
Secondo l’accusa si intascava buona parte degli stipendi di almeno due dei suoi assistenti. La cifra contestata e sottoposta a sequestro è di 525 mila euro
Truffa all’Ue. Finisce nella bufera l’ex europarlamentare di Forza Italia Lara Comi che, in solido con altri cinque indagati, è accusata di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Secondo la richiesta della Procura di Milano, accolta dal giudice, buona parte degli stipendi di almeno due dei suoi assistenti sarebbe stata intascata dalla stessa Comi. La cifra contestata e sottoposta a sequestro è di 525 mila euro e copre i due mandati svolti dalla Comi a Bruxelles, dal 2009 al 2019. Secondo l’accusa gli indagati avrebbero incassato i finanziamenti del Parlamento Europeo dichiarando un’attività di assistenza all’ex politico di Forza Italia che in gran parte non sarebbe stata realizzata, per poi retrocedere buona parte delle somme alla stessa Laura Comi e al padre. «Il gruppo avrebbe indotto in errore il Parlamento Europeo in ordine ai contratti stipulati e all’attività lavorativa prestata dall’assistente locale nominato dall’europarlamentare Laura Comi – si legge nel capo di imputazione indicato nel decreto di sequestro – procurandosi un ingiusto profitto con correlativo danno per l’istituzione comunitaria, consistente nei contributi erogati dal Parlamento per l’attività contrattualizzata, effettivamente prestata solo in minima parte».
Due gli episodi contestati. Il primo riguarda una truffa di 104 mila euro. Qui la persona assunta in modo “fittizio” è Giovanni Enrico Saia anche lui indagato. Come indagato è il cosiddetto “terzo erogatore” e cioè colui che riceveva il denaro pubblico. Si tratta di Gianfranco Bernieri che, secondo l’accusa, per la sua attività illecita avrebbe intascato oltre 400 mila euro. Secondo gli investigatori gli assegni venivano sistematicamente consegnati nelle mani di Lara Comi e del padre in alcune buste tenute in cassaforte.
Un secondo contratto di collaborazione sotto inchiesta, per il quale la procura ha ottenuto un sequestro di 421 mila euro, è quello a favore di Maria Carla Ponzini, assunta come assistente locale di Comi nel settembre 2010 fino al giugno 2015. Ponzini, che è anche moglie del terzo erogatore Bernieri, spiega di “non aver mai svolto in passato analoghe attività lavorative”. «Ho accettato pur sapendo di non aver mai ricoperto in passato un incarico del genere, e non averne le competenze. In particolare – ammette Ponzini – mi è stato fatto un contratto di assunzione, ma non ricordo nel dettaglio la tipologia». Secondo l’accusa Bernieri trasferiva una parte minore dello stipendio alla moglie, mentre la maggior parte del denaro finiva nelle tasche della Comi.
Duro l’atto d’accusa della procura: Comi avrebbe “in modo sistematico e assolutamente spregiudicato piegato a fini personali il proprio ufficio pubblico, commettendo una serie di illeciti allo scopo di drenare denaro dalle casse dell’Unione Europea in proprio e in favore altrui, sfruttando a questo scopo tutti i possibili canali derivanti dal proprio ruolo”.
Il provvedimento di questo sequestro è parte di un’indagine partita dall’inchiesta Mensa dei poveri, che aveva già coinvolto Comi, indagata nel filone principale dell’inchiesta per finanziamento illecito, corruzione e anche truffa aggravata proprio ai danni del Parlamento europeo.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: ANSA
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