
Una variazione della politica monetaria della Bce potrebbe avere ripercussioni sul mercato immobiliare
Secondo quanto rilevato da Abi, l’associazione bancaria italiana, il tasso medio è salito ad agosto all’1,47% dall’1,40% di luglio 2021. Stando a quanto riportato dal Financial Times, inoltre, l’Eurotower prevede di raggiungere il suo obiettivo di inflazione del 2% entro il 2025. L’avrebbe detto il capo economista della Bce, Philip Lane, durante un incontro privato con gli economisti tedeschi. Ecco come questo influisce sul mercato immobiliare.
Il sistema finanziario continua ad offrire tassi ai minimi storici e molta liquidità, soprattutto grazie alle misure barate dalla Bce. Condizioni molto favorevoli, dunque, che devono fare i conti, dal punto di vista della domanda, con quei settori che non si sono ancora ripresi dalla pandemia o che sono finiti fuori mercato e e con il fatto che si tratta spesso di prestiti di sostituzione e non ancora investimenti strutturali.
Il Codacons, che valuta positivamente l’abbattimento dei tassi, avverte: «dopo un periodo di crollo delle richieste di prestiti e mutui causato dal lockdown, i tassi sono crollati ai minimi storici. Una buona notizia per quei consumatori che si apprestano ad accendere un mutuo o a chiedere un finanziamento, e che potranno beneficiare del calo del costo del denaro, con sensibili risparmi sulle rate mensili».
Al momento resta quindi ancora vantaggioso il tasso fisso sul variabile. «Pre-pandemia lo spread tra i due tassi arrivava anche a un punto, in quel caso aveva senso fare un ragionamento sul variabile. Oggi il tasso fisso per un mutuo a 20 o 30 anni è intorno all’1,1%, ancora estremamente conveniente» – ha commentato Alessio Santarelli, direttore generale della divisione broking di MutuiOnline. Tuttavia, si attendono mutamenti già nei prossimi mesi. «Possiamo dire – aggiunge Santarelli – che comprare casa accendendo un mutuo in questo momento ha dei vantaggi evidenti. Al 2022 la situazione potrebbe cambiare in relazione all’inflazione e alle nuove scelte della Fed e della Bce».
Il possibile rialzo dei mutui sul lungo termine, in ogni caso, non dovrebbe preoccupare i giovani che hanno dalla loro parte le agevolazioni statali, come il beneficio per gli under 36 introdotto dal Decreto Sostegni Bis. Secondo l’Unione nazionale consumatori, inoltre, “il calo dei tassi sui prestiti bancari ai minimi storici, grazie alla politica monetaria espansiva della Bce, è un ottimo segnale sia per chi vuole acquistare un’abitazione e accendere un mutuo, sia per gli investimenti e la crescita del Pil, ma bisogna considerare il rovescio della medaglia quando con la piena ripresa economica prevista per il prossimo anno la Bce dovrà rivedere la politica monetaria a fronte del rialzo dell’inflazione che ha sempre un effetto negativo per le famiglie“.
Dopo quanto riportato dal FT, dalla Bce è filtrato un possibile ritocco delle politiche economiche che potrebbe concretizzarsi in un rialzo dei tassi di interesse nel 2023, cioè un anno prima del previsto. La Banca centrale europea si è comunque limitata a commentare dicendo che quanto riportato non era “accurato” e comunque ha fatto sapere che “il fatto che un aumento dei tassi potrebbe esserci già nel 2023 non è in linea con la nostra guidance“.
Quanto successo, comunque, potrebbe rimanere un caso isolato: la Bce sta discutendo se vietare gli incontri tra i suoi esponenti e il settore privato. Le informazioni rese note da Lane non erano, infatti, di dominio pubblico e si teme che possano essere utilizzate per fare ingerenze sulle mosse future di politica monetaria. Mosse che riguardano ovviamente anche i mutui e il mercato immobiliare.
di: Alessia MALCAUS
FOTO: ANSA/RONALD WITTEK
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