Attualmente il debito mondiale è in fase di aumento record, proprio mentre i tassi di interesse registrano un rialzo continuo
«Con le condizioni finanziarie ai livelli più restrittivi dalla crisi finanziaria del 2008-2009, una stretta creditizia provocherebbe tassi di insolvenza più elevati e si tradurrebbe in un maggior numero di ‘aziende zombie’ (aziende che guadagnano quel tanto per riuscire a continuare ad operare e pagare gli interessi sul debito ma non per estinguerlo), che, tra l’altro, già si avvicinano a circa il 14% delle società quotate negli Stati Uniti» ad affermarlo sempre l’IIF nel suo rapporto trimestrale Global Debt Monitor.
L’organizzazione ha inoltre fatto notare che l’invecchiamento della popolazione, l’aumento dei costi sanitari e le problematiche finanziarie legate ai cambiamenti climatici stanno esercitando pressioni sui bilanci del governo. A questo si dovrà aggiungere anche la spesa per la difesa e le armi, spesa derivante dall’aumento delle tensioni geopolitiche, che potrebbero potenzialmente influenzare il profilo di credito sia dei governi che delle aziende.
«Se questa tendenza continua, avrà conseguenze significative per i mercati del debito a livello internazionale, in particolare se i tassi di interesse rimarranno più alti ancora a lungo».
«Sebbene i recenti fallimenti bancari appaiano più idiosincratici che sistemici – e le istituzioni finanziarie statunitensi abbiano un debito molto inferiore (78% del PIL) rispetto al periodo precedente alla crisi del 2007/8 (110% nel 2006) – la paura del contagio ha provocato un aumento significativo dei prelievi di depositi dalle banche regionali statunitensi».
Partendo da questo presupposto e considerando il ruolo centrale delle banche regionali nel sistema di credito degli Stati Uniti, le preoccupazioni per la loro liquidità potrebbero tradursi in una forte contrazione dei prestiti ad alcuni segmenti, comprese le famiglie e le imprese.
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