Un inizio di primavera da brividi. Dopo il 20 marzo sì sono verificate notti consecutive di gelo. Non ci sono stati eventi estremi, come capitato in altre annate ma, localmente, ci sono stati anche minimi di temperatura attorno a 3 °C sottozero.
Le notti insonni dei frutticoltori vanno di pari passo con le temperature scese di oltre un grado sotto lo zero, mettendo a rischio le coltivazioni, in particolare quelle di pesche, che stanno germogliando in questo periodo.
Questo tipo di fenomeno, la gelata notturna tardiva ha fatto entrare in azione le irrigazioni antigelo in molti frutteti per salvare i raccolti. Parliamo di vaporizzatori d’acqua che creano una patina su rami e frutticini che ghiaccia senza soffocare o bruciare la pianta proteggendola al tempo stesso dal crollo eccessivo delle temperature.
Le gelate notturne in primavera, sono diventate il vero e proprio incubo dei produttori di frutta, che di fronte alle basse temperature, hanno solo due scelte: ricorrere a costosi sistemi di protezione delle colture o mettere in conto la perdita del raccolto.
Negli ultimi anni, condizioni meteorologiche sempre più anomale e la maggiore frequenza di eventi climatici estremi stanno esercitando un impatto crescente sull’agricoltura. Tra le avversità più temute, appunto, le gelate tardive primaverili – come quelle registrate in Italia negli scorsi giorni – rappresentano una delle principali minacce per il settore primario, poiché possono compromettere intere fasi fenologiche e influenzare significativamente la produttività delle colture.
Gelate tardive, primavera in ritardo
Un fenomeno che sta interessando l’intero Paese da Nord a Sud con diversi tipi di raccolto: al Nord e in pianura Padana difendono le pesche, soprattutto le nettarine, che come affermano i coltivatori, sono le più precoci e quindi le più a rischio in questo momento.
Spostandoci a Forlì nei frutteti si teme per i kiwi gialli, accendendo gli impianti antibrina per proteggerli il più possibile. E in Abruzzo le aziende sono preoccupate per la fortuna di albicocche e fragole. Ci sono state notti gelide anche nelle regioni meridionali, in cui il risveglio vegetativo era partito già da alcune settimane.
Temperature minime particolarmente basse in Basilicata e in Puglia, specie nelle province di Bari, Brindisi, Matera e Potenza, oltre alle aree interne e vallate. Valori sottozero e locali gelate si sono registrate anche in prossimità del mare, proprio in quei territori noti per la precocità. A Fasano (Brindisi), ad esempio, si sono raggiunte minime di -6.2°C, a Grassano (Matera) -3.9°C, a Lucera (Foggia) la colonnina è scesa fino -3.6°C, mentre ad Altamura (Bari) ha segnato -3.2°C.
Particolare attenzione per i vigneti. Dopo un febbraio piuttosto mite, alcune nottate gelide di marzo e il freddo inaspettato di questo inizio aprile non hanno fatto altro che azzerare l’anticipo che il clima mite di febbraio aveva consentito di ottenere, facendo perdere così ai vinicoltori la possibilità di arrivare sul mercato 10-15 giorni prima.
Tuttavia, non sempre questi episodi si traducono in danni effettivi: molto dipende dallo stadio vegetativo delle piante,dalle tecniche di protezione adottate e dalle condizioni microclimatiche specifiche del territorio, come spiegato anche su diversi siti specializzati di agricoltura come FreshPlaza.
Cambiamenti climatici e corsa ai ripari
L’ingresso di masse d’aria fredda da nord-est, combinato con precipitazioni nevose in quota, hanno generato un calo termico improvviso e prolungato. Anche se, come spiega Mauro Favot perito agricolo e consulente per aziende agricole su FruitJournal, “la reale incidenza di questo evento sul piano produttivo è risultata molto contenuta”.
“La ragione principale è da ricercarsi nello stato fenologico delle piante, che in molti casi era ancora arretrato, specialmente nelle aree pedemontane. In queste zone, le drupacee non avevano ancora raggiunto la piena fioritura e le pomacee si trovavano nella fase di rottura gemme. Anche i kiwi, in particolare quelli della specie A. chinensis, erano protetti da coperture plastiche, mentre le piante di A. deliciosa si trovavano ancora nelle primissime fasi di germogliamento e sono state sottoposte a irrigazione antibrina”.
Le gelate tardive registrate nelle scorse settimane, in particolare nel Nord Italia non hanno provocato danni significativi, ma hanno rappresentato un banco di prova importante per il settore agricolo. Anche se la conta dei danni non può essere ancora fatta e ci vorranno settimane per stimare le eventuali perdite economiche.
Più che un’emergenza, sono state opportunità per riflettere sull’efficacia delle tecniche di protezione, sulla coerenza delle scelte agronomiche e sulla necessità di adottare un’agricoltura più consapevole, tecnica e adattiva.
“In un contesto sempre più incerto dal punto di vista climatico, non è il clima in sé a fare la differenza, ma il modo in cui l’agricoltura si prepara, si adatta e reagisce”. Conclude il perito agricolo Favot.