Dati contrastanti giungono dal commercio in Malesia. Le esportazioni di febbraio diminuiscono inaspettatamente. Secondo i dati forniti dal governo oggi sono calate dello 0,8% su base annua, mentre un sondaggio Reuters aveva stimato un aumento delle esportazioni del 2,4%.
Le importazioni sono cresciute dell′8,4% su base annua, più di quanto stimato da un sondaggio Reuters di un aumento del 7,8%.
I dati mostrano anche che il surplus commerciale della Malesia era pari a 10,9 miliardi di ringgit (2,31 miliardi di dollari) a febbraio, in calo del 44,4% rispetto all’anno precedente.
La Malesia si può considerare una delle economie più aperte ed in espansione del sud-est asiatico, come dimostra il crescente flusso di investimenti provenienti in primis dai Paesi dell’Asia orientale (in particolare Cina, Indonesia, Giappone, Singapore e Corea) ma in misura crescente anche da Stati Uniti e Paesi UE. L’economia vanta due primati mondiali assoluti e ben consolidati: quello della produzione di caucciù, il cui volume annuo si avvicina alla metà del volume complessivo mondiale, e quello della produzione di stagno, anch’esso quasi la metà del totale mondiale. Lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi del Sarawak e del Sabah ha consentito l’autosufficienza energetica del paese (logicamente in rapporto al suo limitato sviluppo industriale). Tra le attività più produttive ricordiamo la coltura, soprattutto quella del riso, seguono poi la manioca, il mais, le patate e le patate dolci, i frutti tropicali, soprattutto l’ananas, caffè, cacao, arachidi, palme da cocco, palme da olio, pepe e altre spezie. I principali giacimenti di stagno si trovano nel Perak, nel Johor, nel Pahangh e presso Kuala Lumpur. Altre risorse minerarie sono i minerali di ferro, oro, bauxite, manganese e tungsteno.