Roma, estate 2025: la città è diventata la regina dei concerti, trasformando ogni palco in un hub economico a cielo aperto. Ma mentre Cremonini, Vasco, Allevi, Ed Sheeran e Achille Lauro accendono le luci… su Instagram si accende anche Selvaggia Lucarelli, con la sua bordata sui finti sold out stile “ciociara marketing”.
Negli ultimi giorni è emersa una polemica riguardante i concerti nel 2025, con accuse di artisti ricattati da agenzie e di “sold out fasulli”. Alcuni artisti denunciano di essere stati ingannati e costretti a ripagare debiti legati a concerti che non hanno avuto il successo sperato, con accuse di organizzazione inefficiente e di biglietti venduti in modo fraudolento. La polemica riguarda principalmente gli artisti emergenti o meno noti, che si sarebbero trovati in difficoltà a causa di accordi con le agenzie che gestiscono i loro eventi.
Gli artisti denunciano di essere stati ingannati con promesse di grandi guadagni e di aver firmato contratti sfavorevoli, ritrovandosi poi a dover coprire perdite economiche causate da concerti con pochi spettatori o con biglietti venduti in modo non trasparente. Le agenzie avrebbero gonfiato le vendite dei biglietti, creando l’illusione di un grande successo per poi rivelare che i concerti non erano realmente sold out, causando ulteriori problemi economici agli artisti. Le critiche si estendono anche all’organizzazione degli eventi, con segnalazioni di problemi nella gestione dei concerti e nella vendita dei biglietti, che avrebbero contribuito al fallimento economico di alcuni eventi.
Finti sold out, ricatti agli artisti e “il segreto di Pulcinella”
La settimana scorsa è stato proprio il cantante dei Tiromancino Federico Zampaglione a dedicare un lungo post su Facebook ai cosiddetti “finti sold out”, una pratica usata dalle agenzie che organizzano i concerti per dare l’impressione che di un particolare evento siano stati venduti tutti i biglietti disponibili, anche se in realtà non è così.
È un meccanismo di cui riviste musicali e addetti ai lavori discutono da anni, usato spesso come esempio plateale delle cose che non vanno nella musica dal vivo, e che negli ultimi giorni è tornato al centro dell’attenzione anche grazie, come abbiamo già scritto, alla giornalista Selvaggia Lucarelli.
La questione è che i concerti sono diventati la principale fonte di entrate per la maggior parte dei cantanti e delle band, visti i bassi guadagni dello streaming. Ma specialmente dopo la pandemia, nel settore della musica dal vivo si è consolidata una serie di storture che costringono o comunque spingono chi organizza concerti a farne sempre di più, e sempre più grandi, promuovendoli in modo sempre più altisonante e muscolare.
Per via di questa tendenza, capita più di frequente che le popstar organizzino troppi concerti e in posti troppo grandi per il loro pubblico, ottenendo vendite di biglietti sotto le aspettative. Questo dipende anche dal fatto che, dopo la grande espansione della musica dal vivo dopo la pandemia, ora l’aria sta cambiando e le cose nel settore vanno decisamente meno bene: ci sono troppi eventi, i biglietti sono troppo cari, e la gente non è più motivata come lo era due o tre anni fa.
In tutto questo, riempire i palazzetti e gli stadi, e farlo per più sere consecutive, è diventato uno status molto desiderato ed esibito tra le popstar, fino al punto che in certi casi poter sbandierare di aver organizzato dei concerti di grande successo è diventato più importante di organizzarli per davvero, dal punto di vista comunicativo.
Sono però pochi quelli capaci di riempirli per davvero, ed è evidente che chi organizza i concerti non vuole che il musicista di turno si esibisca davanti a spalti visibilmente vuoti. Quindi, qualche settimana prima del concerto, capita che le agenzie mettano in vendita centinaia di biglietti a prezzi molto bassi tramite link riservati a promoter, sponsor, aziende, banche e associazioni di categoria. Costano pochissimo perché l’aspettativa è di venderne molti, e in blocco, in maniera tale da poter riempire le aree ancora vuote.
Lucarelli si è concentrata soprattutto sul caso della cantante italiana Elodie, per il cui concerto allo stadio Maradona di Napoli erano disponibili biglietti a soli 10 euro tramite link non pubblici. Nelle scorse settimane questi link erano circolati online, plausibilmente condivisi da chi ne era venuto in possesso: tra questi anche la Lucarelli, che ne aveva uno e ne ha documentato l’esistenza pubblicando alcune schermate.
