Tra il 10 e l’11 luglio a Roma si terrà la Conferenza sulla Ripresa dell’Ucraina il cui principale obiettivo sarà quello di organizzare e mobilitare i primi impegni internazionale per la ricostruzione e la riorganizzazione della nazione.
Secondo quanto reso noto dal report della Banca Mondiale nel Fourth Rapid Damage and Needs Assessment (RDNA4), a fine 2024 si contavano 176 miliardi di dollari di danni inferti soprattutto ad abitazioni civili (33% del totale), trasporti (21%) e settore energetico/estrattivo (12%) questi ultimi presi particolarmente di mira, per ovvi motivi, dagli attacchi russi. Considerando le perdite complessive si parlava di una cifra che sfiorava i 590 miliardi di dollari, sempre nel 2024.
Un quadro che, secondo l’istituto internazionale, avrebbe poi richiesto, una volta chiuse le ostilità, un piano di ricostruzione e ripresa non inferiore a 10 anni e con capitali che potrebbero arrivare a 524 miliardi. Il progetto citato dalla Banca mondiale, però, vedeva un disegno anche più ampio caratterizzato, tra le altre cose, dall’integrazione di Kiev nell’Unione europea. Purtroppo le proiezioni citate speravano in una chiusura del conflitto che avrebbe potuto verificarsi nel 2025. Il protrarsi delle ostilità, però, implica necessariamente una revisione al rialzo delle cifre. Revisione che dovrà tenere conto, inevitabilmente, anche di un cambio dei confini attuali delle due nazioni coinvolte.
Dal 24 febbraio 2022, giorno del primo attacco russo, le regioni maggiormente coinvolte, e quindi che necessitano di maggiori capitali per la ricostruzione, sono state quelle di Kharkiv, Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhya e Kherson le stesse di cui la Russia, durante gli incontri del 2 giugno tenutisi ad Istanbul ha chiesto l’annessione ufficiale. Da qui la previsione che, qualora ciò avvenisse, sarebbe proprio Mosca a dover sostenere le spese per la ricostruzione di queste aree.
Intanto il parlamento ucraino, per facilitare l’arrivo di capitali, ha deciso di modificare i parametri che definivano lo stanziamento di fondi: tolta l’esclusività di quelli pubblici, adesso i capitali della ricostruzione potranno gestiti anche attraverso capitali privati e contributi di donatori. La riforma approvata, inoltre, semplifica l’iter di approvazione e amplia i settori che potranno beneficiare degli investimenti.
Tutto ciò mentre dagli USA arriva la notizia di uno stop parziale ad alcune tipologie di armi. Secondo quanto dichiarato dalla vice portavoce della Casa Bianca, Anna Kelly “Questa decisione è stata presa per mettere al primo posto gli interessi americani, a seguito di una revisione da parte del Dipartimento della Difesa dell’assistenza militare fornita dal nostro Paese ad altri Paesi in tutto il mondo”. Un punto di vista che trova d’accordo anche Mosca. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha infatti commentato “Meno armi vengono fornite a Kiev più è vicina la fine del conflitto”.