
L’ex leader del M5s vuole una fusione tra Tim e Open Fiber. E Conte è d’accordo
Arrivare a una rete unica in fibra che garantisca investimenti e supporto alle imprese, evitando costose duplicazioni delle infrastrutture. L’obiettivo di Beppe Grillo è ambizioso ma fattibile e piace (come poteva essere altrimenti) al premier Conte. In un post apparso sul suo blog, Beppe Grillo ha mandato messaggi a tutti i protagonisti: al Movimento, al numero uno di Cassa depositi e prestiti Fabrizio Palermo, a quello di Enel Francesco Starace. Il senso è per tutti lo stesso: la fusione fra Tim e Open Fiber s’ha da fare, superando “l’assurdo dualismo fra i due“. Nell’operazione poi fuori Enel che “non è compatibile con il progetto, perché ad Open Fiber si comporta da padre padrone” e dentro Cdp.
Grillo ha ribadito infatti la necessità di una rete unica osservando che Open Fiber ha fallito nella mission di portare la fibra sul territorio e quindi occorre “fare entrare Cdp in Tim con un’ulteriore cifra del capitale che deve essere pari a quella di Bolloré (circa il 25%)“. Del resto “le azioni Tim sono ai minimi storici (circa 0,7)“, scrive il fondatore del M5S.
La replica di Open Fiber non si è fatta attendere e bolla Grillo come “mal informato“. “Se davvero si trattasse di un progetto fallimentare, Open Fiber non incasserebbe una dietro l’altra partnership di peso con soggetti di grandissimo livello – ha spiegato. Senza contare che le azioni di Tim non valgono oggi 0,7 euro ad azione, bensì circa 0,38 euro. Una società che, come risulta dai bilanci, è gravata da un pesante indebitamento è in grado di fare gli investimenti che servono al Paese?”.
Nessuna replica invece da Tim anche se ieri l’amministratore delegato del gruppo Luigi Gubitosi, vicepresidente di Confindustria con la delega al digitale, era tornato a ribattere sul ritardo italiano nella banda ultralarga. “L’emergenza sanitaria ci ha fatto notare ancora di più alcune criticità storiche come la mancata chiusura del digital divide, con un paese che ancora si divide tra chi ha accesso alla rete e chi no, in particolare nelle aree bianche”.
Un problema messo in rilievo anche dal rapporto europeo sulla digitalizzazione, il Desi, che ha messo da poco nero su bianco che “l’Italia è molto avanti sul fronte del 5G, ma è in ritardo in termini di diffusione delle reti ad altissima capacità. Tanto che l’amministratore delegato di Infratel Italia, società in-house del Mise, Marco Bellezza, aveva commentato che “l’entità dell’intervento pubblico messo in campo in questi anni ed affidato alla concessionaria Open Fiber avrebbe dovuto condurre a risultati ben diversi“. Tuttavia le lentezze legate al rilascio delle autorizzazioni per gli scavi sembrano in via di risoluzione ed Open Fiber ha annunciato che alla fine del 2022 il 92% delle Unità immobiliari previste dal grande piano Bul Banda ultralarga sarà connesso, con una coda nel 2023 per l’8% delle Unità Immobiliari residue.
Intanto sembra fermo il dialogo che era stato avviato prima dai manager e in seguito tra gli azionisti di Open Fiber da una parte e di Tim dall’altra per arrivare a un’unica infrastruttura.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO ADNKRONOS
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