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Finanza

La corsa senza fine delle Big Tech è arrivata al capolinea?

Rossana Prezioso
3 Marzo 2025
La corsa senza fine delle Big Tech è arrivata al capolinea?
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Un cambio di rotta oppure un semplice, fisiologico rallentamento?

Erano considerate il punto di svolta dei mercati, un vero e proprio motore di crescita per l’economia mondiale. Eppure la corsa senza fine delle Big Tech sembra avere il fiato corto. Un cambio di rotta oppure un semplice, fisiologico rallentamento? L’analisi di Gabriel Debach, market analyst di eToro.

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La nuova narrativa rialzista di Wall Street per anni si è basata sulla forza di pochi ma grandissimi nomi del settore hi-tech. Chi sono e come hanno cambiato le nostre abitudini di vita? 

«Stiamo parlando di quella manciata di titoli a stelle e strisce ribattezzata sotto il nome collettivo di Magnifiche 7: sono Meta, Nvidia, Amazon, Apple, Microsoft, Alphabet e Tesla, le aziende che negli ultimi anni sono state le protagoniste indiscusse della crescita di Wall Street. Tutte queste società sono ben note perché hanno influenzato e modificato profondamente le nostre abitudini di vita, dalla gestione del tempo libero al modo in cui lavoriamo e comunichiamo. Meta, ad esempio, ha rivoluzionato il modo in cui interagiamo con le “community” attraverso i social media, mentre Apple ha reso i dispositivi mobili sempre più accessibili, integrati (e necessari) alla nostra vita quotidiana. Nvidia ha guidato lo sviluppo dell’intelligenza artificiale con chip sempre più avanzati, mentre Amazon ha rivoluzionato le modalità con cui facciamo acquisti, rendendo il commercio online la nuova norma. Microsoft e Alphabet dominano invece il mercato dei servizi cloud, offrendo soluzioni innovative soprattutto per il mondo del lavoro e della comunicazione. Infine, Tesla ha spinto l’industria automobilistica verso tecnologie sostenibili, promuovendo l’adozione di veicoli elettrici e soluzioni energetiche rinnovabili».

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Cosa ha permesso la crescita smisurata di queste aziende? Quale impatto hanno avuto sulla Borsa americana e sull’economia mondiale?

«La chiave dietro il successo di queste aziende risiede nella combinazione di strategie e di un approccio che si è finora rivelato vincente: innanzitutto, il focus su un’innovazione continua e sullo sviluppo di tecnologie sempre più avanzate. Ciò è reso possibile dagli investimenti massicci di queste aziende in ricerca e sviluppo, soprattutto nell’ambito dell’intelligenza artificiale, del cloud e dei servizi digitali, che hanno consentito alle Magnifiche 7 non solo di anticipare, ma anche di dettare i ritmi stessi del progresso. Accanto a questo, si tratta di aziende che hanno saputo adattarsi alle nuove soluzioni tecnologiche mantenendo, al tempo stesso, una spinta aggressiva all’espansione del loro business su scala globale, grazie alla capacità di scalare rapidamente grazie all’adozione di massa delle tecnologie digitali e al posizionamento in mercati strategici. I numeri stessi riflettono l’impatto di queste società sull’economia internazionale: alla chiusura del 26 febbraio 2025, la capitalizzazione complessiva delle Magnifiche 7 ammontava a 16.827 miliardi di dollari, un valore pari a 6,7 volte il PIL italiano (2023) e a 19 volte la capitalizzazione della Borsa Italiana, che a fine 2024 si fermava a 811 miliardi di euro. Con un peso così, è impossibile ignorarle, e il loro impatto ha sollevato anzi non pochi interrogativi: se da una parte il mercato ha beneficiato di una crescita esponenziale, dall’altra la dipendenza da questi giganti comporta una serie di rischi sistemici da non sottovalutare».

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Il 2025 ha segnato un’inversione di tendenza con un rosso che per alcune è stato (ed è tuttora) particolarmente pesante. Quali sono le aziende che stanno risentendo maggiormente di queste pressioni e perché? Qual è il peso della concorrenza cinese?

