Medici e infermieri oggi in sciopero. A rischio 1,5 milioni di prestazioni
In Italia cresce la povertà sanitaria. Sono 427 mila le persone che hanno dovuto chiedere aiuto a una delle realtà assistenziali convenzionate con Banco Farmaceutico per ricevere gratuitamente farmaci e cure. Si tratta di un dato in aumento del 10,6% rispetto al 2022. È quanto emerge dall’11esimo Rapporto Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci, presentato da Banco Farmaceutico e Aifa, secondo cui gli italiani fanno sempre più fatica a potersi permettere le cure mediche, anche le più basilari.
In 6 anni (2017-2022) la spesa farmaceutica a carico delle famiglie è cresciuta di 1,84 miliardi di euro (+22,8%). A sostenere l’aumento sono tutte le famiglie, anche quelle povere, che devono pagare interamente il costo dei farmaci da banco a cui si aggiunge (salvo esenzioni) il costo dei ticket.
«Quest’anno – ha dichiarato Sergio Daniotti, presidente della Fondazione Banco Farmaceutico Ets – ci preme sottolineare che tante persone in condizioni di povertà non riescono ad accedere alle cure non solo perché non hanno risorse economiche, ma anche perché, spesso, non hanno neppure il medico di base, non conoscono i propri diritti in materia di salute, o non hanno una rete di relazioni e di amicizie che li aiuti a districarsi tra l’offerta dei servizi sanitari”. A compromettere lo stato di salute di chi è economicamente vulnerabile, contribuisce la rinuncia a effettuare visite specialistiche, che è cinque volte superiore al resto della popolazione».
E per oggi è stato indetto uno sciopero nazionale di 24 ore dei medici, dirigenti sanitari e degli infermieri che potrebbe portare alla cancellazione di 1,5 milioni di prestazioni sanitarie. Lo stima il sindacato dei medici ospedalieri Anaao Assomed, precisando che sono a rischio tutti i servizi, compresi gli esami di laboratorio, gli interventi chirurgici (circa 30mila quelli programmati che potrebbero essere rinviati), le visite specialistiche (180mila) e gli esami radiografici (50mila). Saranno comunque garantite le prestazioni d’urgenza. Sono almeno cinque le ragioni della protesta: assunzioni di personale, detassazione di una parte della retribuzione, risorse congrue per il rinnovo del contratto di lavoro, depenalizzazione dell’atto medico, cancellazione dei tagli alle pensioni.