Lo Stretto di Hormuz, canale marittimo che collega il Golfo Persico al Golfo di Oman e dunque all’oceano Indiano, è cruciale per l’economia globale. Attraverso questo passaggio transitano ogni giorno circa 20 milioni di barili di petrolio e un quinto del gas naturale liquefatto mondiale. Nessuno scavo alternativo riesce a garantire questi volumi: qualsiasi interruzione, anche breve, avrebbe ripercussioni drammatiche sui mercati energetici.
Una vulnerabilità geopolitica costante
Con una larghezza massima di poco più di 30 km e corridoi navigabili larghi appena 3 km, Hormuz è tra i punti di strozzatura più critici sulla rotta petrolifera globale . Dopo le tensioni di questi giorni, la spinta dell’Iran a “chiudere” lo stretto — approvata dal parlamento, ma non ancora dalle più alte autorità — ha risvegliato timori di un possibile blocco.
Il possibile impatto sui prezzi e sull’economia mondiale
Analisi di mercato attuali indicano che, in caso di chiusura o mosse aggressive (come mining o molestie ai petroliere), i prezzi del greggio potrebbero salire fino a 130 $ al barile, danneggiando gravemente l’economia globale (–0,8% di PIL stimato da Oxford Economics).
Oggi Brent sfiora gli 80 $/barile, con previsione di salita a 100–150 $ se lo scenario peggiora. Attorno a un terzo del commercio petroliere mondiale passa proprio da qui.
Il ruolo dell’Iran: deterrente ma con costi rilevanti
L’Iran può contare su capacità asimmetriche — mine navali, siluri, droni, missili da crociera — per ostacolare il traffico marittimo. Tuttavia, un blocco prolungato si ritorcerebbe sul suo stesso export energetico, danneggiando anche partner strategici come la Cina .
Gli Stati Uniti, con la V Flotta nel Golfo, hanno già avvertito che un’azione iraniana contro Hormuz sarebbe “suicida” , mentre Pechino — dipendente per il 90% da questo corridoio — è invitata a intervenire diplomaticamente .
Una risposta europea: missione EMASoH
Per garantire la libertà di navigazione, l’Unione europea ha varato EMASoH, missione marittima di sorveglianza attiva dal 2020. È coordinata dalla Francia con assetti navali e aerei in zona, cui partecipano anche Italia, Germania, Paesi Bassi e altri. Obiettivo: disinnescare tensioni e assicurare flussi energetici nel canale strategico.
Quindi, lo Stretto di Hormuz non è solo un passaggio marittimo, ma un vero termometro strategico per l’economia globale. Ogni tensione che ne mina la navigazione si traduce immediatamente in rialzi dei prezzi, incertezze per le imprese e in rischio geopolitico. La presenza navale delle potenze atlantiche e le iniziative di difesa europea (EMASoH) ne testimoniano l’importanza cruciale. In uno scenario mondiale sempre più interconnesso, mantenere aperto questo passaggio è vitale per stabilità, energia e commercio internazionale.
(foto ANSA)