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Attualita'

Il solito pasticcio balneare

Giulia Guidi
8 Aprile 2025
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Il futuro delle concessioni balneari è ancora incerto. La proroga al 2027 garantisce tempo, ma non risolve le tensioni tra l’Italia e Bruxelles

Con l’arrivo della primavera e la Pasqua che, come da tradizione, segna l’inizio ufficioso della stagione estiva, torna puntuale il dibattito sulle concessioni balneari. Un tema che attraversa l’Italia da nord a sud, dalle coste venete a quelle pugliesi, passando per Liguria, Calabria e isole. Dietro gli ombrelloni e i lettini, infatti, si muovono interessi economici, giuridici e politici, oggi al centro di un confronto acceso tra Bruxelles e Roma.

Il comparto balneare è un pilastro dell’economia turistica italiana. Secondo i dati più recenti, il solo valore aggiunto generato dagli stabilimenti supera i due miliardi di euro, mentre il giro d’affari complessivo — secondo uno studio Nomisma — si aggira intorno ai 15 miliardi. Un’indagine del 2023 ha stimato che ogni impresa balneare italiana incassa in media 260.000 euro l’anno, suddivisi equamente tra servizi classici da spiaggia e attività di ristorazione.

Nel 2023 si contavano 7.244 stabilimenti sparsi lungo le coste italiane. Le regioni con la maggiore concentrazione sono l’Emilia-Romagna, la Toscana e la Liguria. Ma il valore del settore va oltre il fatturato diretto: ogni euro speso in spiaggia genera un indotto pari a 2,36 euro per l’economia locale.

Una storia di proroghe e mancate gare

Le concessioni demaniali marittime sono da anni assegnate senza gare, rinnovate automaticamente grazie a proroghe legislative che hanno garantito continuità agli operatori. Una prassi che, però, ha sollevato dubbi sul rispetto dei principi di concorrenza e trasparenza.

Nel 2006, la direttiva europea Bolkestein ha imposto agli Stati membri di aprire alla concorrenza anche i servizi su suolo pubblico. L’Italia ha ritardato l’applicazione della norma, scegliendo invece di prorogare le concessioni esistenti. Ma nel novembre 2023 la Commissione Europea ha formalizzato la sua insoddisfazione con un parere motivato, contestando sia le proroghe sia il modo in cui l’Italia ha mappato il demanio.

Le risposte delle istituzioni italiane

Ad aprile 2024, il Consiglio di Stato ha posto un punto fermo: nessuna ulteriore proroga sarà ammessa. Le concessioni dovranno essere affidate con gare pubbliche, nel rispetto del principio di scarsità della risorsa spiaggia. Poco dopo, anche l’Autorità Antitrust ha ribadito che mantenere proroghe senza bando ostacola la concorrenza.

Nonostante ciò, il governo italiano ha scelto un’altra strada. Con il “Decreto Infrazioni”, pubblicato a settembre 2024, l’esecutivo ha congelato le gare fino al 30 settembre 2027. Il Ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha salutato la misura come una garanzia per gli imprenditori del settore, ma le associazioni di categoria hanno reagito con scetticismo. Per Fiba Confesercenti, ad esempio, si tratta di una legge “sbagliata e dannosa”, incapace di proteggere chi lavora da anni lungo le nostre coste.

Il caso Twiga: lusso, canoni bassi e passaggi di proprietà

Tra gli episodi più emblematici spicca il “Twiga”, esclusivo stabilimento di Marina di Pietrasanta legato al nome di Flavio Briatore. Lo stesso imprenditore, già nel 2019, aveva criticato la modestia dei canoni demaniali, auspicando aumenti significativi. “Abbiamo sempre pagato poco o niente,” ha ammesso pubblicamente nel 2023, sottolineando la necessità di adeguare gli importi alle reali capacità economiche del settore.

Nel 2023, il Twiga ha fatturato oltre 9,5 milioni di euro, con utili netti per circa 460.000 euro. Un anno dopo, il marchio è stato rilevato dal family office di Leonardo Maria Del Vecchio. La fusione con la catena Triple Sea Food ha dato vita a un nuovo colosso dell’ospitalità di lusso: LMDV Hospitality Group, con un fatturato stimato di 50 milioni di euro nel 2024.

Le prime crepe nel muro delle proroghe

Nel febbraio 2025, il TAR Liguria ha respinto il ricorso di tre stabilimenti balneari di Zoagli, confermando che le concessioni scadute a dicembre 2023 non sono prorogabili. I giudici hanno chiarito che i comuni sono obbligati ad avviare gare pubbliche, in linea con quanto stabilito dalla normativa europea.

Negli ultimi mesi, diversi assessori regionali al turismo hanno espresso preoccupazioni riguardo alla mancanza di una normativa nazionale chiara sulle concessioni balneari, evidenziando l’urgenza di interventi concreti per tutelare imprese e lavoratori del settore.​

Andrea Corsini, assessore al turismo dell’Emilia-Romagna, ha evidenziato le difficoltà causate dallo stallo governativo: “Lo stallo del Governo sull’applicazione della Bolkestein sta mettendo sempre più in seria difficoltà i Comuni e le imprese balneari” .​

Leonardo Marras, assessore al turismo della Toscana, ha sottolineato l’importanza di fornire certezze agli operatori del settore, dichiarando: “Abbiamo bisogno di dare certezze alle imprese e ai Comuni, e la Toscana vuole essere un esempio in questo senso” .​

Elena Pagana, assessore al territorio e ambiente della Sicilia, ha annunciato l’approvazione di nuove linee guida per le concessioni demaniali marittime, affermando: “Abbiamo approvato regole chiare e trasparenti per il rilascio delle concessioni, al fine di stimolare investimenti e migliorare la qualità delle strutture turistico-ricreative” .​ Ma Federico Caner, assessore al turismo del Veneto, ha difeso la legge regionale sulle concessioni, dichiarando: “La nostra normativa prevede procedure comparative per il rilascio e il rinnovo delle concessioni, garantendo trasparenza e concorrenza leale” .​

Infine, Mario Mascia, assessore al demanio marittimo della Liguria, ha incontrato i concessionari balneari per discutere le linee guida comunali, rassicurando: “Le concessioni attuali saranno valide per la prossima stagione balneare, con possibilità di integrazioni documentali oltre il termine del 30 aprile” .​

Uno snodo cruciale per il turismo italiano

Il futuro delle concessioni balneari è ancora incerto. La proroga al 2027 garantisce tempo, ma non risolve le tensioni tra l’Italia e Bruxelles. L’obiettivo ora è trovare un equilibrio tra tutela degli attuali gestori, concorrenza leale e rispetto delle direttive europee. In gioco c’è la sostenibilità economica di migliaia di imprese e l’accessibilità a una delle risorse naturali più preziose del Paese: le sue coste.

FOTO: GIUSEPPE GIGLIA/ANSA
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