
Ha confessato che è stato un errore di dosaggio ad aver permesso di raggiungere l’efficacia al 90% del suo principio attivo
Non si placano i dubbi sulla validità effettiva del vaccino AstraZeneca. Il candidato formulato in collaborazione con l’università di Oxford è finito sotto la lente d’ingrandimento dopo che il capo del programma statunitense Operation Warp Speed ??ha svelato che il farmaco aveva mostrato il suo più alto livello di efficacia nella popolazione più giovane (ne abbiamo parlato qui).
Ora ad alimentare le polemiche sono le parole di Pascal Soriot, numero uno della società farmaceutica produttrice AstraZeneca che, in un’intervista concessa a Bloomberg, ha ammesso che il vaccino richiede “studi supplementari” dopo che sono emersi dubbi sull’efficacia del siero per via della modalità di somministrazione dei testi clinici. «Ora che abbiamo trovato quella che sembra una migliore efficacia, dobbiamo convalidarlo, quindi dobbiamo fare uno studio ulteriore», ha detto Soriot. Ma secondo lui tutto questo non deve mettere in alcun modo in discussione la validità del farmaco.
Ed invece la discussione c’è eccome. Pare che l’errore sia consistito nel fatto che una piccola tranche dei volontari (2.300) ha ricevuto, senza averlo programmato, la prima dose dimezzata e la seconda, nel richiamo il mese successivo, intera; l’altra parte dei volontari (8.900 persone) invece ha ricevuto entrambe le dosi per intero subito. L’efficacia del prodotto sul primo gruppo è stata del 90% e nel secondo del 62%.
Secondo Moncef Slaoui, capo di Operation Warp Speed, il programma federale americano per lo sviluppo dei vaccini, il gruppo che ha ricevuto prima la mezza dose e poi quella intera era composto da persone con meno di 55 anni, quindi una fascia giovane, con minori rischi di sviluppare il Covid. AstraZeneca e Oxford non hanno però rivelato le fasce d’età dei campioni di volontari. Secondo alcuni analisti, come Geoffrey Porges dei Svb Leerink, il fatto che AstraZeneca “abbia provato ad abbellire i suoi risultati” riduce le probabilità che le autorità americane gli diano il via libera per l’uso emergenziale, visto che la dose ottimale di vaccino è stata somministrata solo a 2.300 persone.
Gli scienziati hanno affermato di non essere ancora in grado di spiegare completamente perché la mezza dose abbia fornito una protezione migliore, ma hanno detto che potrebbe essere che inneschi il sistema immunitario in modo diverso. «E’ possibile che somministrare una piccola dose di vaccino per iniziare e successivamente una maggiore sia un modo migliore per mettere in azione il sistema immunitario», ha spiegato Sarah Gilbert, professoressa dell’Università di Oxford, impegnata nella ricerca, ricordando però che non ci sono precedenti di una somministrazione di altri vaccini in questo modo. Non è ancora chiaro, inoltre, se la differenza è nella qualità o nella quantità della risposta immunitaria.
Oltre al dosaggio, sono emerse differenze anche nei protocolli dei trial condotti in diversi Paesi, per esempio tra Regno Unito e Brasile, rendendo quindi ancora più difficile poter pensare di combinare i vari dati in un unico ed affidabile risultato sull’efficacia del vaccino.
Insomma i dubbi sono tanti, così come in tanti hanno cominciato ad allontanare le proprie speranze riposte proprio su questo vaccino che sembrava essere uno dei più quotati nella lotta al Covid.
di: Maria Lucia PANUCCI
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