
Le tensioni geopolitiche suggeriscono prudenza ai mercati europei che interrompono dopo diverse sedute consecutive il rally e fanno scattare i realizzi su molti comparti
Il listino peggiore è Francoforte che perde l’1% a 14.234,95 punti, insieme a Madrid che cede l’1,08% a 8.099,60 punti. seguono Milano a -0,68%, Parigi che arretra dello 0,52% a 6.607,22 punti e Londra che segna -0,26% a 7.350,44 punti.
Le tensioni geopolitiche suggeriscono prudenza ai mercati europei che interrompono dopo diverse sedute consecutive il rally e fanno scattare i realizzi su molti comparti.
Ma si è trattato di una seduta nervosa fin dall’inizio, nel timore di una potenziale escalation militare dopo che ieri sera un missile, poi risultato essere stato lanciato dalla contraerea di Kiev, ha colpito la Polonia.
A pesare sull’umore degli investitori anche l’ipotesi di recessione globale, con la nuova frenata del petrolio, e la Bce che ha ammonito come i rischi di instabilità finanziaria nell’area euro siano aumentati a causa di prezzi dell’energia, inflazione elevata e scarsa crescita, con le banche che potrebbero necessitare di maggiori accantonamenti patrimoniali a causa del calo della qualità degli asset.
In fondo al listino milanese Amplifon (-3,7%) e Tim (-2,8%) su cui aleggia sempre il potenziale progetto di Opa di Cdp e pesa il taglio del rating dell’agenzia Fitch. Deboli gli energetici, con il Tar Lazio che ha definito «inammissibili» i ricorsi delle aziende contro la tassa sugli extra-profitti e il governo che ha fatto capire che il balzello salirà a breve. La debolezza del greggio pesa su Saipem (-2,8%). In controtendenza Leonardo (+2,2%), ancora giù Nexi (-1,8%) dopo lo scivolone del 10% alla vigilia per la vendita della quota di Intesa Sanpaolo. Fuori dal listino principale soffre Mfe (-1,9%) dopo la trimestrale.
Sul fronte dei cambi, l’euro vale 1,0407 dollari (da 1,0389 ieri in chiusura) e 145,1 yen (144,84), mentre il dollaro-yen è pari a 139,43. Tonfo del gas a 111,5 euro al MWh (-10%) sulle indiscrezioni del “price cap” europeo, così come perde quota il petrolio: il Wti, contratto di dicembre, scambia a 84,8 dollari (-2,4%) e il Brent di gennaio a 92,1 dollari (-1,8 per cento).