Come più volte annunciato dal presidente Donald Trump, gli USA si apprestano a diventare un punto di riferimento nel mondo delle criptovalute.
Un primo esempio lo si è visto proprio all’indomani della sua elezione con il lancio di $TRUMP e di $MELANIA, due memecoin che sull’onda del ritorno del tycoon alla Casa Bianca hanno registrato un’esplosione immediata delle quotazioni per poi perderla poco dopo, a testimonianza della natura speculativa di una gran parte del settore.
La riserva di criptovalute
L’ultimo provvedimento in ordine di tempo, invece, è quello annunciato nei giorni scorsi e che riguarda la creazione di una “riserva strategica di criptovalute”. La riserva, stando al primo annuncio, avrebbe dovuto includere nomi del calibro XRP, solana e ADA. Bitcoin ed ethereum, invece, erano stati inizialmente dimenticati per poi essere aggiunti in un secondo post in cui sono stati considerati “ovviamente cuore della riserva”. Un annuncio che, dopo le iniziali perplessità per la dimenticanza di non poco conto, ha portato ad una ripresa parziale del rally delle monete virtuali, rally già in auge all’indomani dell’elezione del tycoon. Il provvedimento che dovrebbe portare alla nascita della riserva riguarda un ordine esecutivo emesso il 23 gennaio e che chiama in causa la creazione di un “gruppo di lavoro” il cui compito sarà quello di inquadrare un piano normativo sugli asset digitali.
I dubbi
Al di là dell’entusiasmo, il lancio del progetto, però, ha creato non pochi dubbi tra gli esperti del settore. Infatti non sono stati resi noti i particolari tecnici e nemmeno i parametri che dovrebbe avere una riserva di criptovalute. Unico indizio l’ordine esecutivo di Trump da cui si deduce che la riserva sarebbe “potenzialmente derivata” da criptovalute che il governo federale ha sequestrato “attraverso i suoi sforzi di applicazione della legge”. In realtà gli USA hanno già in portafoglio un certo quantitativo di bitcoin. Le stime più diffuse parlano di circa 200.000 esemplari pari a circa 17 miliardi di dollari (oscillazioni di settore permettendo) e che derivano per lo più da sequestri di attività criminali. Un possibile tesoretto che potrebbe essere sfruttato. Con tutte le conseguenze, a livello normativo, che il quadro che si presenta potrebbe richiedere, non ultima una possibile approvazione del Congresso. Non bisogna dimenticare, fanno notare gli economisti, la volatilità del settore che potrebbe avere conseguenze sul contribuente in caso di ampie flessioni. Infatti l’investimento avverrebbe con fondi pubblici ed il bene acquistato, come detto, è ampiamente volatile.
Scorte e riserve
Anche le modalità di comunicazione della prossima riserva hanno creato perplessità. I timori nascono dai sospetti di una possibile confusione progettuale e organizzativa dal momento che proprio il bitcoin ha da tempo rappresentato l’unico soggetto che sembra aver ispirato fiducia nelle istituzioni. La conferma arriva dalla raccolta degli ETF basati proprio sul bitcoin. Non solo, ma anche Ethereum, a sua volta, rappresenta un nominativo più stabile in un settore particolarmente volatile. Interessante anche il cambio del linguaggio scelto. Si è infatti usato il termine “riserva” invece di “scorte” nel comunicato di qualche giorno fa mentre nell’ordine esecutivo del 23 gennaio si cita, invece, la parola scorta. Una differenza notevole per gli addetti ai lavori. Infatti la scorta prevede una semplice detenzione della materia, in questo caso delle criptovalute mentre la “riserva” implica una gestione più dinamica che presuppone anche la vendita. Gli Stati Uniti possono vantare ampie riserve strategiche che vanno dal petrolio al gas e che comprendono anche equipaggiamenti militari e medici.
Il Crypto Summit alla Casa Bianca
Chi invece vede favorevolmente l’iniziativa sostiene che una riserva nazionale potrebbe contribuire a ridurre il debito nazionale e ad attrarre capitali internazionali. Intanto, in vista di nuove e prossime iniziative, gli USA ospiteranno il primo Crypto Summit alla Casa Bianca durante il quale gli investitori sperano di avere ulteriori dettagli non solo sul progetto della riserva ma anche sulla più ampia strategia che l’amministrazione repubblicana intende adottare nei confronti del settore crypto.