Nonostante funzionari della Casa Bianca abbiano voluto stemperare la tensione sminuendo l’accaduto, restano dubbi sull’amicizia tra il Ceo di Tesla, Elon Musk e il presidente USA Donald Trump. Dubbi che persistono non solo a livello personale ma anche per le possibili ripercussioni sui mercati, alcune delle quali si sono già verificate.
Prima conseguenza sui mercati della diatriba tra Elon Musk e Donald Trump è stato il crollo delle azioni Tesla (-14% e perdita di oltre 150 miliardi di dollari per valore di mercato) visto immediatamente dopo la pubblicazione delle rispettive dichiarazioni. Nello specifico quelle di Trump che minacciava di tagliare i sussidi al settore delle auto elettriche (in realtà molti sono già stati tagliati o potrebbero esserlo presto con la riforma fiscale all’origine della diatriba) e anche tutti i contratti governativi sottoscritti con le aziende di Musk, in primis SpaceX e Starlink che, però, sono nodi vitali per il settore spaziale e delle comunicazioni. La conferma arriva anche dalle dichiarazioni di David Rosenberg, fondatore di Rosenberg Research, secondo cui SpaceX di Musk garantisce agli Stati Uniti un enorme vantaggio nella tecnologia spaziale.
Le ostilità sono iniziate quando Musk, dopo le dimissioni dal DOGE, ha criticato il disegno di legge repubblicano (che ha suscitato perplessità anche tra i repubblicani stessi). Successivamente Trump ha attaccato Musk con osservazioni che si sono rapidamente trasformate in una vera e propria rissa online: ai post sprezzanti di Trump su Truth social del tycoon, Musk rispondeva dal suo X. Una serie di botta e risposta a cui hanno preso parte anche importanti imprenditori, analisti e nomi della politica (anche internazionale) che si sono così divisi in due schieramenti. Qualche esempio? Il ministro degli Esteri francese Jean Noel Barrot ha sottolineato all’emittente radio Rtl che “Trump e Musk ”non erano destinati ad andare d’accordo. Politica e interessi pubblici non vanno d’accordo”.
Ben più aggressive le proposte dell’ex consigliere senior di Trump Steve Bannon. Secondo Bannon, infatti, Trump dovrebbe firmare un ordine esecutivo per prendere il controllo di SpaceX sfruttando il già contestato Defense Production Act la legge di mobilitazione per la sicurezza nazionale. Non solo ma stando sempre alle dichiarazioni di Bannon l’amministrazione dovrebbe attivare un’indagine su Musk e le sue aziende con revoca automatica delle autorizzazioni ad operare e sospendere tutti i contratti federali sottoscritti con le sue aziende.
L’investitore miliardario Mark Cuban si è invece schierato con Musk appoggiando la sua proposta di creare un terzo partito politico. Andrew Yang ex candidato alla presidenza, ha a sua volta sostenuto il progetto indicando le “primarie presidenziali indipendenti del ’28” a cui avrebbero partecipato, tra gli altri, Mark Cuban, Jamie Dimon e l’attore Matthew McConaughey.
Dan Ives, amministratore delegato di Wedbush, ha affermato in una nota che il conflitto è stato “uno shock per il mercato”. «gli investitori temono che questa battaglia tra Musk e Trump possa porre fine alla loro amicizia e modificare il contesto normativo per Tesla sul fronte della guida autonoma nei prossimi anni sotto l’amministrazione Trump».
Intanto Donald Trump è impegnato a cercare un punto di incontro con la Cina per riuscire a trovare un’intesa che risolva la questione dazi. Sforzi che arrivano dopo le dichiarazioni dello stesso Trump che giudicano come ” estremamente difficile” le possibilità di arrivare ad un accordo.
Ma oltre al crollo di Tesla si prospettano altre possibili incertezze sul futuro dell’intero settore. Musk aveva inizialmente deciso di smantellare la navicella spaziale Dragon addetta al trasporto di merci e persone, la stessa che a marzo aveva riportato sulla Terra i due astronauti della NASA, rimasti bloccati per mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale da una capsula Starliner della Boeing. Successivamente, però, la decisione è stata revocata ma resta un esempio dei colpi di scena ancora possibili.