Sarà ancora Grosse Koalition in Germania ma questa volta con una maggiore (presumibile) stabilità dal momento che ad essere coinvolte saranno due forse e non più tre, come nel precedente governo. La Cdu si è aggiudicato 208 seggi, la Spd 120. Il saldo sarebbe quindi di 328 deputati su una maggioranza di 316 seggi (630 sono il totale) al Bundestag.
Gli schieramenti
A governare sarà quindi, con ogni probabilità, l’unione Cdu-Csu guidata da Friedrich Merz che con il dato ufficiale del 28,6% dei voti reso noto dalla Bundeswahlleiterin, la commissione federale elettorale tedesca, si è aggiudicata l’ultima tornata elettorale. Al secondo posto, con un risultato che, per quanto eclatante, le ha permesso di entrare in parlamento ma non nell’esecutivo, l’ultradestra dell’Afd che ha conquistato il 20,8% delle preferenze avanzando del +10,4% rispetto al voto del 2021. Un risultato che sembra essere nato soprattutto a discapito del partito dell’ex premier Olaf Scholz che ha perso ben 9,3 punti.
L’ex locomotiva d’Europa
Un punto di vantaggio se si pensa che Berlino, in passato considerata la locomotiva d’Europa, deve combattere, ormai da tempo con una crisi economica che ha reso la Germania, paradossalmente, l’anello debole del Vecchio Continente. Una debolezza che si è evidenziata anche a livello sociale con un modello industriale ampiamente in crisi all’interno di un panorama mondiale in perenne mutamento e che deve gestire la concorrenza internazionale della Cina e dei finanziamenti statali di Pechino alle proprie aziende. A questo si aggiungono le conseguenze di una pressione inflattiva che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie mentre la disoccupazione, malattia che in passato non riguardava il sistema produttivo teutonico, ha registrato una prima ripresa da 10 anni. Numeri alla mano, a gennaio di quest’anno si è registrato il 6,2% di disoccupati dopo il 6,1% del mese precedente.
In crisi è anche il PIL con un calo dello 0,2% l’anno scorso e che segue lo 0,3% del 2023 mentre le prospettive per quest’anno non sembrano essere migliori. Non è da escludere, infatti, una terza contrazione dettata dal pericolo dazi sul settore auto, uno dei pilastri storici dell’economia teutonica.
La questione economica
Quest’ultima voce poteva storicamente sfruttare l’arrivo dell’energia dalla Russia (nel 2021 le importazioni di gas naturale russo ricoprivano il 57% di quella utilizzata), i cui prezzi sono però aumentati con lo scoppio della guerra in Ucraina, e l’export verso Mosca, messo anch’esso in crisi per la stessa ragione.
Come se ciò non bastasse, sullo sfondo c’è anche la riconversione degli stabilimenti di produzione e delle professionalità acquisite verso il nuovo orizzonte dei veicoli elettrici. Le direttive europee lasciano pochi margini per agire sul fronte delle tempistiche mentre anche in questo caso la concorrenza cinese è il fattore maggiormente debilitante. Non ultima la questione demografica con l’invecchiamento della popolazione e la mancanza di manodopera specializzata.
Le intenzioni del nuovo cancelliere
Friedrich Merz, vincitore di queste ultime elezioni e prossimo cancelliere, ai vertici del partito, ha deciso di portarlo su posizioni più nette soprattutto sull’immigrazione. Ma il suo programma elettorale punta anche al rilancio economico della locomotiva industriale e al ripristino del ruolo della Germania come leader europeo. Sua l’intenzione di aumentare al 2% del Pil le spese per la Difesa ma anche di re-introdurre la leva obbligatoria sebbene abbia confermato la volontà di non inviare truppe tedesche su territorio ucraino. Più complesso, invece, il compito di risanare l’economia, piano che parte dallo sfruttamento dell’energia nucleare per riuscire a bypassare i costi di quella russa che, in passato, era stata il trampolino per l’intero settore automobilistico. Inoltre il prossimo cancelliere si è detto contrario all’emissione di nuovo debito ed anche al progetto Ue di bloccare la vendita di auto a combustione dal 2035.