In Italia non si parla più solo di flessibilità, ma di una vera e propria trasformazione del lavoro. E il nome che spicca tra i pionieri di questa rivoluzione è quello di Automobili Lamborghini. La casa di Sant’Agata Bolognese, cuore della Motor Valley emiliana, è stata la prima nel settore automotive europeo ad adottare in via strutturale la settimana lavorativa corta. Un cambio radicale, introdotto con l’accordo integrativo siglato a fine 2023 con Fiom-Cgil e Fim-Cisl, che oggi è già realtà per oltre mille operai e impiegati.
Quattro giorni sì, ma senza tagli allo stipendio
La riorganizzazione degli orari ha coinvolto i reparti produttivi su più livelli. Nei settori a due turni, si alternano settimane da cinque e da quattro giorni. Nei reparti a ciclo continuo, inclusi quelli notturni, il lavoro si svolge su una base di quattro giorni per due settimane consecutive, con una settimana a cinque giorni ogni tre. L’orario ridotto non ha comportato alcuna decurtazione dello stipendio, e anzi è stato affiancato da un miglioramento delle condizioni economiche, con premi di risultato già superiori ai seimila euro nel 2023, destinati a superare i dodicimila tra quota certa e variabile entro il 2026. Per il solo 2025, il bonus medio per i lavoratori ha già raggiunto i 1.800 euro.
Produttività in crescita, assenteismo in calo
Ma al di là delle cifre, ciò che colpisce è l’impatto sulla vita delle persone. A sei mesi dall’attuazione della nuova organizzazione, i dati interni mostrano un miglioramento netto: la produttività non solo è rimasta stabile, ma in alcune aree è aumentata. Gli infortuni sul lavoro e l’assenteismo si sono ridotti, mentre i livelli di soddisfazione e di benessere percepito sono cresciuti in modo significativo. “Facciamo più auto e abbiamo meno assenze”, ha dichiarato Umberto Tossini, Chief Human Capital Officer dell’azienda, sintetizzando in una frase ciò che altrove ancora si fatica a credere: lavorare meno può significare lavorare meglio.
Il benessere come valore aziendale
Lamborghini ha affiancato alla riduzione dell’orario anche un potenziamento delle politiche di welfare. Il programma “Feelosophy”, attivo da oltre un anno, propone iniziative legate al benessere fisico e mentale dei dipendenti: sessioni di yoga nel bioparco aziendale, screening sanitari, counseling psicologico e contenuti podcast sulla cultura d’impresa. Anche la flessibilità è stata ampliata: gli impiegati possono usufruire di dodici giornate di smart working al mese. Nel frattempo, l’azienda ha continuato ad assumere: oltre mille nuovi ingressi negli ultimi tre anni, con altre cento posizioni previste entro la fine del 2025.
Un modello che fa scuola
Questo modello ha attirato l’attenzione anche di altre realtà produttive. In Emilia, Ducati e Maserati osservano con interesse; a livello nazionale, Luxottica ha avviato nel 2024 una propria sperimentazione per 600 operai, Sace ha registrato un aumento della produttività del 26% nel primo anno di test e Intesa Sanpaolo ha reso strutturale la settimana corta volontaria già nel 2023, con oltre 46.000 adesioni registrate. Persino nella pubblica amministrazione si muove qualcosa: il contratto collettivo per le Funzioni Centrali ora consente di distribuire le 36 ore settimanali su quattro giorni.
L’esempio internazionale: dal Nord Europa agli Stati Uniti
Anche a livello internazionale, la settimana corta sta guadagnando terreno. L’Islanda è stata la prima ad aprire la strada: tra il 2015 e il 2019, il governo ha sperimentato una riduzione dell’orario nei settori pubblici, scoprendo che il benessere dei dipendenti migliorava sensibilmente senza impatti negativi sulla produttività. Oggi, circa l’86% dei lavoratori islandesi ha accesso a una forma di orario ridotto. Nel Regno Unito, nel 2023, una sperimentazione con 61 aziende e quasi 3.000 lavoratori ha prodotto risultati analoghi: stress in calo, performance stabili o migliorate, e il 92% delle imprese coinvolte ha deciso di rendere permanente la nuova organizzazione.
In Spagna, l’orario settimanale è stato abbassato a 37,5 ore e si discute di ulteriori tagli. Negli Stati Uniti, aziende come Kickstarter, Basecamp e Bolt hanno adottato stabilmente la settimana corta. Anche in Francia, Belgio e Germania sono in atto sperimentazioni o aperture normative che offrono più libertà nell’organizzazione del tempo di lavoro.
Una nuova stagione per il lavoro italiano?
Oggi, a metà del 2025, il dibattito sulla settimana corta in Italia ha superato la soglia dell’opinione. La proposta di legge per ridurre l’orario settimanale a 32 ore è tornata in Parlamento, anche se senza concrete possibilità di approvazione a breve. Ma nel frattempo, aziende come Lamborghini hanno già tracciato la via. Non con slogan, ma con numeri, accordi e risultati. E nel panorama industriale italiano, è sempre più chiaro che a fare la differenza non è soltanto quanto si lavora, ma come si lavora.
(foto ANSA)