A gennaio l’inflazione italiana ha subìto un’accelerazione su base mensile e annuale. Secondo Istat i prezzi al consumo registrano un incremento dello 0,6% base mensile da un aumento dello 0,1% di dicembre e sale dell’1,5% su base annua da un incremento dell’1,3% del mese precedente.
L’accelerazione tendenziale è prevalentemente dovuta all’aumento dei prezzi dei beni energetici regolamentati che passano a un +28% circa dal 13%.
L’inflazione core, ovvero al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile all’1,8% mentre quella al netto dei soli beni energetici sale lievemente all’1,8% dall’1,7%.
L’inflazione acquisita per il 2025 è pari allo 0,9% per l’indice generale e allo 0,5% per la core.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo, che permette un paragone a livello europeo, ha registrato un calo dello 0,7% su base mensile e dell’1,7% su base annua, in accelerazione dal decremento dell’1,4% di dicembre.
«Pessima notizia! Iniziamo l’anno nel peggiore dei modi. Se il buongiorno si veda dal mattino andiamo male! Un rialzo dello 0,6% in un solo mese è a dir poco allarmante, soprattutto considerato che a fare da traino, oltre alle bollette, con la divisione Abitazione che sale del 2,4% su dicembre 2024, sono i Prodotti alimentari che decollano dell’1% a livello congiunturale – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. – Tradotto in soldoni, per mangiare e bere una coppia con 2 figli spenderà 210 euro in più su base annua, mentre complessivamente la stangata per l’inflazione a +1,5% è pari a 532 euro. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva annua totale è pari a 480 euro, ma 186 euro se ne vanno solo per cibo e bevande».
L’inflazione annuale nell’area euro è salita al 2,5% a gennaio dal 2,4% del mese precedente, in linea con le attese secondo una stima flash pubblicata da Eurostat oggi. Su base mensile i prezzi al consumo sono scesi dello 0,3%.
Escludendo l’energia, gli alimenti, l’alcol e il tabacco, il tasso di inflazione annuale si è attestato al 2,7%, invariato rispetto al mese precedente e superiore al 2,6% previsto. Mese su mese, i prezzi al consumo core sono scesi dell’1%.
«L’inflazione dell’Eurozona ha registrato un’accelerazione al 2,5% a gennaio dal 2,4% di dicembre, con un’inflazione di fondo superiore alle attese (2,7%) e un leggero calo dell’inflazione dei servizi – ha commentato Lale Akoner, Global Market Analyst di eToro. – Si rinnova, quindi, il dilemma della Bce, scissa tra crescita e inflazione. L’ultimo taglio di 25 punti base dei tassi di interesse ha fatto seguito ai recenti dati sul PIL dell’Eurozona che hanno rivelato una stagnazione nel quarto trimestre, determinata dal crollo del settore manifatturiero in Germania, dall’incertezza legata alle elezioni, dalla debolezza della domanda interna e dalle tensioni commerciali. Dato il persistere dei timori per la crescita, l’allentamento era prevedibile e ulteriori tagli dovrebbero essere alle porte, anche se a ritmi meno serrati. I dati di oggi sull’inflazione corroborano questa tesi. L’incertezza rimane alta, dato l’impatto poco chiaro del programma tariffario di Trump sulla regione. In prospettiva, riteniamo che gli investitori si concentreranno sempre più sul rischio di una nuova stagflazione nel 2025».