Secondo il presidente della Federal Reserve di Saint Louis Alberto Musalem eventuali tagli ai tassi di interessi dovrebbero arrivare solo dopo mesi e addirittura trimestre di Cali continuati dei dati dell’inflazione.
«Dovrò avere un periodo di inflazione favorevole, di moderazione della domanda e di espansione dell’offerta prima di essere sicuro che una riduzione dell’intervallo obiettivo per il tasso dei fondi federali sia appropriata. Queste condizioni potrebbero richiedere mesi, e più probabilmente trimestri, per realizzarsi».
Nella riunione politica della scorsa settimana, la Fed ha mantenuto il suo tasso nell’intervallo 5,25-5,50%, invariato negli ultimi 11 mesi, nel tentativo di mantenere la pressione sull’economia per riportare l’inflazione al tasso obiettivo del 2%.
Lo stesso presidente non ha escluso ulteriori aumenti del costo del denaro nel caso in cui si verifichi un blocco dell’inflazione ad un livello significativamente più alto del 2%, ovvero del target fissato dalla Federal Reserve o, peggio ancora, il costo della vita si trovi a dover aumentare di nuovo, opzione non ritenuta tra le più probabili.
“Credo che la politica monetaria stia continuando a esercitare una pressione al ribasso sulla domanda aggregata e sull’inflazione. Percepisco anche una certa incertezza sul grado di restrittività”, ha detto, notando che le condizioni finanziarie “sembrano accomodanti per alcuni settori dell’economia, mentre sono restrittive per altri”.
Gli fanno eco le parole della presidente della Federal Reserve Bank di Dallas, Lorie Logan secondo cui sebbene i dati sull’indice dei prezzi al consumo di maggio siano stati una buona notizia ci vorranno ancora diversi mesi per avere un’inflazione diretta verso il target del 2%. Per questo motivo, oltre ad una politica paziente, la Fed adotterà un approccio basato per lo più sull’osservazione dei dati.