
C’è il rischio di infiltrazioni mafiose nell’economia alla ricerca di liquidità: “Cercano di far fuori così la concorrenza”. E sui migranti si difende: “C’è stato un picco di 7 mila a luglio ma siamo subito intervenuti”
Ora le imprese più in difficoltà e in cerca di liquidità per uscire quanto prima dalla crisi chiedono aiuto alla mafia. E’ questa la denuncia che fa la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, in una intervista al quotidiano La Stampa. Che le mafie andassero all’arrembaggio dei fondi pubblici lo dice da sempre. Ma ora, stando al monitoraggio delle forze di polizia sui fondi Covid, i risultati hanno dello strabiliante: «Ci sono imprenditori che cercano di far fuori la concorrenza appoggiandosi ai capitali mafiosi – spiega. – Nell’immediatezza del lockdown, a Palermo, nel quartiere dello Zen abbiamo identificato alcune persone che facevano una sorta di welfare di prossimità. Portavano generi alimentari alle famiglie più povere. Poi lo Stato è intervenuto. E abbiamo dimostrato che esiste uno Stato che sa fare squadra. Non proprio un welfare mafioso ma erano famiglie che cercavano di darsi una veste di affidabilità sul territorio».
E c’è anche un’altra emergenza che incombe: l’immigrazione clandestina. «A inizio anno, i numeri erano contenuti. Poi c’è stato il picco a luglio, poco meno di 7000 sbarchi. Ma siamo subito intervenuti», ha specificato riferendosi alle cinque navi che il Viminale ha noleggiato per far passare la quarantena in mare ai migranti e alle due missioni in Tunisia. «Avevamo chiesto un incontro a inizio luglio – continua. – C’è stato forse qualche ritardo da parte loro, ma sapevano che il Governo stava per cadere, così come poi è accaduto. In Tunisia c’è una crisi economica terribile. Non si pagano gli stipendi. E molti hanno pensato di venire a cercar fortuna da noi affidandosi alla loro criminalità organizzata». La politica dell’immigrazione, per la ministra, “dev’essere coordinata a livello europeo“.
di: Maria Lucia PANUCCI
FOTO: AGI
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