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Col Covid-19, smartworking, streaming video e gaming online mettono in affanno internet. Ma cresce la nostalgia delle relazioni “di una volta”
Succede sempre così. Quando perdiamo le cose che diamo per scontate, è lì che ci mancano di più: un abbraccio tra amici, il pranzo in famiglia, indossare una cravatta, la messa la domenica, il sushi. Le semplici cose che sembrano banali, improvvisamente diventano eccezionali, ciò che sembra illimitato rivela la sua insufficienza proprio quando serve maggiormente. Ho sempre pensato che le mie nonne fossero inestinguibili, come le Dolomiti del mio amato Trentino, c’erano prima che io nascessi, quindi ci saranno in eterno, finché un giorno ho scoperto che non è così: forse è quando perdi queste certezze davanti alla morte che diventi uomo, che diventi adulto. E come i posti letto in ospedale e gli spaghetti numero 5 sullo scaffale del supermercato, anche la rete dati di internet rivela che esiste un orizzonte. Mark Zuckerberg di Facebook si è detto preoccupato per la tenuta del sistema, poiché sono aumentate, oltre i livelli del giorno di capodanno – ma tutti i giorni – le chiamate video e i video-messaggi su WhatsApp e Messenger. Lo stesso timore aveva spinto, giorni prima, Netflix e Google (per il suo YouTube) a ridurre al formato SD tutti i contenuti presenti in HD, UHD, e 4K, con buona pace di chi paga un abbonamento premium per godere di una visione più performante. Gente a casa annoiata vuol dire anche videogiocatori scatenati, e titoli online come “Call of Duty” e “Fortnite” stanno mettendo a dura prova la tenuta della connessione. Ma anche chi lavora con lo smartworking mette sotto pressione la stabilità dei collegamenti: risultato, nel mondo ogni tre giorni si scambiano mille miliardi di bit al secondo. Proprio ieri, però, l’AD di TIM-Telecom Italia Luigi Gubitosi ha tranquillizzato i mercati, dichiarando che la rete è «molto solida e stabile e può reggere senza problemi il traffico aggiuntivo».
Una soluzione, comunque, ci sarebbe, anzi, ci sarà: si chiama 5G. La prossima generazione di trasmissione dati, a cui sta già lavorando tutto il mondo, Cina capofila, sarà una vera rivoluzione e permetterà di non avere nessun problema di “down” dell’ internet. Inoltre renderà possibile tecnologie come le “smart cities” (città interconnesse), la guida autonoma, la tele-chirurgia (operazioni chirurgiche eseguite con robot in sala operatoria e il medico alle Maldive, grazie a un visore di realtà aumentata), e altre amenità come i droni con riconoscimento facciale (già esistenti ma poco efficaci). Tanti vantaggi, ma qualche difetto. Sono già molte, infatti, le critiche a questo protocollo. La tecnica di realizzazione è vulnerabile a possibili attacchi hacker, ci sono molti dubbi sui danni alla salute umana (tumori, infertilità, malattie neurologiche), anche se non esistono ancora evidenze scientifiche, e in ultimo le preoccupazioni per la privacy: essere tracciati e “inquadrati” vita natural durante non è esattamente il sogno dei più riservati e gli abusi da parte dei big del tech e dell’ecommerce potrebbero moltiplicarsi.
Eppure, per assurdo, in Italia esiste il “digital divide”: 10 milioni (secondo il Censis) non hanno accesso a internet. È il caso di Civitacampomarano, paesino del Molise di 410 abitanti, quasi completamente isolato da internet. Lo street artist Biancoshock ha intervistato i cittadini, che si sono quasi stupiti della domanda: e che problema c’è? Così l’artista ha creato delle installazioni ironiche in paese: una cabina telefonica verde diventa Whatsapp, il negozietto si trasforma in Ebay, la cassetta postale Gmail, la panchina con due vecchiette è Twitter, la zia che dispensa consigli Wikipedia, il bar dove si guarda la partita in tv è YouTube. Forse, alla fine di questa brutta storia, riscopriremo la vera essenza dei rapporti umani: l’umanità.
di: Matteo VALLÉRO
Versione integrale dell’articolo uscito oggi nella rubrica IL CAPITALE sul quotidiano La Verità
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