«Pur parlando di numeri così imponenti, è evidente che qualcosa sta cambiando per queste realtà. Da inizio anno, il VOO, che è il maggior ETF sull’S&P 500 per asset in gestione, ha registrato una crescita dell’1,47%, mentre le Magnifiche 7 hanno perso -5,02%. Naturalmente, questo dato non è stato ignorato dal mercato: se il VOO scambia in positivo, è stato grazie al resto dell’indice, che ha compensato il peso negativo delle big tech. Senza di loro, anzi, l’ETF avrebbe guadagnato di più: il contributo delle Magnifiche 7 ha sottratto -172 punti base, mentre il resto del listino ha spinto l’indice con +319 punti base. A risentire maggiormente di questa inversione di tendenza è Tesla, con un crollo degli utili del -71% su base annua e una performance azionaria in caduta libera (-28%). Questi risultati sono dovuti principalmente al calo dei ricavi nell’automotive, nonostante la crescita della divisione energia, e alla strategia di taglio dei prezzi per sostenere la domanda, che ha eroso i margini di profitto. Malgrado i tentativi di Musk di rassicurare gli investitori preparandoli a un 2025 “da record” e all’arrivo di robotaxi completamente autonomi entro l’anno, il mercato è rimasto scettico. Le pressioni si fanno sentire anche per Nvidia, che, nonostante una crescita del fatturato del 78%, trainata dalla domanda di chip AI, deve fronteggiare una crescente competizione nel settore dei chip AI, ed è in questo campo, soprattutto, che la concorrenza della Cina inizia a farsi sentire. Di recente, infatti, DeepSeek, la startup cinese che ha fatto tremare mercati e colossi dell’AI generativa come ChatGPT, ha annunciato nuovi chip AI a basso costo, andando a instillare i primi timori di erosione del vantaggio competitivo di Nvidia ad aumentare la pressione sui margini di profitto. In questo contesto si distingue Meta, l’unica eccezione in un trend negativo, che registra una performance positiva (+15%) dimostrando che, in alcuni settori, la capacità di adattarsi e innovare può fornire un appiglio importante anche in acque turbolente».

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Quali sono i motivi che si nascondono dietro a questa disfatta? Si tratta di uno stop momentaneo oppure è un trend destinato a durare?

«La lezione che possiamo imparare è che il mercato sta lanciando un messaggio chiaro, o meglio, un avvertimento: il dominio assoluto delle Magnifiche 7 non è più scontato e la crescita, da sola, non basta più. Se fino a poco tempo fa la velocità di sviluppo e l’innovazione costante sembravano garantire la supremazia di questi colossi, oggi i segnali indicano una serie di pressioni che stanno erodendo quel vantaggio. Da un lato, il rallentamento degli utili – con casi emblematici come quello di Tesla, che ha visto i suoi profitti precipitare a causa di una strategia di taglio prezzi che, pur stimolando la domanda, ha sacrificato i margini – e l’ingresso aggressivo di concorrenti, in particolare dal mercato cinese, stanno facendo sentire i loro effetti. D’altra parte, nonostante i segnali di raffreddamento, gli investitori retail, almeno in Italia, continuano a mostrare ottimismo: secondo l’ultimo Retail Investor Beat di eToro, infatti, quasi la metà (47%) si aspetta che le Magnifiche 7 possano continuare a sovraperformare il mercato, mentre solo una quota limitata (7%) prevede un’inversione netta. Il 38% degli intervistati, infine crede che le società si muoveranno in linea con l’indice». 

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Quali sono le previsioni per il settore tecnologico nell’immediato? Quali nel lungo periodo?

«Riteniamo che per il futuro del comparto tech si delineerà un contesto decisamente più complesso rispetto agli ultimi anni: il settore continuerà senz’altro a vedere uno sviluppo importante e sempre più veloce e pervasivo, ma l’ultima stagione delle trimestrali ha dato risposte contrastanti che invitano a riflettere più da vicino. Il fatturato aggregato del gruppo è cresciuto del +13% su base annua – un dato positivo seppur inferiore rispetto al 15% del trimestre precedente – mentre la crescita degli utili ha subito un forte rallentamento, scendendo dal 31,4% a un 14,4%; un risultato dovuto principalmente al crollo dei profitti di Tesla e alla saturazione dei mercati, che sta costringendo le aziende a rivedere le loro strategie di crescita. Questo rallentamento suggerisce che il prossimo periodo sarà caratterizzato da una fase di stabilizzazione e di riconsiderazione delle strategie, anche considerando che la concorrenza crescente a livello internazionale e le pressioni economiche richiedono una maggiore attenzione alla gestione dei costi e alla qualità degli investimenti. Nel lungo periodo, il settore tecnologico rimarrà indubbiamente un pilastro dell’economia globale, ma la crescita del comparto potrebbe diventare più moderata, con un’attenzione maggiore alla qualità degli investimenti, alla sostenibilità e alla capacità di gestire efficacemente i costi. La necessità di rivedere le strategie di pricing e di consolidare i margini, unita alla crescente pressione da parte di player emergenti, soprattutto cinesi, potrebbe portare a un nuovo equilibrio».

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Un mercato meno concentrato ma più resiliente, dove la leadership- conclude Debach, non si basa più esclusivamente sulla crescita esponenziale, ma su una capacità di innovazione e adattamento continua.

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