Una delle ipotesi del nuovo Esecutivo è quella di rinforzare i meccanismo del prestito d’onore
Oltre alla borsa di studio in Italia è previsto anche il prestito d’onore per gli studenti, nonostante venga utilizzato molto meno. Uno dei timori che portano le famiglie a non propendere per questa soluzione è il fatto di non poterlo ripagare non avendo la certezza di trovare immediatamente un lavoro dopo la laurea.
Il prestito d’onore è il “finanziamento per li studenti che hanno bisogno di essere sostenuti durante gli studi” sia universitari, sia corsi post diploma o master. Chi ottiene questo prestito ha tempo due anni dal conseguimento del titolo per ripagare il finanziamento. Per ottenerlo le uniche garanzie richieste di aver concluso le superiori con una determinata media, generalmente è di almeno 70/100.
A criticare il modello sono in molti, tra cui la coordinatrice dell’associazione studenti Link, Virginia Mancarella: «l’esperienza anglosassone ci mostra come questi non costituiscano un’agevolazione del percorso formativo, ma al contrario l’opprimono». I detrattori puntano il dito sull’indebitamento precoce e il rischio di rendere impossibile ai giovani di vivere in maniera autonoma finché non è ripagato il debito.
Anche Diego Vollaro, dell’Unione degli universitari, è critico nei confronti di uno strumento che “ha la pretesa di tutelare il diritto allo studio, ma in concreto non è che è un rimandare a una successiva fase della vita il pagamento dell’università“.