
Bilancio trimestrale tutto sommato positivo per la multinazionale danese ma agli investitori non piacciono i dati del mercato cinese e americano
Pandora, marchio di gioielleria noto in tutto il mondo, ha annunciato che il secondo trimestre si è chiuso con un fatturato di 5,6 miliardi di corone danesi (760 milioni di euro circa), in crescita organica del 3%, un Ebit di 1,24 miliardi, in calo da 1,3 miliardi, un margine Ebit del 22,1% dal 25,2% e un utile netto di 934 milioni da 992 milioni.
Come rilevano gli operatori, il fatturato è complessivamente in linea con le attese, ma ha registrato una consistente flessione delle vendite negli Usa (-12%) e soprattutto in Cina (-60%), con l’avvertimento che in quest’ultimo caso l’impatto si farà sentire anche nel resto dell’anno.
Pandora ha sottolineato che il fatturato è record e che i mercati europei-chiave (tra cui figura anche l’Italia con 595 milioni di corone, +15%) hanno registrato una crescita a doppia cifra. Quanto agli Usa la società ha spiegato che la flessione è legata ‘al difficile confronto’ con lo scorso anno che si avvantaggiava delle misure di stimolo dell’economia introdotte dal Governo, mentre il crollo cinese è dovuto alle restrizioni per la politica di ‘zero Covid’, perseguita da Pechino per contrastare la diffusione del virus.
Pandora prevede che la Cina resterà un freno alla performance per il resto dell’anno, anche se in modo meno rilevante nella seconda metà dell’anno rispetto al secondo trimestre 2022.
La società ha comunque mantenuto invariati gli obiettivi per l’esercizio che puntano a una crescita organica del fatturato compresa tra il 4% e il 6% e un margine operativo del 25-25,5%.
Pandora ha 6.800 punti vendita al mondo, in oltre 100 Paesi, con 27mila dipendenti. Ha sede a Copenaghen e gli impianti di produzione in Thailandia. Nel 2021 ha registrato vendite per 23,5 miliardi di corone danesi, pari a 3,1 miliardi di euro.