Il vertice della Nato entra nella sua fase clou di quello che è ormai chiamato il vertice del 5% con riferimento alla volontà del presidente USA Donald Trump di veicolare il 5% del PIL degli Stati verso spese militari.
Un elemento divisivo per i vari membri in primis la Spagna che si è immediatamente opposta anche se non è l’unica. In molti, infatti, sottolineano la spada di Damocle rappresentata da bilanci in sofferenza per la maggior parte dei membri. A confermarlo è anche il segretario della stessa Nato, Mark Rutte. Secondo cui “I politici devono prendere delle scelte, devono trovare i soldi e questo non è facile. Ma sono certo che ci arriveremo” ribadendo che “Gli Stati Uniti sono totalmente impegnati nei confronti della Nato e dell’articolo 5. E sì, c’è anche un’aspettativa, che sarà soddisfatta oggi, ovvero che i canadesi e gli europei accelerino la loro spesa, assicurando non solo che siamo in grado di difenderci dai russi e da altri, ma anche di raggiungere la parità. Ed è giusto che spendiamo quanto spendono gli Stati Uniti”.
In realtà il 5% comprende non solo l’incremento per le spese militari (che riguarda il 3,5% della fascia richiesta) ma anche altri tipi di investimenti focalizzati sul settore della sicurezza e delle infrastrutture critiche comprendenti anche la cybersicurezza.
Come sottolineano gli analisti di e-Toro in una nota “Il tavolo è ambizioso: ridefinire la soglia di spesa militare al 5% del PIL, con un 3,5% destinato alla spesa diretta in difesa e un ulteriore 1,5% per la resilienza strategica. L’asse del compromesso si sta già formando: la Germania si dichiara favorevole, Italia e Francia chiedono flessibilità, la Spagna ha ottenuto un’esenzione. La pressione non è solo europea. Donald Trump ha riaperto il dossier dell’impegno statunitense nella NATO. Il suo messaggio è chiaro: l’ombrello della difesa americana non è più scontato. Se l’Europa non vuole perdere la protezione militare garantita dagli Stati Uniti, dovrà aumentare gli sforzi e rendere credibile il proprio deterrente. L’Europa lo ha capito. La Germania ha rotto un tabù costituzionale, rimuovendo i limiti all’indebitamento per la spesa militare e stanziando un fondo straordinario di 100 miliardi di euro. Al vertice, i leader discuteranno non solo di quanto spendere, ma anche di come contabilizzare le voci legate alla sicurezza – dalla cybersecurity alla protezione delle infrastrutture critiche”.
Ed è sempre la nota di e-Toro che evidenzia come tra il 2001 e il 2024 si delinei un quadro eterogeneo sul fronte delle spese militari. “Gli Stati Uniti si attestano nel 2024 su una spesa militare pari al 9,11% della spesa pubblica. Un dato in calo rispetto al picco del 2011 (12,43%), ma che rimane dominante a livello NATO. Il Regno Unito si distingue tra i Paesi europei, con una spesa militare pari al 5,25%. La Germania ha aumentato del 43,1% la propria quota rispetto al 2001, arrivando al 3,93%, e del 52,8% rispetto al 2018. Un’accelerazione concreta, anche se ancora insufficiente. L’Italia è ferma al 3,18%, in recupero dai minimi post-crisi ma ancora inferiore ai livelli del 2001. Francia e Spagna si attestano rispettivamente al 3,59% e 3,20%”.
Ma non è solo la questione sicurezza sul tavolo dei protagonisti, soprattutto considerando la fragile tregua che sembra ancora reggere, tra Israele e Iran.
In attesa della conferenze stampa dei capi di Stato e di governo che chiuderà la giornata ed è prevista per le 13, l’attenzione resta focalizzata sul testi finale e sulle parole, calibrate, che dovranno confermate un appoggio all’Ucraina senza però uno sbilanciamento eccessivo per evitare di incrinare il canale di comunicazione che Trump vorrebbe rafforzare con la Russia.
Sullo sfondo, infine, resta la sorpresa per la pubblicazione sul profilo personale di Trump, degli sms scambiati con Rutte e nei quali quest’ultimo sottolinea il “grande successo” per il presidente USA che si profila al vertice NATO e che “l’Europa pagherà il suo contributo”.