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Economia

L’impatto (e l’importanza) del PIL sull’economia

Rossana Prezioso
10 Dicembre 2023
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Quello del PIL è uno degli indicatori economici più famosi. Ma cosa si intende per PIL? I recenti dati sul PIL hanno visto una Germania in difficoltà e, dall’altra parte, […]

Quello del PIL è uno degli indicatori economici più famosi. Ma cosa si intende per PIL?

I recenti dati sul PIL hanno visto una Germania in difficoltà e, dall’altra parte, un’Italia che è riuscita ad evitare, seppur di poco, la recessione tecnica. ma cos’è il PIL e perchè è così importante per l’economia? Lo abbiamo chiesto a Pierre Veyret – Analista tecnico, ActivTrades

Quello del PIL è uno degli indicatori economici più famosi. Ma cosa si intende per PIL?

«Il PIL di un paese è la prima misura dell’attività economica e della salute di un paese. Totalizza il valore corretto per l’inflazione di tutti i beni e servizi prodotti da un paese in un anno. Tenendo questo in mente, confrontare altri dati economici come il debito (governativo, aziendale ecc…) o le partite correnti aiuta a mettere questi numeri nella prospettiva del quadro economico generale di un paese. Ad esempio, il debito pubblico non è che un semplice numero espresso in USD, EUR, GBP e così via, ma confrontarlo con il PIL fornisce agli economisti e agli analisti una migliore comprensione di quanto sia grande questo numero rispetto all’attività economica complessiva, aiutando quindi in modo significativo nella valutazione della salute economica di un paese».

L’Italia, spesso vista come anello debole in Europa, ha evitato per un soffio la recessione tecnica, a differenza di quanto è successo in Germania da sempre considerata la locomotiva economica d’Europa. Cosa sta succedendo nelle due nazioni?

«Mentre il contesto di tassi di indebitamento più elevati combinato con l’aumento dei costi energetici sembra colpire tutti i paesi europei, ci sono alcune differenze strutturali che spiegano perché l’Italia si comporta leggermente meglio della Germania. L’industria principale dell’Italia è il settore del lusso, così come la Francia, che è appunto rimasta molto resiliente per tutto il 2023. Con partner commerciali forti come Francia e Stati Uniti, l’Italia non ha dovuto affrontare gli stessi problemi della Germania. L’industria principale della Germania si concentra attorno all’ingegneria meccanica, automobilistica, chimica ed elettrica, con la Cina come uno dei maggiori partner commerciali. Data la mancanza di domanda cinese di beni tedeschi, a causa delle prospettive economiche incerte nella regione, la nazione si trova ora ad affrontare diverse sfide che hanno portato alla situazione di recessione che conosciamo. Oltre a una minore domanda internazionale, l’economia tedesca soffre anche di importanti problemi strutturali non rilevanti per l’Italia, come l’aumento delle imposte sulle società, le scarse infrastrutture digitali e una maggiore dipendenza dall’energia russa (che è aumentata significativamente dall’inizio del conflitto militare con l’Ucraina)».

Secondo gli ultimi dati dell’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, le stime sul PIL mondiale ed anche su quello italiano sono in calo. Guardando all’Italia, però, si registra anche una diminuzione dell’inflazione. É possibile fare un commento su questi dati apparentemente contrastanti?

«Le proiezioni del PIL stanno diminuendo quasi ovunque, il che non sorprende dopo le campagne di stretta monetaria senza precedenti a cui abbiamo assistito. Anche se si ritiene ormai che il ciclo di stretta sia prossimo alla fine, i tassi rimangono elevati nell’Eurozona e questo scoraggia l’accesso al credito per famiglie e imprese, incidendo negativamente sulle proiezioni del PIL. Inoltre, l’inizio di un approccio più accomodante da parte della BCE richiederà tempo per farsi strada tra i diversi strati dell’economia, e l’effetto di ciò si tradurrà in un impatto ritardato sul PIL. Infine, l’inflazione sta effettivamente scendendo, ma ciò significa solo che i prezzi stanno accelerando meno rispetto a quanto ci si era abituati. Ciò non significa che stiano effettivamente scendendo».

4) Gli USA, invece, non sembrano avere problemi con una crescita che da luglio a settembre ha visto un +5,2% secondo le stime del Dipartimento del Commercio, ben oltre il 4,9% delle previsioni. Cosa c’è alla base di questa crescita?

«La risposta breve è che l’America è in guerra. Gli Stati Uniti hanno sbloccato ingenti risorse di spesa per le loro guerre sia nell’Europa orientale che, più recentemente, in Medio Oriente. Vengono conteggiati positivamente gli aiuti finanziari inviati ai paesi alleati, le munizioni e la produzione di armi che influiscono positivamente sul PIL pro capite».

Anche l’altra grande potenza mondiale, la Cina, vede un PIL che nel terzo trimestre ha battuto le attese arrivando a +4,9%. Risulta, però, in costante rallentamento rispetto al 6,3% del trimestre precedente, nonostante i vari stimoli messi in atto dal governo centrale, rallentato anche dai noti problemi sul settore immobiliare. Quali sono le altre zavorre che lo stanno trattenendo?

«La Cina si trova ad affrontare molte sfide importanti. La mancanza di riforme strutturali e politiche, i persistenti problemi di corruzione, le terribili conseguenze demografiche della politica del figlio unico (invecchiamento della popolazione, mancanza di forza lavoro, ecc…), l’elevato tasso di disoccupazione giovanile, le preoccupazioni ambientali sono tra le ragioni che scoraggiano gli investitori ad aumentare la propria esposizione ai mercati cinesi».

Da non dimenticare, conclude Veyret, anche le questioni economiche/sociali/geopolitiche (Taïwan, Stati Uniti).

  • pil

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