
Un primo bilancio: persi 108 miliardi di consumi, 16 miliardi di investimenti, 78 miliardi di esportazioni e 435 mila posti di lavoro
Il 2020 si conferma come l’anno più catastrofico in tempo di pace. Dal punto di vista economico, l’Italia ha registrato una caduta del Pil dell’8,9%, doppia rispetto a quella media del Pil mondiale (-4,4%). La perdita ha riguardato 150 miliardi di Pil, 108 miliardi di consumi, 16 miliardi di investimenti, 78 miliardi di esportazioni e 435 mila posti di lavoro.
Questo quanto emerge dal report Un primo bilancio ad un anno dallo scoppio della pandemia, elaborato nell’ambito del progetto MonitorFase3 nato dalla collaborazione tra Area Studi Legacoop e Prometeia per testare l’evoluzione dell’economia e dei mercati in conseguenza dell’epidemia Covid-19.
Il primo lockdown, da marzo a maggio 2020, ha determinato un calo del Pil del 17,8% rispetto al quarto trimestre 2019. L’incremento del 15,9% nel terzo trimestre ha fatto ben sperare ma l’arrivo della seconda ondata, con le conseguenti chiusure, ha messo a dura prova la capacità di ripresa dell’economia italiana. In questa fase, mentre procedono molte attività come l’industria, le costruzioni, l’agricoltura e molti comparti dei servizi, gli effetti economici sono stati più circoscritti con un calo del Pil pari all’1,9%. Per il primo trimestre del 2021 che sta volgendo al termine si stima una contrazione del Pil dello 0,2% rispetto al trimestre precedente.
Nell’ambito dell’occupazione, la crisi si è tradotta in 435 mila occupati in meno a fine 2020 rispetto all’anno precedente, con perdite concentrate soprattutto tra i dipendenti a termine (-412 mila), i lavoratori autonomi (-141 mila), i giovani (-312 mila) che non sono riusciti ad entrare nel mercato del lavoro e ai quali non è stato rinnovato un contratto a tempo determinato, le donne (-171 mila) più presenti nei settori più direttamente colpiti.
Effetti contrastanti, invece, sulle famiglie italiane: da una parte si sono aggravate le difficoltà economiche, dall’altra sono aumentate le disponibilità liquide. A fronte di un reddito disponibile che si stima calato complessivamente di 30 miliardi, i risparmi delle famiglie sono cresciuti come mai in passato, raggiungendo i 131 miliardi (erano stati 71 nel 2019), con una propensione media al risparmio quasi raddoppiata (dall’8,2% del 2019 al 15,6% del 2020).
Contraddizioni analoghe anche nell’ambito delle imprese con molte disuguaglianze a livello settoriale, territoriale, nella capacità di accedere alle agevolazioni statali. La manifattura ha segnato, a prezzi costanti, un calo del valore aggiunto dell’11,5%, le costruzioni del 6,3% e i servizi dell’8%. Proprio in quest’ultimo settore le performance peggiori sono state quelle delle attività commerciali, di alloggio, trasporto e magazzinaggio (-16%), delle attività artistiche, culturali e di intrattenimento (-14,5%), delle attività professionali, scientifiche e tecniche (-10,4%). In controtendenza (+ 2,0%) i servizi di informazione e comunicazione.
In merito a prestiti e depositi delle società non finanziarie, il quadro complessivo evidenzia come, nel corso del 2020, al flusso dei prestiti (pari a 68 miliardi) corrisponda un aumento anche superiore dell’ammontare dei depositi (83 miliardi), mentre nel 2019 il flusso dei prestiti era negativo per 10,3 miliardi e i depositi assommavano a 32,5 miliardi.
«In tempo di bilanci, abbiamo voluto fare un bilancio complessivo e realistico dell’incredibile anno che abbiamo vissuto» – ha commentato Mauro Lusetti, presidente di Legacoop. – «Da questa valutazione escono confermati nelle giuste proporzioni molti degli aspetti di questa crisi: l’impatto macroeconomico, che ha colpito il nostro paese più gravemente di altri; il duro colpo sul sistema produttivo, ma pieno di contraddizioni per le asimmetrie dovute alle misure di contenimento. E le asimmetrie sono evidenti pure dal punto di vista sociale, a discapito dei segmenti più fragili ed esposti della nostra comunità nazionale» – ha aggiunto. – «Dobbiamo però vedere il bicchiere mezzo pieno; che non significa sperare nella fortuna, ma prendere atto del fatto che dopo un anno, e con un bilancio in mano, abbiamo dei punti di riferimento importanti, e la grande incertezza che abbiamo più volte denunciato non deve più farci paura. Questa inedita crisi ha reso evidente l’obbligo di ridurre le diseguaglianze e modernizzare il paese» – ha proseguito.
Un impegno senza precedenti quello messo in campo dalle politiche economiche come risposta alla gravità della situazione, da quello monetario della Bce a quello di bilancio italiano, che ha varato misure espansive pari a 108 miliardi di euro, il 6,6% del Pil. Queste ultime hanno prodotto una crescita dell’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni dai 29 miliardi nel 2019 ai 156 miliardi nel 2020, determinata per 108 miliardi dalle misure discrezionali di contrasto alla pandemia.
di: Alessia MALCAUS
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