
Il neo assegnato cancelliere deve salvare la Truss, in crisi dopo la rottura con Kwarteng; e ammette “ci sono stati errori”
Ancora di salvezza di Liz Truss, che rischia di dover lasciare il numero 10 di Downing Street dopo esserci entrata appena il mese scorso: questo è Jeremy Hunt, il ministro delle finanze e ora nuovo cancelliere dello scacchiere dopo la defenestrazione dall’esecutivo conservatore di Kwasi Kwarteng; il predecessore è stato licenziato dalla Prima Ministra britannica dopo una contestata manovra economica che ha fatto urlare le opposizioni al voto anticipato.
Certo è un segnale tutt’altro che indifferente che la guida dei Tories debba rivolgersi a un veterano moderato per rimettere a posto la crisi innescata dalla mini-manovra. Prudente rispetto all’assetto attuale del partito, 56 anni e un curriculum politico notevole (fu sfidante numero uno di Johnson per la leadership del 2019) Hunt è stato scelto per il suo atteggiamento pacato e conciliatore. Caratteristica vitale per riappacificare mercati e Camera dei Comuni dopo le fluttuazioni drammatiche delle ultime ore. Il nuovo cancelliere però avverte gli inglesi: chi si aspettava tasse meno salate deve smettere di illudersi. «Ci aspettano decisioni molto difficili – ha detto Hunt infatti, avvertendo che «tutti i dipartimenti governativi dovranno fare i conti con la riduzione delle spese». E ha inoltre aggiunto: «Alcune tasse non saranno tagliate così rapidamente come la gente vorrebbe, o aumenteranno».
Un inizio tutto in salita insomma, con la necessità di mediare tra il tessuto sociale inglese – di cui larghe porzioni sono state messe in ginocchio dalle conseguenze di guerra e Brexit – e il governo tories che torna a promettere riforme iperliberiste per parola della stessa Liz Truss, da molti considerata una sorta di Margaret Thatcher 2.0. «Voglio ancora realizzare un’economia con tasse più basse, salari più alti e più crescita» ha insistito Truss come un disco rotto in una conferenza stampa. Peccato che proprio per questo tipo di manovra sia stata costretta a spedire fuori dall’esecutivo Kwasi Kwarteng: un progetto da 43 miliardi che prevedeva forti tagli delle tasse per i più abbienti, con taglio dell’aliquota esteso ai redditi più alti (una provocazione sociale per i ceti più esposti alla crisi) dal 45 al 40% e la decisione di non cancellare più l’incremento dal 19 al 25% della corporation tax sui profitti delle aziende, un’eredità del governo Johnson. Già solo dall’annuncio si è scatenato il panico: è sprofondata la sterlina, la Bank of England è stata costretta a entrare in campo con rialzi dei tassi e un massiccio intervento di acquisto di bond . Per ora, dopo l’arrivo di Hunt, la testa di Truss è ancora al suo posto. Ma considerando i malumori in casa tories, per quanto ancora?