“Sentirsi bene con sé stessi”: questa è una delle principali motivazioni che spinge i consumatori a utilizzare i cosmetici. Mediamente se ne usano 8 al giorno per l’igiene e la cura di sé, per sentirsi più belli, per proteggere e prevenire possibili malattie. Ormai viviamo da tempo in un’era in cui il benessere e la bellezza esteriore la fanno da padrone e tutta l’industria del settore ne risente positivamente, con numeri in costante crescita.
In Europa il nostro Paese è il terzo sistema economico della cosmetica dopo Germania e Francia. I nostri prodotti di bellezza piacciano agli italiani ma anche nel mondo, confermando come anche questo nostro made in Italy rappresenti una vetrina importante, motivo di orgoglio da trapiantare all’estero. Vediamo perché con Benedetto Lavino, presidente di Cosmetica Italia, Associazione nazionale imprese cosmetiche.
Partiamo dal pricipio. Quanto spendono gli italiani in cosmetici e per la cura di sé?
«Negli ultimi anni, il settore della bellezza e della cura personale è continuato a crescere, confermando il forte interesse degli italiani per il comparto. Nel 2024, il mercato interno dei cosmetici ha raggiunto un valore di circa 13,4 miliardi di euro, con una crescita del 6,7% rispetto all’anno precedente. Questa crescita è stata sostenuta principalmente dai canali tradizionali e digitali, che hanno registrato un incremento del 6,8%, mentre i canali professionali, come centri estetici e saloni di bellezza, hanno segnato un aumento più contenuto del 4,9%. Un elemento chiave del mercato cosmetico è la sua anelasticità: gli italiani non rinunciano alla cura di sé, anche in periodi di incertezza economica. Questa tendenza si manifesta nell’evoluzione delle abitudini di acquisto, sempre più influenzate dall’ibridazione di prodotto e di canale. L’esperienza d’acquisto si arricchisce di nuovi modelli esperienziali nei punti vendita, dove la tecnologia gioca un ruolo cruciale. L’Intelligenza Artificiale sta trasformando il settore, migliorando il processo di scelta, acquisto e post-acquisto, guidando il consumatore verso soluzioni personalizzate. Allo stesso modo, l’uso della realtà aumentata e di strumenti digitali avanzati ha reso più fluida la strategia di multicanalità, in cui online e offline si rafforzano reciprocamente. Inoltre, il panorama distributivo sta cambiando con nuove contaminazioni tra canali: profumerie, farmacie e negozi monomarca adottano format innovativi che superano le tradizionali distinzioni di settore. Sebbene queste nuove dinamiche rendano più sfumati i confini tra i diversi punti vendita, le rilevazioni statistiche continuano a essere fondamentali per analizzare l’andamento del mercato nel tempo. Insomma, il settore cosmetico in Italia si conferma vivace e in continua evoluzione, trainato dall’innovazione tecnologica e dalla crescente attenzione dei consumatori verso il benessere e la bellezza».

Benedetto Lavino, presidente di Cosmetica Italia foto ufficio stampa
A quanto ammonta l’indotto dell’industria? E quanto incide sul Pil nazionale?
«Le proiezioni di chiusura del 2024 evidenziano un valore del fatturato delle imprese cosmetiche superiore ai 16,5 miliardi di euro (+9,2% rispetto al 2023) e una previsione per il 2025 di 17,7 miliardi di euro (+6,9% rispetto al 2024). L’indotto complessivo, considerando il valore del sistema economico del cosmetico, cioè la filiera allargata a monte e a valle dell’industria cosmetica, è prossimo a 39 miliardi di euro, pari a circa l’1,4% del Pil Italia. A livello globale, stiamo assistendo a un nuovo rincaro dei prezzi dell’energia, che si somma a un rallentamento del commercio internazionale. Tuttavia, le misure protezionistiche adottate dai principali mercati sembrano, almeno per ora, avere un impatto limitato sugli scambi commerciali. Le previsioni del Fondo Monetario Internazionale e dell’Istat indicano per l’Italia una crescita del PIL dello 0,5% nel 2024 e dello 0,8% nel 2025. Si tratta di dati che riflettono un quadro ancora incerto, soprattutto per il settore manifatturiero, che sta vivendo un andamento piuttosto altalenante. Se l’aumento dei costi energetici dovesse protrarsi nel tempo, il rischio principale sarebbe un aggravio significativo delle spese per elettricità, gas e petrolio, con ripercussioni dirette sulle imprese italiane ed europee»
Dal punto di vista aziendale come siamo messi in Italia e quanti posti di lavoro crea il settore?
«La ricaduta occupazionale legata al sistema della cosmetica in Italia è significativa. Si tratta di un vero e proprio effetto moltiplicatore che comporta 6,3 posti di lavoro aggiuntivi nella filiera allargata per ogni addetto dell’industria cosmetica. Inoltre, le aziende dedicano a salari e contributi 6,4 miliardi di euro, dando lavoro a circa 155.000 addetti nella catena che va dalla produzione alla distribuzione. Il numero dei lavoratori sale a 390.000 includendo i canali professionali di estetica e acconciatura. Nel secondo semestre del 2024 ha valori dell’occupazione in aumento rispetto al semestre precedente (45% degli operatori ne dichiara l’aumento contro il 31% delle dichiarazioni espresse nel primo semestre 2024)».
La cosmesi italiana piace nel mondo? Come va il nostro export e quali sono i nostri punti di forza?
