per l’AI: il paradosso di Jevons e il paradosso di Moravec – spiega l’analista. – Il paradosso di Jevons (1865): quando una tecnologia diventa più efficiente, invece di ridurne il consumo, ne moltiplica la domanda. L’esempio storico? Il carbone: le macchine a vapore più efficienti hanno moltiplicato il suo utilizzo, non ridotto. E lo stesso sta accadendo con l’AI. Il paradosso di Moravec: le capacità cognitive avanzate, come il ragionamento logico, richiedono poca potenza di calcolo rispetto alle abilità motorie e sensoriali. La vera sfida dell’AI non è il pensiero astratto, ma la robotica. Si veda Tesla».
Meno chip o più domanda? Il dilemma di Wall Street
DeepSeek sembra ottenere di più con meno risorse. Ma questo ha generato due letture opposte:
Efficienza = meno domanda: se l’AI diventa più efficiente, serviranno meno chip high-tech (come quelli Nvidia) e meno energia per alimentarli. Da qui il tonfo di titoli legati ai data center e alle utility.
Efficienza = esplosione della domanda: ed è qui che entra in gioco il paradosso di Jevons. Se l’AI diventa più accessibile, la useremo ovunque.
«Inizialmente i mercati hanno sposato la prima ipotesi. Poi, è arrivato Satya Nadella. Il CEO di Microsoft ha scritto su X il 27 gennaio: “Il paradosso di Jevons colpisce ancora! Man mano che l’IA diventa più efficiente e accessibile, il suo utilizzo esploderà, rendendola una risorsa indispensabile.” Lo stesso concetto è stato ribadito durante la trimestrale di Microsoft: più scendono i costi, più cresce la domanda – continua Debach. – La tecnologia tenta il recupero, sostenuta dalla trimestrale di ASML, che ha battuto le attese e mandato un segnale chiaro: la domanda di semiconduttori resta forte. Ma attenzione: più domanda non significa automaticamente successo. Chiedere a Nokia, che ha dominato il mercato dei cellulari tradizionali ma ha perso la partita sugli smartphone, travolta da un cambiamento che non ha saputo anticipare».