
In crisi tutte le compagnie aeree
Tira una brutta aria in casa Lufthansa. La compagnia aerea è pronta a tagliare fino a 26 mila posti su scala mondiale per far fronte alla crisi provocata dal Coronavirus. È quello che emerge da un vertice per le tariffe salariali di ieri, secondo quanto scrivono i media tedeschi. Un portavoce di Lufthansa ha infatti spiegato che la società ha un eccesso di 22.000 posti di lavoro a tempo pieno e fino a 26.000 dipendenti in esubero. Si tratterebbe di tagliare il 16% della sua forza lavoro a livello mondiale, la metà in Germania, pur di far fronte alla crisi provocata dalla pandemia che ha spinto lo Stato tedesco a un salvataggio da 9 miliardi di euro (leggi qui per approfondire).
La notizia dei tagli ha sollevato un polverone non da poco. E’ stata l’opposizione a insorgere, con Verdi e Linke che ieri hanno chiesto all’Esecutivo guidato da Angela Merkel di sedersi nuovamente al tavolo con la compagnia per ritrattare le condizioni dell’intesa. L’obiettivo di Lufthansa sarebbe invece quello di raggiungere un accordo con le organizzazioni sindacali prima del 25 giugno, la data dell’assemblea dei soci chiamati ad esprimersi proprio sul piano di salvataggio statale.
Nel tentativo di scongiurare, o almeno limitare i licenziamenti, ieri i piloti del vettore tedesco avrebbero rinnovato la propria offerta a rinunciare al 45% della busta paga. Ma questo gesto magnanimo non basta. Nel pieno della crisi, il gruppo è arrivato a offrire soltanto il 3% dei posti abituali sui suoi voli, mentre 700 aerei dei 763 di proprietà sono rimasti a terra, con il numero dei passeggeri crollato del 98% in aprile, registrando nel primo trimestre dell’anno un buco record di 2,1 miliardi. Numeri che hanno spinto i vertici a tagli drastici.
La situazione si sta comunque pian piano risollevando. Entro settembre Lufthansa conta di tornare a servire il 90% delle sue destinazioni locali tradizionali ed il 70% delle sue rotte a lungo raggio.
E la compagnia tedesca non è la sola che ha ripensato al suo piano per sopravvivere dopo il virus. A dire il vero un po’ tutte le compagnie aeree hanno stimato pesanti tagli per contenere le perdite. Air Canada è pronta a lasciare a casa almeno 19 mila dipendenti, British Airways 12 mila, Delta 10 mila. Altre sono già fallite come la britannica Flybe. Altre attendono il salvataggio dello Stato, come Alitalia che proprio ieri ha incassato l’ennesimo rinvio. Era attesa in Commissione Trasporti della Camera l’audizione dei ministri Paola De Micheli e Stefano Patuanelli, con lo scopo di fare luce sul futuro del vettore dopo l’annuncio della nazionalizzazione per decreto e lo stanziamento fino a tre miliardi per il rilancio della compagnia, ma all’ultimo è saltata. È già la seconda volta che viene rinviata l’audizione dei due ministri.
Sullo sfondo c’è anche la polemica per l’addio allo scalo di Trapani a causa del livello insufficiente di richieste, almeno secondo quanto si legge, proprio mentre Alitalia ha annunciato invece l’aumento delle destinazioni e frequenze a partire da luglio, con oltre 1.000 voli settimanali e raggiungendo 13 nuovi aeroporti.
di: Maria Lucia PANUCCI
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