Luna di miele alla fine per Elon Musk e Donald Trump. Dopo le dimissioni dal DOGE del miliardario sudafricano salgono le tensioni nell’ex dinamico duo con Musk che avrebbe intenzione anche di fondare un proprio partito. Dopo aver postato l’idea sul suo profilo X ed aver ricevuto l’84% dei pareri favorevoli tra tutte le interazioni registrate, Musk sembrerebbe intenzionato a passare all’azione forte dei 3 anni e mezzo di tempo della presidenza Trump che userà per creare (forse) il suo partito. Inoltre avrebbe sottolineato che senza il contributo dei suoi finanziamenti alla campagna elettorale di Trump, ora l’inquilino della Casa Bianca sarebbe stato un altro. Da parte sua il presidente risponde minacciando di tagliare tutti i contratti governativi con le aziende di Musk ma, paradossalmente, non è questo il risvolto più sensazionale.
Di queste ore le accuse di Musk secondo cui il nome di Trump risulterebbe negli elenchi dei “clienti” del finanziere Jeffrey Epstein, a centro di uno scandalo sessuale. Accuse alle quali il tycoon non ha ancora formalmente risposto limitandosi ad accusare a sua volta Musk di aver lasciato il DOGE dopo aver incassato un sostanziale rifiuto per finanziamenti verso il settore delle auto elettriche. Stando alla versione di Trump, infatti, la strategia del DOGE puntava a tagli anche per voci come le auto elettriche nelle quali la Tesla di Musk è protagonista. Non solo, secondo Trump, inoltre, Musk era a conoscenza della riforma fiscale che è in fase di approvazione al Congresso e che lo stesso Musk ha recentemente criticato definendola “un abominio che porterà gli Stati Uniti alla bancarotta”. Alla base delle critiche, come detto, anche il taglio dei fondi per i veicoli elettrici (Tesla e SpaceX su tutti).
Il piano del presidente Trump in realtà si riallaccia ad una sua precedente riforma già approvata nel 2017, durante il suo primo mandato. La sua “nuova versione” promette di tagliare ulteriormente le tasse e le spese puntando, per la copertura, su voci che molti dei rappresentanti al Congresso (repubblicani compresi) ritengono non affidabili ed incerte. Una di questa, ad esempio, è la “prevista” crescita economica futura.
Guardando al bilancio la paura è quella di poter appesantire il già elefantiaco deficit pubblico di oltre tre miliardi (3,3 miliardi di euro).
Le critiche di Musk arrivano poco dopo il suo addio al DOGE, l’organismo il cui compito era la riorganizzazione e la riduzione della spesa pubblica statunitense compreso il taglio dei posti di lavoro federali. Il miliardario sudamericano ha anche annunciato, tra le altre cose, di voler dedicare il suo tempo alle sue aziende limitando al massimo l’attenzione verso un nuovo possibile ruolo politico “solo se ci sarà reale motivo”. Il lavoro di Musk al DOGE ha portato a 200.000 licenziamenti e risparmi che non sono andati oltre i 175 miliardi invece dei 2 trilioni previsti.
Intanto i primi progetti stanno tornando sul tavolo di Musk. Se da un lato Starship deve combattere a fasi alterne con problemi tecnici, dall’altra il suo fondatore punta verso Marte a cui pensa di arrivare già nel 2026 anche se, allo stato attuale della tecnologia, le probabilità sono solo del 50%. Non solo ma una volta stabilito l’attracco, a ruota potrebbero nascere vari progetti negli anni successivi. Tra il 2028 e il 2029 si potrebbe già organizzare una serie di lanci pert il trasporto di infrastrutture ed esseri umani.
Musk sembra voler tornare a curare anche uno dei suoi grandi amori, ovvero X la piattaforma (ex Twitter) che presto potrebbe trasformarsi in un’app totale chiamata Xchat in stile Whatsapp ma il cui scopo sarebbe quello, sul lungo periodo, di inglobare anche pagamenti ed altri servizi per gli utenti sfruttando anche il sistema crittografico.
Il ritorno di interesse di Musk alle sue aziende potrebbe essere utile anche a Tesla che recentemente ha riportato un calo del 71% negli utili trimestrali.
Recentemente il New York Times aveva ipotizzato un possibile e sistematico uso di droghe da parte di Musk durante la campagna elettorale di Trump, campagna per la quale il magnate sudafricano avrebbe speso oltre 300 milioni di dollari per sostenere il suo amico Trump. Alle insinuazioni del NYT Musk ha risposto affermando di essere vittima di un attacco mediatico. In particolare, secondo la tesi del giornale che si avvale anche di documenti legali e prove fotografiche, Musk avrebbe fatto uso di ketamina, ecstasy e funghi allucinogeni oltre a vari tipi di stimolanti. L’unica ammissione di Musk è stata quella di aver provato ketamina qualche anno fa e solo su prescrizione medica.