
Boom di speculazioni sui prezzi. Crollano gli appalti
Per fronteggiare l’ emergenza sanitaria legata al Coronavirus lo Stato ha già speso tre miliardi di euro per guanti, mascherine e gel, i dispositivi considerati essenziali per la protezione personale (anche se l’Oms ora dice che i guanti non servono). Di questo bel gruzzoletto, la maggior parte, oltre due miliardi, sono stati spesi nel periodo più critico della pandemia fra il primo marzo e gli inizi di aprile. La spesa maggiore ha riguardato la fornitura dei dispositivi di protezione individuale (dpi), che da sola rappresenta quasi il 70% del totale: mascherine, guanti, camici e visiere. Per i tamponi lo Stato ha sborsato circa 100 milioni, per i ventilatori e l’ossigenoterapia quasi 400, per i disinfettanti più di 45. A riportare questi numeri è stata l’Anac – Autorità Nazionale Anticorruzione che ha presentato al Parlamento la sua relazione annuale, evidenziando come l’Italia non fosse affatto preparata alla pandemia.
La spesa è stata gestita per il 39% del totale dalle amministrazioni centrali e per il 61% a livello regionale. Quella direttamente riferibile agli enti locali, il 4,5%.
Tra le criticità legate all’attuale emergenza l’Anac segnala anche l’abnorme lievitazione dei prezzi rispetto a quelli riconoscibili ante emergenza e la loro forte variabilità sul territorio nazionale e scostamento nella qualità e quantità delle forniture rispetto alle caratteristiche richieste. Tutti aspetti che bisognerà tenere ben presenti visto che la spesa per il contrasto all’epidemia continuerà a impegnare somme consistenti di denaro pubblico.
Nel primo quadrimestre 2020 gli appalti sono scesi del 24% per numero e del 33% in valore, pari a 18,6 miliardi in meno. La Regione più colpita è la Lombardia (-63%, pari a una flessione di circa 10 mld), mentre alcune Regioni nello stesso periodo hanno fatto addirittura registrare dati positivi, come il Lazio (+14%, pari a 550 mln). Lo sottolinea sempre l’Anac precisando che a causa dell’emergenza sanitaria 22 mila procedure di gara, per un valore di 23 miliardi, non sono ancora state “perfezionate” (ovvero non è stato pubblicato il bando o la lettera di invito). Dal momento che il tasso di perfezionamento delle procedure si aggira attorno al 90%, è possibile ipotizzare che i dati definitivi, sia a livello nazionale che locale, saranno assai meno negativi di quanto appaiano attualmente. Sarà a ogni modo possibile avere il quadro completo sull’andamento del mercato solo nelle prossime settimane.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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