
Accessi poco controllati e password assenti sono i grandi nemici della sicurezza aziendale
Il 37% dei dipendenti italiani usa i propri dispositivi personali per accedere a documenti aziendali: è il resoconto di un’indagine condotta da Trend Micro sulla cybersecurity in Italia.
Le abitudini dei dipendenti sono cambiate molto nell’ultimo periodo: è aumentata la percentuale di lavoratori da remoto a causa dell’emergenza sanitaria e questo ha reso più delicato l’argomento della sicurezza aziendale, perché il router domestico è molto meno sicuro di quello aziendale. «Il fatto che molti lavoratori da remoto utilizzino il proprio dispositivo per accedere ai dati e ai servizi aziendali suggerisce l’assenza di consapevolezza dei rischi associati a questo tipo di comportamento – spiega la dottoressa Linda K. Kaye, Cyber Psicologa Accademica all’Università Edge Hill. – Corsi di formazione di cybersecurity, che tengano in considerazione le differenze tra gli utenti, i livelli di conoscenza e l’attitudine al rischio, aiuterebbero a mitigare le minacce».
Perché è così pericoloso non sapere a cosa si va incontro collegandosi alla rete domestica con il laptop aziendale oppure aprendo documenti riservati dal proprio cellulare? Perché un criminale informatico potrebbe sfruttare il percorso dal router domestico, tramite il pc o lo smartphone, fino alla rete It della società, per accedere a documenti riservati. Questa minaccia cresce nel momento in cui milioni di lavoratori in tutto il mondo si connettono alle reti da remoto, cosa che è accaduta durante il lockdown e che probabilmente continuerà a succedere con l’affermarsi dello smart working.
È fondamentale che ogni lavoratore sia informato e reponsabile perché la sicurezza parte dai piccoli gesti: per esempio inserire una password di accesso sul proprio personal computer.
di: Micaela FERRARO
FOTO: ANSA
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