I link conducevano a una versione “riservata” del sito TicketOne, dove gli stessi biglietti che normalmente costavano tra i 50 e i 65 euro venivano proposti per l’appunto a 10.
Sold out o sold bluff?
E qui arriva Selvaggia Lucarelli, pronta a smontare l’incantesimo: “Ma sono davvero sold out? O è FOMO ben orchestrata?”, scrive sugli Instagram stories. Una tattica semplice: annunci il sold out che crea urgenza, si riapre la vendita “per l’altissima richiesta” e se l’arena resta a metà, si stringe l’inquadratura… Risultato: fatturato alto, apparenza perfetta. La suggestione fiscale del palco.
Chi non ha bisogno di stratagemmi per riempire gli stadi è certamente il re del rock italiano Vasco Rossi che colleziona sold out, autentici, in tutta Italia nel suo tour estivo che approda a Roma in due tappe venerdì 27 e sabato 28 giugno, facendo registrare il pienone e nella Capitale mentre si attende Vasco, e in seguito in un luglio di fuoco per i grandi eventi di musica live, ci si continua a interrogare sulle grandi star musicali su quali siano gli imperdibili dell’estate 2025.
L’impatto economico: Roma suona e incassa
Ogni mega evento è un business a sé: si parla di +3.000 addetti stagionali tra staff, sicurezza, catering e trasporti con presenze in hotel a +12% nel Q2, senza tornare sulla vicenda degli affitti brevi che si impennano nella zona Olimpico e Caracalla. Il food & beverage schizza nelle aree concerti. Un capitolo a parte lo meriterebbe solo il merchandising “insta-friendly” e gadget deluxe a prezzi premium. Il risultato? Oltre 10–12 milioni di euro d’indotto per ciascun evento: numeri da capogiro per il PIL – e per i bilanci di artisti e promoter.
Economia dell’apparenza: l’importante è il feed
Al centro di tutto non c’è solo la musica, ma l’apparenza: il feed Instagram è il vero palco secondario. Il “sold out” da screenshot vale più di qualche spazio vuoto in alto. In fondo, come dice Selvaggia: “Meglio cento persone ben piazzate in video che mille vuote non visibili”.
Estate 2025, Roma dimostra che un concerto non è “solo” musica: è marketing, finanza, infrastruttura, narrazione visiva. E se i posti vuoti ci sono, basta la regia giusta per tenerli off-screen.
Perché alla fine, chi va a un concerto per ascoltare davvero? L’importante è esserci. O almeno farlo sembrare.
L’economia dei grandi concerti: l’impatto Cremonini all’Olimpico
A completare il cartellone da applausi dello Stadio Olimpico, Cesare Cremonini arriva con due concerti: il 17 e 18 luglio 2025, tappa finale del Cremonini Live25, che sta letteralmente incantando le città italiane toccate dal tour come Milano, Bologna e Napoli. Show sold-out, con biglietti in totale esaurimento per inizialmente l’unica tappa romana del 17 luglio, con i tagliandi andati a ruba dal 27 settembre scorso, tanto che lo staff del cantautore bolognese sono stati costretti ad aggiungere il bis a Roma, come anche in altre città.
Questi concerti consolidano il giro d’affari dello stadio: con vendite ticket: dai 57 € del settore “Terzo Numerato” ai pacchetti VIP sopra i 280 € per ingresso, gadget e open bar. Ed effetti a catena, come le migliaia di spettatori tra pullman, treni e auto; le prenotazioni in platea, ristorazione, taxi e noleggi; e la domanda crescente per hospitality e merchandising.
Con il mix tra star internazionali e colossi del pop italiano come Cremonini, Vasco e Ultimo, lo “Stadio Ecosistema” genera decine di milioni di euro lordi solo nel periodo estivo, principalmente dedicato ai grandi eventi musicali live.
Cremonini entra prepotente nel club degli headliner da stadio con un effetto moltiplicatore: il bilancio energetico sugli altri eventi, il pubblico che arriva per lui sostiene la rete commerciale, dall’hotel al bar. Il valore location: lo Stadio Olimpico si conferma hub chiave, idoneo anche per posizionare brand e hospitality. E opportunità future, ulteriore leva per nuove sinergie tra live e destination branding.
L’estate dei concertoni: business, sudore e milioni sotto le stelle
Chi l’ha detto che l’economia è fatta solo di grafici e stretta monetaria? A Roma, d’estate, la vera moneta è il biglietto del concerto, e il PIL si misura in decibel. Se nel Medioevo si costruivano cattedrali, oggi si allestiscono palchi da 60 metri davanti a migliaia di cuori pulsanti – e portafogli aperti.