«L’Italia, in Europa e nel mondo, si distingue e viene unanimemente apprezzata per innovazione, elevati standard qualitativi, flessibilità, artigianalità, creatività e tradizione. Il territorio nazionale è dunque fortemente orientato alle esportazioni, con una qualità del prodotto riconosciuta a livello internazionale: nell’arco di vent’anni, il peso dell’export di cosmetici Made in Italy sul totale del fatturato dell’industria cosmetica in Italia è raddoppiato, passando dal 23% del 2003 al 48% di fine 2024. Inoltre, nello stesso periodo, se consideriamo il solo valore assoluto, le esportazioni di cosmetici Made in Italy sono quadruplicate passando da 1,8 a quasi 8 miliardi di euro».
I Paesi che fanno da traino quali sono?
«Entrando nel dettaglio dei singoli Paesi, i nostri più fedeli partner che rinnovano l’attenzione verso il cosmetico Made in Italy sono Stati Uniti (+31,8%), Francia (+12,6%) e Germania (+32,2%) che da sole, concentrano oltre 2,3 miliardi di export cosmetico, ben un terzo del valore totale delle esportazioni dell’industria cosmetica italiana. Gli Stati Uniti non sono tuttavia l’unica destinazione extra-europea ad avere una crescita a doppia cifra, anche Regno Unito (+19,8%), Emirati Arabi Uniti (+12,9%) e Hong Kong (+11,2%). Ogni area geografica evidenzia specificità di categorie che confermano la virtuosità delle esportazioni dell’industria cosmetica in Italia: Nord America e Asia apprezzano soprattutto la skincare Made in Italy; il Medio Oriente e il Nord Africa sono particolarmente orientati alle fragranze nostrane; l’America Latina, infine, si concentra maggiormente sui prodotti italiani per la cura capelli».
Intelligenza artificiale e sostenibilità: come questi due elementi, di cui tanto si parla, impattano sul comparto?
«L’IA è know-how strumentale, mentre la sostenibilità è un approccio di processo alla produttività dell’impresa. Oltre metà degli operatori in ambito cosmetico ha dichiarato, nel corso del 2024, il ruolo importante che rivestirà l’intelligenza artificiale nello sviluppo del proprio business nei prossimi due anni: ad esempio, quasi il 30% delle imprese sta già adottando strumenti di IA di supporto alle attività di comunicazione. Segue poi l’analisi predittiva e la logistica (dichiarate da circa un operatore su cinque), entrambe cruciali della pianificazione strategica dettata dalle instabilità geopolitiche e di supply chain degli ultimi anni. L’impegno per la sostenibilità caratterizza il settore cosmetico nazionale. Un viaggio che parte da lontano e che guarda al futuro per il benessere dei singoli individui e del pianeta. Una sfida che, oggi più che mai, partendo dalle importanti novità del panorama normativo europeo, riguarda tutti i contesti produttivi, infatti, la cosmetica è tra le industrie che offrono maggiori opportunità competitive in questa chiave. Cosmetica Italia è da tempo impegnata e coinvolta in numerose iniziative per garantire lo sviluppo sostenibile e la responsabilità sociale del comparto, con l’obiettivo di incrementare il livello di reputazione dell’industria cosmetica italiana e contribuire alla diffusione della cultura della sostenibilità tra le imprese. Per rafforzare l’impegno dell’Associazione su questo tema, Cosmetica Italia ha realizzato, in collaborazione con Ergo – spin off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il primo Osservatorio sulla sostenibilità del settore cosmetico, uno strumento dalla duplice valenza: rendicontare le performance ambientali, sociali, economiche del comparto e comunicare le buone pratiche settoriali già sviluppate in questi anni. Le imprese cosmetiche, dalle multinazionali alle PMI, sono sempre più impegnate a misurare gli impatti di prodotti e produzioni, a cercare soluzioni per cosmetici più sostenibili in riferimento a materie prime, packaging, formulazioni, e a comunicare le proprie strategie di sostenibilità a consumatori e stakeholder».
In generale come sarà la cosmetica del futuro secondo lei?
«Le prospettive future per il settore cosmetico italiano si delineano come estremamente promettenti, grazie a un’evoluzione che coniuga innovazione, sostenibilità e competitività globale. L’adozione di nuove tecnologie sta trasformando profondamente il comparto, rendendo i processi produttivi più efficienti e personalizzati, migliorando l’esperienza del consumatore e rafforzando la presenza delle aziende italiane sui mercati internazionali. Parallelamente, l’integrazione dei principi dell’economia circolare sta diventando un pilastro fondamentale per il settore, con un crescente impegno nella riduzione dell’impatto ambientale, nel riutilizzo delle risorse e nell’adozione di materiali sostenibili per il packaging e la produzione. L’attenzione verso la sostenibilità non è solo una risposta alle normative sempre più stringenti, ma rappresenta un vero e proprio valore aggiunto che distingue il Made in Italy nel mondo. Grazie a questa visione orientata al futuro, il settore cosmetico italiano potrà rafforzare ulteriormente la propria posizione di leadership internazionale, consolidandosi come uno degli asset più strategici del Made in Italy. La qualità, la ricerca e l’innovazione che caratterizzano l’intera filiera sono elementi distintivi che contribuiscono non solo alla crescita economica del Paese, ma anche al benessere delle persone, offrendo prodotti sempre più efficaci, sicuri e sostenibili».
Siamo pronti ad affrontare queste sfide con determinazione e una visione strategica a lungo termine, conclude il presidente, consapevoli che l’eccellenza della nostra industria cosmetica rappresenta un patrimonio inestimabile, capace di generare valore e di proiettare l’Italia verso nuovi traguardi nel panorama globale.