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Lavoro

Effetto Covid: il turismo è il settore che soffre di più. Tiene l’industria

Maria Lucia Panucci
5 Ottobre 2020
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Vediamo in un anno chi sale e chi scende nel mercato del lavoro È il turismo il settore che più degli altri paga gli effetti della crisi del Coronavirus mentre quello che […]

Vediamo in un anno chi sale e chi scende nel mercato del lavoro

È il turismo il settore che più degli altri paga gli effetti della crisi del Coronavirus mentre quello che ha tenuto meglio è stata l’industria. A dirlo è la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro che nel focus Gli effetti della crisi sull’occupazione: un primo bilancio settoriale ha tracciato un quadro dei settori più colpiti dalla crisi occupazionale e di quelli che, invece, hanno tenuto meglio.

In base ai dati emerge che tra giugno 2019 e giugno 2020 l’industria ha registrato “solo” un calo 10 mila occupati. In affanno, invece, il commercio all’ingrosso e al dettaglio (- 191 mila unità) ed i servizi alle imprese (-103 mila occupati), legati soprattutto alla chiusura di molte attività durante il lockdown e al ricorso allo smart working.

In crisi anche le attività di ricerca, selezione e fornitura di personale che in un anno hanno visto un calo occupazionale del 18,6%; le attività domestiche (-16,7%), amministrative e di supporto alle imprese (-15,7%); noleggio e leasing (-15,2%); produzione cinematografica (-14,9%); ristorazione (-13%). Seguono le attività immobiliari, i servizi per edifici e paesaggio, pubblicità e ricerche di mercato, le telecomunicazioni, commercio al dettaglio e le attività legate all’industria dell’intrattenimento, con perdite occupazionali che oscillano tra il 5% e 10%.

Ma la crisi più grave la paga il settore turistico con una perdita occupazionale di 246 mila unità, di cui 158 mila nei servizi di ristorazione e 88 mila negli alloggi. Per quanto durante la stagione estiva il settore possa aver registrato un lieve recupero, la gravità degli effetti prodotti dalla pandemia, in particolare nel comparto ricettivo, rende poco credibile un recupero occupazionale nel breve-medio periodo. L’elevata stagionalità dell’occupazione in questo ambito ha inoltre determinato la cessazione di molti contratti a termine e il sostanziale abbattimento delle assunzioni. Complessivamente la crisi del settore ha contributo a determinare il 29,3% delle perdite occupazionali tra giugno 2019 e 2020. 

In controtendenza con l’andamento generale, è il comparto costruzioni, cresciuto di 20 mila occupati (+1,5%), soprattutto per il completamento di alcune opere o la ristrutturazione di alcune attività alla ripresa. Vanno bene anche i servizi legati alla fornitura di energia elettrica, che hanno segnato un balzo in avanti del 12,2%; i servizi di informazione (9,8%) e la ricerca scientifica (8,2%). Cresce anche la filiera legata alle tecnologie e al digitale, come riparazione di computer per casa e uso personale (+8,2%) e la fabbricazione di pc e prodotti dell’elettronica (8,2%), la programmazione e consulenza informativa (+3,9%): settori che hanno beneficiato dell’ampio ricorso alle tecnologie durante il lockdown. Anche i servizi personali, come parrucchieri, estetisti, lavanderie, hanno registrato un piccolo balzo in avanti (+2,2%), così come la produzione di prodotti farmaceutici (+7,1%).

di: Maria Lucia PANUCCI

FOTO: ASKANEWS

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