Benvenuti nell’estate 2025: la stagione in cui Roma non dorme mai… ma fattura.
Stadio Olimpico, o meglio: Wall Street col microfono
Partiamo dalla “borsa” dei concertoni: lo Stadio Olimpico. Dalla primavera all’estate inoltrata, è un continuo “apri le porte e fai entrare 60.000 anime in festa”. Una macchina da guerra economica: biglietti bruciati in pochi minuti, pacchetti VIP che volano via come prosecco nei backstage, e una città intera che si mette in moto.
A giugno è stato il momento di Ed Sheeran con il suo live-evento che ha fatto segnare il tutto esaurito a settimane dal via. Vasco Rossi, eterno highlander della musica italiana, spara due date che mettono in moto alberghi, ristoranti e rivendite di bandane.
Luglio, poi, è il vero “trimestre fiscale” della musica live: Ultimo si prende il palco per tre serate da record, Marracash fa la storia come primo rapper in un tour tutto stadi (mica male per un genere partito dai centri sociali), e Marco Mengoni ci mette il cuore. Ma la vera perla è lui: Cesare Cremonini, che arriva al gran finale il 17 e 18 luglio, e chiude il suo tour con una doppietta nello stadio più romanamente romantico del mondo.
I numeri? Roba che fa impallidire molti settori industriali. Si parla di milioni e milioni di euro, non solo dai biglietti (che vanno dai 50 agli oltre 250 euro), ma da tutto ciò che ruota attorno: trasporti, cibo, hotel, birre artigianali e magliette con scritto “Io c’ero”.
Circo Massimo: dove l’archeologia incontra il pogo
Se c’è un posto dove puoi ascoltare Duran Duran mentre contempli un pezzo di storia dell’umanità, è il Circo Massimo. Qui la musica si fonde con le pietre antiche, e ogni concerto è una benedizione pagana alla dea dell’indotto economico.
Nel 2025 la lineup è da applausi: oltre ai Duran, troviamo Gazzelle, Achille Lauro e Fabri Fibra. È il luogo dove i turisti giapponesi scattano foto mentre, sullo sfondo, parte il beat. E Roma, nel frattempo, incassa.
RockIn Roma: il festival che fa girare le Capannelle (e i conti)
Chi cerca chitarre vere, sudore e birra calda, trova pane per i suoi denti al Rock in Roma. Maluma, Arctic Monkeys, Geolier, The Black Keys… ogni sera è un genere diverso e una nuova occasione per far girare i contatori dell’economia urbana.
I food truck fanno il pieno, i servizi di trasporto privato ringraziano, e i ragazzi in vacanza accendono la città fino a notte fonda. I manager? Soddisfatti. I tassisti? Felici. I residenti? Beh… diciamo che mettono i tappi alle orecchie e incrociano le dita per settembre.
Caracalla & Auditorium: la musica col vestito buono
Chi vuole godersi la musica seduto, magari con un calice di bianco e l’aria che sa di pini romani, sceglie le Terme di Caracalla o l’Auditorium Parco della Musica. Ludovico Einaudi, Sting, Sigur Rós… sono nomi che attirano un pubblico col portafoglio elegante e le scarpe in pelle.
Qui l’economia non fa rumore, ma fruscia: ristoranti stellati pieni, taxi prenotati in anticipo, boutique hotel sold-out. Il valore aggiunto è tutto lì, tra le note e il lifestyle.
Economia, ma col cuore (e i bassi sparati)
L’estate musicale romana è un’industria vera. Altro che fabbriche e borse. Qui si parla di: migliaia di lavoratori stagionali come tecnici, facchini, addetti alla sicurezza, camerieri, autisti, ma anche di milioni di euro in biglietteria, merchandising, drink, gelati e bandane. Decine di migliaia di turisti che “vengono per Vasco e restano per il Colosseo” e interi quartieri che si trasformano in piccoli festival pop-up
Nel 2025, gli eventi live a Roma potrebbero generare quasi 100 milioni di euro di indotto. E senza un euro di auto-tune.
La musica fa giri… ma l’economia torna sempre a Roma
Roma non è solo bellezza eterna. È anche un hub economico stagionale che, con la musica, rinasce ogni estate. Ed è bello pensare che, tra un “Ciao Romaaa!” urlato al microfono e un coro sotto il cielo stellato, ci siano imprese, lavoratori e famiglie che trovano in quei tre minuti di hit la loro occasione per crescere. Quindi sì, se senti un basso che vibra da lontano… non è solo musica. È economia che cammina a tempo di rock.