A pochi mesi dal rinnovo del consiglio di amministrazione e in piena corsa verso una delle operazioni finanziarie più discusse del 2025, Mediobanca si ritrova al centro di un intreccio strategico, politico e industriale che potrebbe ridefinire il suo futuro. Il rinvio dell’assemblea straordinaria sul progetto di acquisizione di Banca Generali, deciso nelle ultime ore, è solo l’ultimo segnale di una tensione crescente tra soci storici, fondi internazionali e vertici aziendali.
Mentre il CEO Alberto Nagel difende una visione di lungo periodo fondata sull’espansione nel wealth management, alcuni grandi azionisti, da Delfin a Caltagirone, chiedono trasparenza e prudenza, preoccupati da un’operazione che potrebbe alterare gli equilibri interni della banca e il suo storico legame con Generali. Nel frattempo, la minaccia di un’offensiva ostile da parte di Monte dei Paschi di Siena, i riflettori dei regolatori e le valutazioni di Fitch e degli investitori istituzionali europei rendono il quadro ancora più complesso.
Come si è arrivati a questo punto? E cosa c’è davvero in gioco?
La mossa strategica contro il takeover di MPS
A fine aprile 2025, Mediobanca ha annunciato un’operazione da 6,3 miliardi di euro per acquisire Banca Generali, offerta che prevede lo scambio con la sua partecipazione del 13% in Assicurazioni Generali, accompagnata da un’intesa per la distribuzione di prodotti assicurativi e asset management. L’obiettivo è duplice: consolidarsi come secondo wealth manager in Italia e rendersi “troppo grande” per essere preda della rivalità con Monte dei Paschi di Siena (MPS), che ha lanciato un’offerta ostile da 13,3 miliardi nei mesi precedenti.
Governance e pressione degli azionisti
Nagel, in carica dal 2008, guida questa trasformazione radicale consolidando il ruolo di Mediobanca nel wealth management. Tuttavia, investitori di peso – come Delfin (holding di Leonardo Del Vecchio, con il 19,8%) e Francesco Gaetano Caltagirone (~10%) – hanno sollevato dubbi sull’operazione. Caltagirone ha chiesto un rinvio del voto, lamentando la mancanza di dettagli sull’intesa con Generali. Un sondaggio interno ha portato il Consiglio di Amministrazione a posticipare il voto assembleare al 25 settembre 2025, dopo che due consiglieri legati a Delfin hanno manifestato apertura o astensione.
Le reazioni del mercato e gli stakeholder internazionali
Il Fondo Sovrano norvegese (Norges Bank), con lo 1,45% del capitale, ha già annunciato il suo sostegno all’offerta su Banca Generali. Altri investitori istituzionali, tra cui CalPERS, Calvert e Praxis, appoggiano l’operazione. Al contrario, proxy advisor e grandi azionisti come Caltagirone mantengono la loro posizione critica, rafforzando il fronte scettico e giustificando il rinvio del voto.
Le conseguenze sul rating e sul valore azionario
Fitch ha posto Mediobanca sotto osservazione in vista di possibili scenari di fusione, evidenziando rischi di downgrade se l’operazione non andasse a buon fine. Secondo fonti di mercato, un “no” all’assemblea potrebbe causare una forte flessione del titolo, mentre un “sì” non garantirebbe immediata stabilità, lasciando aperte questioni normative e sinergiche.
Il contesto più ampio: consolidamento e politiche pubbliche
Il clima di consolidamento nel sistema bancario italiano è acceso: oltre a MPS, anche UniCredit e Banco BPM hanno registrato operazioni M&A significative. Il governo ha monitorato la situazione via poteri “golden power”, mossi dalla volontà di preservare asset strategici come Mediobanca e Generali.
Bilancio del percorso e scenari futuri
Mediobanca ha compiuto un percorso di trasformazione, puntando sul wealth management con la strategia “One Brand–One Culture” 2023‑26: crescita digitale, ESG e espansione internazionale sono pilastri chiave. Il deal con Banca Generali darebbe un’accelerazione: porterebbe il wealth management a quasi la metà del fatturato e della redditività, anticipando di nove anni il piano strategico. Ma il rischio è la frammentazione interna: se il voto darà esito negativo, il titolo potrebbe risentirne. Se invece ci sarà l’ok, bisognerà valutare il mercato post-operazione e la capacità di creare valore integrato, anche in vista della minaccia persistente di MPS.
Una partita MOLTO importante
Mediobanca si gioca molto: la partita su Banca Generali è una mossa difensiva e offensiva allo stesso tempo. In palio ci sono l’indipendenza da potenziali assalti, la conferma del modello wealth management e la credibilità verso gli investitori istituzionali. Tutto dipenderà da continuerà a pesare il voto in assemblea di settembre: sarà l’ago che sposterà il futuro della banca.
(foto ANSA)