
I commercialisti minacciano lo sciopero e Confcommercio prevede la chiusura per molte aziende ma il Mef non torna sui suoi passi
Nessuna nuova proroga dei versamenti delle imposte. Con il no del Mef all’ipotesi di un ulteriore rinvio a settembre dei versamenti degli acconti e dei saldi delle imposte sui redditi in autoliquidazione, già fatti slittare a causa della pandemia, parte oggi il tax day: una vera e propria maratona che interesserà 4,5 milioni di contribuenti che fino al prossimo 31 luglio dovranno fare i conti con ben 142 scadenze.
Quello di oggi è un lunedì nero: 51 sono i versamenti previsti. Si va dall’Irpef (saldo 2019 e acconto 2020), all’Ires (saldo 2019 e acconto 2020), all’Irap (saldo 2019 e acconto 2020) e l’Iva periodica e il saldo 2019 della cedolare secca e il primo acconto 2020. Al via anche il pagamento del diritto annuale alla Camera di Commercio, all’imposta di bollo sulle fatture elettroniche emesse nel secondo trimestre 2020. E poi versamento delle imposte e contributi previdenziali e assistenziali sulla base della dichiarazione dei redditi per titolari di partita Iva e soci di società.
Ma non è finita qui. Entro il 30 luglio sono previsti altri 65 versamenti. Il 27 luglio bisognerà trasmettere gli elenchi Intrast del secondo trimestre 2020 e mensili di giugno 2020. È fissata per il 30 luglio la scadenza del versamento delle imposte dovute sulla base della dichiarazione dei redditi soggetti diversi dai titolari di partita Iva con maggiorazione dello 0,4%.
Infine, il 31 sarà la volta di altri 26 versamenti: si va dalla presentazione del modello per il rimborsi Iva trimestrale e quello per le operazioni effettuate con l’estero nel secondo trimestre 2020 al versamento del canone Rai per chi non può riceverlo con la bolletta.
I commercialisti sono sul piede di guerra e promettono uno sciopero se il Governo non prenderà seri provvedimenti. Anche Confcommercio sottolinea la necessità di prorogare le scadenza fiscali a causa della grave crisi di liquidità in cui versano le imprese. «Abbiamo segnalato nei giorni scorsi quanto siano severi i dati sull’andamento dei consumi: una caduta su base annua, a giugno, del 15% e di quasi il 30% nel complesso del secondo trimestre. Sono dati che rendono chiaro quanto sia difficile la situazione e quanto sia profonda la crisi di fatturato e di liquidità – sottolinea l’associazione. – Bisogna trarne le conseguenze intanto riaprendo i termini per i versamenti di saldo e acconto almeno fino al 30 settembre e prevedendo poi, in riferimento alle ulteriori scadenze fiscali di settembre, moratorie fiscali più ampie e inclusive. Se così non fosse, il rischio chiusura si rafforzerebbe. E il suo impatto diretto e indiretto sulla finanza pubblica sarebbe ben maggiore di quello derivante dalla proroga delle scadenze fiscali».
Nonostante le polemiche, il Mef sembra deciso a non ritornare sui suoi passi, anche perché un ulteriore proroga creerebbe un ingorgo fiscale a settembre. «Il Governo aveva già rinviato le scadenze ordinarie del 30 giugno e del 30 luglio con maggiorazione dello 0,4%, rispettivamente al 20 luglio e al 20 agosto ma un ulteriore slittamento a settembre avrebbe bloccato un flusso di cassa per oltre 8 miliardi», ha spiegato il sottosegretario all’Economia, Alessio Villarosa.
Insomma non sembrano esserci molte aperture: bisogna mettere mano al portafoglio e trovare i soldi per stare in regola con il fisco.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: AGI
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