A differenza di quanto si potrebbe pensare il turismo, settore particolarmente importante in Italia, registra un tasso di default relativamente alto, oltre al 4% (4,1%) che a partire dalla fine del 2022 si è mantenuto stabile, senza scendere. Una dimostrazione della rischiosità del comparto superiore rispetto alla media delle società di capitali italiane ferme al 2,6%. La conferma arriva da CRIF Ratings che ha analizzato l’andamento del credito in termini di erogazioni e rischiosità e le performance delle imprese dal punto di vista dei pagamenti commerciali.
Dall’analisi per micro-settori la voce ristorazione/bar è quella con i numeri più alti con un tasso di default di circa il 5%.
“Le imprese del settore del turismo hanno visto negli ultimi anni un’importante crescita del fatturato, beneficiando dell’aumento dei flussi turistici sia nazionali che esteri. Nonostante tale fenomeno positivo, a livello di rischiosità creditizia il settore si colloca su livelli superiori alla media, scontando un contesto di mercato fortemente competitivo e uno scenario macroeconomico incerto e complesso sia a livello nazionale che globale. Quest’ultimo continuerà a influenzare la rischiosità del settore anche nel 2024, con tassi di default attesi in crescita per fine anno”, commenta Luca D’Amico, CEO di CRIF Ratings.