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Economia

Le guidance non perdonano. Dalle banche alle auto, tutti temono i dazi

Rossana Prezioso
30 Aprile 2025
Le guidance non perdonano. Dalle banche alle auto, tutti temono i dazi
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Le trimestrali che stanno arrivando dimostrano che l’ottimismo resta cauto soprattutto sul futuro, ancora incerto

Se da un lato i mercati tornano a respirare, dall’altro le trimestrali che stanno arrivando dimostrano che l’ottimismo resta cauto soprattutto sul futuro, ancora incerto. Infatti, a di là delle buone intenzioni, restano le lunghe trattative che attendono un poco tutte le nazioni, alla prova, economica e diplomatica, dei dazi. Ecco allora che se Piazza Affari e tutta l’Europa hanno aperto in positivo, i conti di alcuni grandi nomi, soprattutto del settore automobilistico, evidenziano problemi di fondo ancora ampiamente presenti.

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Un primo esempio arriva dal gruppo Volkswagen che lamenta utili in ribasso del 40% nel primo trimestre. Il marchio automobilistico, infatti, sebbene sottolinei l’incremento di vendite e ricavi e un aumento delle vendite in Europa (+4%) e in Sud America (+17%) , nel periodo gennaio-marzo soffre anche per un -36,7% sul risultato operativo. Non è rassicurante nemmeno la previsione sui ricavi perché sebbene evidenzi un +5% sull’anno precedente sottolinea che si tratta di previsioni che non considerano “alcun impatto derivante dai dazi recentemente annunciati”.

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Sulla falsariga anche la politica di Stellantis che, proprio a causa delle incertezze derivanti dalle tariffe, ha deciso di sospendere le guidance finanziarie per il 2025. Una scelta che nasce, come si legge nella nota, “a causa dell’evoluzione delle politiche tariffarie doganali e della difficoltà di prevederne i possibili impatti sui volumi di mercato e sul panorama competitivo”. La strategia di Stellantis, invece, punta su un altro fronte e cioè la collaborazione con le autorità politiche “in materia di tariffe doganali, adottando al contempo misure per ridurne gli impatti”. Sotto pressione anche i numeri di un altro grande nome del settore automobilistico, Mercedes-Benz che ha previsto un calo del 43% dell’utile netto nel primo trimestre del 2025. Anche in questo caso si deve evidenziare un alert per le possibili conseguenze delle politiche protezionistiche e gli “effetti significativi” segnalati qualora le tariffe doganali dovessero persistere.

Numeri alla mano Mercedes-Benz vede un utile netto di 1,73 miliardi di euro, dato che resta al di sotto delle attese a causa, come detto, di un quadro tariffario che “rende impossibile qualsiasi previsione affidabile per il resto dell’anno e che rende difficili previsioni anche per i futuri margini delle divisioni auto e furgoni e relativi flussi di cassa.

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Ma l’allarme sulle conseguenze delle barriere tariffarie arriva anche da altri fronti. Ubs, ad esempio, avvisa sui numerosi rischi legati alle tariffe commerciali. “L’aumento delle tariffe rappresenta un rischio concreto per la crescita globale e l’inflazione, oscurando le prospettive sui tassi” fanno sapere in una nota. Non solo ma i dazi si abbattono anche sulla Svizzera con un’asticella che le autorità di Washington hanno posto al 31%. Da qui la necessità anche per la nazione elvetica, di raggiungere un accordo con gli USA. Il gruppo bancario svizzero ha presentato al mercato trimestrali positive che vedono un utile netto agli azionisti a 1,692 miliardi di dollari, ben oltre le previsioni che parlavano in media di 1,359 miliardi, secondo Lseg. Bene, ma non benissimo visto che si sono rivelati leggermente sotto le previsioni, anche i ricavi (12,557 miliardi di dollari contro le attese di 12,99 miliardi). Rally dell’investment banking i cui ricavi hanno registrato un +32% su base annua mentre è stato confermato il completamento del buyback da 500 milioni di dollari ed annunciato un altro da 2,5 miliardi di dollari per il 2025.

Al coro si aggiunge anche la banca britannica Barclays che sebbene abbia presentato utili in rialzo, dovrà fare anch’essa i conti con le imposte statunitensi non solo per i dazi (che la Gran Bretagna ha “solo” al 10%) ma anche per la forte esposizione dell’istituto sul mercato statunitense. Barclays, infatti, ha acquisito le attività di investment banking e capital market di Lehman Brothers per 1,75 miliardi di dollari e la tempesta dei dazi sta creando, e con tutta probabilità continuerà a creare una “volatilità del mercato piuttosto elevata” come dichiarato dal CEO di Barclays Coimbatore Sundararajan Venkatakrishnan.

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Molti gli scenari che potrebbero presentarsi e, sottolinea ancora il CEO, tra questi non sono esclusi rallentamenti economici nel Regno Unito o negli Stati Uniti. Venkatakrishnan ha aggiunto alla CNBC «Penso che, andando avanti, più a lungo questa situazione persiste, maggiore sarà l’incertezza economica, il che sta scoraggiando le aziende dal prendere decisioni. Anche i singoli individui impiegano tempo per prendere decisioni, e si potrebbe correre il rischio di un rallentamento dell’attività economica».

FOTO: shutterstock
  • donald trump
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