Siamo conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo per le eccellenze del nostro made in Italy che spaziano dal cibo alla moda. La filiera agroalimentare italiana rappresenta per esempio uno dei pilastri della competitività del made in Italy nel mondo, grazie alle sue eccellenze enogastronomiche, alla qualità delle produzioni e alla tradizione storica radicata nei territori. L’apprezzamento estero per la produzione italiana è testimoniato dalla continua crescita delle esportazioni negli ultimi anni. Tuttavia un grande inganno muove a livello globale un giro d’affari illecito che continua ad aumentare anno su anno. È la contraffazione del marchio Made in Italy, una piaga che colpisce duramente il tessuto socioeconomico del nostro Paese.
Cos’è la contraffazione del marchio
Contraffare significa imitare, riprodurre, falsificare qualcosa cioè cercare di spacciarlo per ciò che si imita, riproduce, falsifica. L’attività di contraffare nell’ambito della proprietà intellettuale si inserisce nel più ampio concetto di confondibilità. La contraffazione del marchio o di un segno distintivo mira ad ingannare il pubblico circa la sua provenienza.
Cosa si rischia
L’articolo 473 del codice penale, norma di riferimento per la disciplina del reato di contraffazione, non punisce solo l’attività del contraffare bensì anche a quella dell’uso dei marchi o segni distintivi contraffatti. Al primo comma stabilisce che “chiunque, potendo conoscere dell’esistenza del titolo di proprietà industriale, contraffà o altera marchi o segni distintivi, nazionali o esteri, di prodotti industriali, ovvero chiunque, senza essere concorso nella contraffazione o alterazione, fa uso di tali marchi o segni contraffatti o alterati, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 2.500 a euro 25.000”.
Tale condotta è punita non soltanto nel momento in cui è posta in essere ma anche quando è già stata compiuta. L’articolo successivo al 473 infatti punisce con la reclusione da uno a quattro anni e con la multa da 3500 a 35000 euro “chiunque introduce nel territorio dello Stato, al fine di trarne profitto, prodotti industriali con marchi o altri segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati”.
I numeri del mercato del falso in Italia e nel mondo
Capi di abbigliamento e calzature, cosmetici e giocattoli sono tra i beni di consumo più soggetti a contraffazione. I prodotti falsi, secondo un’indagine realizzata dall’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (EUIPO), provocano la perdita annuale di 16 milioni di euro in Europa, in termini di mancate vendite per chi produce e fabbrica prodotti autentici, e di 200.000 posti di lavoro.
La situazione coinvolge anche l’Italia che è uno dei paesi più colpiti dalla contraffazione nel settore dell’abbigliamento e delle calzature con 1,7 miliardi di euro di perdite e 19.000 posti di lavoro in meno ogni anno. Secondo un rapporto dell’OCSE l’Italia è tra i paesi più colpiti dalla contraffazione a livello globale, con un impatto economico stimato che rappresenta circa il 2,2% delle vendite totali nei settori tessile, abbigliamento, calzature, cosmetici e giocattoli. Questo scenario è aggravato dal danno reputazionale che subiscono le imprese italiane. La diffusione di prodotti falsi mina quindi la fiducia dei consumatori e la percezione globale del brand, compromettendo la competitività delle aziende italiane sui mercati internazionali.
Il “doppio danno” della contraffazione al Made in Italy ed il ruolo delle PMI
I prodotti italiani vengono copiati e venduti illegalmente in tutto il mondo, mentre il mercato interno è inondato di merci contraffatte dall’estero, minacciando l’economia nazionale. Questo doppio danno non è solo economico, ma anche sociale e ambientale. Economicamente, le imprese legittime subiscono perdite dirette, la riduzione dell’occupazione e danni significativi al gettito fiscale. Socialmente, la contraffazione alimenta il lavoro nero e sfruttamento, mentre a livello ambientale, la produzione di merci contraffatte spesso non rispetta gli standard imposti dalla legge, causando impatti negativi sull’ecosistema. Le PMI sono particolarmente vulnerabili alla contraffazione a causa della mancanza di risorse per proteggere i loro diritti di proprietà intellettuale. Secondo un rapporto di EUIPO ed Ocse il 40% delle PMI non effettua monitoraggi sistematici sulle violazioni della propria proprietà intellettuale. Questo deficit di vigilanza rende difficile bloccare tempestivamente le attività dei contraffattori.
Le azioni di contrasto alla contraffazione
Nel periodo 2018-2022 sono state condotte 152.397 operazioni di contrasto alla contraffazione. Di queste, 30.403 sono sfociate in sanzioni penali (20%) e 121.994 in sanzioni amministrative (80%), con il sequestro di merci contraffatte per un valore stimato di oltre 3,375 miliardi di euro. Questo dato secondo le stime del Ministero dell’Interno (2023) mostra chiaramente la gravità del fenomeno e la sua diffusione capillare. La maggior parte degli interventi (95%) è stata effettuata durante la fase di commercializzazione.
I prodotti alimentari più ricercati (e imitati) dagli stranieri
L’olio extravergine d’oliva si conferma leader indiscusso tra i prodotti della Dieta Mediterranea, seguito da frutta e verdura, pesce, pasta e vino rosso. Negli ultimi dieci anni le esportazioni di questi prodotti hanno registrato aumenti impressionanti, da record se si considera che le preferenze sono aumentate del +193% per la pasta e del +67% per l’olio d’oliva, secondo l’analisi di Coldiretti basata su dati Istat. Sono questi gli alimenti più amati ma anche più imitati dagli stranieri. Gli Stati Uniti sono tra i principali mercati per il cibo contraffatto.
Come riconoscere il cibo contraffatto e i falsi “Made in Italy”
Per riconoscere un cibo contraffatto il primo consiglio utile è quello di controllare sempre attentamente l’etichetta del prodotto. I prodotti autentici italiani avranno chiaramente indicato il marchio di denominazione d’origine protetta (DOP) o indicazione geografica protetta (IGP). Questi marchi sono garantiti dall’Unione Europea e attestano che l’alimento in questione è stato prodotto, trasformato e preparato in un’area geografica specifica secondo metodi tradizionali.
Un altro indicatore importante è l’origine degli ingredienti. I prodotti veri Made in Italy utilizzeranno ingredienti provenienti dall’Italia o dalla regione specificata per quel prodotto. Ad esempio, il vero Parmigiano Reggiano sarà fatto con latte proveniente da mucche allevate in specifiche aree dell’Emilia-Romagna.
Inoltre, se il prezzo sembra troppo basso rispetto alla qualità dichiarata, potrebbe essere un segnale di allarme. I prodotti autentici Made in Italy, soprattutto quelli DOP e IGP, hanno costi più alti dovuti alle normative rigide e ai processi di produzione controllati.
Infine, informarsi sul mercato e sui produttori può aiutare a identificare le imitazioni. I produttori italiani spesso sottopongono i loro prodotti a rigorosi controlli di qualità e possiedono certificazioni che ne attestano l’autenticità.