Secondo quanto si legge nei verbali dell’ultima riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) del 17 e 18 luglio 2024 la volontà di mantenere i tassi invariati era la posizione di “tutti i membri” del board anche in virtù di alcune misure dell’inflazione che avevano sottolineato un aumento a maggio a causa di fattori una tantum. Di fondo, però, la maggior parte dei dati era invece rientrata già nel periodo di giugno.
“Questi sviluppi suggerivano che l’ultimo miglio della disinflazione era più impegnativo e che il compito di riportare l’inflazione in modo sostenibile all’obiettivo del 2% non era ancora assicurato, nonostante i significativi progressi compiuti”.
Da qui la necessità, nell’ambito di una azione più ampia sul fronte delle politiche monetarie, di attendere altri dati a settembre e ne frattempo adottare “Un approccio così cauto”, ”particolarmente giustificato date le incertezze prevalenti sull’evoluzione di salari, profitti, produttività e inflazione dei servizi – si legge nelle minute – Tutti questi avrebbero avuto bisogno di ulteriore monitoraggio e valutazione man mano che arrivavano nuovi dati per ottenere maggiore fiducia nelle prospettive di inflazione”.
“La riunione di settembre è stata ampiamente considerata un buon momento per rivalutare il livello di restrizione della politica monetaria – viene sottolineato – Tale riunione dovrebbe essere affrontata con una mente aperta, il che implicava anche che la dipendenza dai dati non equivaleva a concentrarsi eccessivamente su dati specifici e singoli”.