Sanzioni, tensioni internazionali e boicottaggi contro Mosca non sembrano essere stati sufficienti per indebolire la valuta nazionale. Infatti nonostante gli innumerevoli provvedimenti e gli svariati pacchetti di sanzioni adottati contro la Russia il rublo ha registrato un rally sorprendente nel 2025 che, secondo le rilevazioni di BofA gli ha permesso di risultare la valuta con le migliori performance da inizio anno. Da gennaio il rublo può vantare un +40% che inverte decisamente la rotta, in negativo, degli ultimi due anni.
A metà del mese di agosto del 2023, infatti, la valuta russa aveva perso il 25% da inizio anno, complice anche la guerra in Ucraina, arrivando ad un rapporto di 102 rubli per ogni dollaro mentre prima del conflitto ne occorrevano in media 75-80.
Ma cosa si nasconde dietro questa inversione di marcia? Cosa ha portato gli investitori a nutrire nuovamente fiducia nel rublo? Sicuramente il costante indebolimento del dollaro è stato uno degli elementi. Uno ma non l’unico. Per quanto paradossale, la politica dei dazi voluta dall’amministrazione Trump ha portato, al momento, un diffuso senso di incertezza visti i provvedimenti ma, soprattutto, i repentini cambi di direzione decisi dall’inquilino della Casa Bianca.
Tutto ciò ha avuto, come prima conseguenza, un calo di fiducia sul biglietto verde a vantaggio di molte altre divise tra cui, appunto, il rublo. Allo stesso tempo, la banca centrale russa ha scelto di mantenere i tassi relativamente elevati, scelta che ha scoraggiato le imprese locali a contrarre debiti per poter importare merci. Inoltre si sono inaspriti i controlli sui capitali, anche dall’estero, cosa che ha favorito la domanda di valuta interna.
Da sottolineare che da tempo il petrolio è uno dei pilastri dell’economia russa (i ricavi derivanti dal settore gas e petrolio arrivano a coprire quasi il 30% delle entrate statali secondo dati del 2024) ma è anche un elemento che è soggetto a pericolosi cali delle quotazioni come recentemente dimostrato. Una diminuzione dei ricavi derivanti dalle esportazioni potrebbe perciò riflettersi anche sull’economia russa e, in ultima analisi, proprio sul rublo.
Ma come è riuscito il rublo a registrate una performance simile? A suo favore hanno giocato una serie di favorevoli coincidenze. Dovendo convertire in rubli i pagamenti della merce esportata per volere del governo russo, pagamenti solitamente fatti in dollari, la domanda di valuta interna viene ad aumentare. Allo stesso tempo semplificando i concetti, gli importatori, con un calo dettato dal rallentamento della domanda interna, hanno diminuito gli acquisti di beni esteri e quindi non hanno bisogno di vendere rubli per pagare in dollari.
Allargando la visuale, un altro elemento che gioca a favore del rublo è la presenza di un’amministrazione USA meno critica verso Mosca. L’ottimismo è nato con l’elezione del presidente Donald Trump il quale, durante la campagna elettorale aveva più volte sottolineato la sua volontà non solo di fare pace con la Russia ma anche di stabilizzarne i rapporti per un ritorno della nazione asiatica nei circuiti dell’economia internazionale. Ma anche in questo caso si tratta di un’arma a doppio taglio. Infatti in caso di un accordo, i controlli sui capitali verrebbero probabilmente revocati del tutto e la banca centrale potrebbe tagliare i tassi piuttosto rapidamente.