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Il metromen del Qatar, l’ennesima frontiera dello sfruttamento

Marianna Mancini
27 Novembre 2022
Il metromen del Qatar, l’ennesima frontiera dello sfruttamento
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Si tratta di migranti ingaggiati come segnaletica umana nelle metro di Doha, con turni di 10-12 ore e una paga irrisoria L’attenzione della stampa internazionale sui Mondiali in Qatar non […]

epaselect epa10313084 Ground staff shows the right way to the metro station at West Bay area in Doha, Qatar, 18 November 2022. The FIFA World Cup Qatar 2022 will take place from 20 November to 18 December 2022 in Qatar.  EPA/MARTIN DIVISEK

Si tratta di migranti ingaggiati come segnaletica umana nelle metro di Doha, con turni di 10-12 ore e una paga irrisoria

L’attenzione della stampa internazionale sui Mondiali in Qatar non cessa di portare alla luce contraddizioni e storture del sistema in atto a Doha. Fra le figure lavorative protagoniste degli scandali c’è anche quella dei “metromen”, persone ingaggiate appositamente per posizionarsi nei pressi della metro e fornire indicazioni gratuite ai turisti.

«Metro, this way! Metro, this way!»: è con questo motto che i metromen di Doha affrontano la loro giornata lavorativa, con turni di 10 ore che, contando gli spostamenti obbligati, arrivano a quota 12-13 ore (dalle 17 alle tre di notte) e nessun riposo settimanale fino alla fine dei Mondiali di calcio. Lo stipendio mensile per questo lavoro è stato fissato a 1100 riyal, pari a circa 290 euro (un riyal vale 0,26 centesimi).

È con questa paga che sono state ingaggiate migliaia di persone provenienti soprattutto da Paesi del Terzo mondo per lavorare come “segnaletica umana”. Questi lavoratori, con un contratto a termine di tre mesi, alloggiano nell’Asian City, un agglomerato abitativo appositamente costruito per ospitare la forza lavoro immigrata per i Mondiali, con stanze da quattro persone e bagni in comune.

Una condizione “fortunata” come denuncia Rainews, che ricorda la grande massa di migranti impiegata invece nella costruzione degli impianti sportivi che ha subito termini contrattuali, orari e temperature infernali, spesso assistendo alla morte dei propri colleghi.

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