
Il patron della casa automobilistica aveva annunciato l’accordo con un tweet che gli era costato una multa per manipolazione del mercato
Nuovo braccio di ferro per Elon Musk che questa volta getta il guanto di sfida contro Yasir al-Rumayyan, numero uno del fondo sovrano dell’Arabia Saudita. Secondo il patron di Tesla, al-Rumayyan avrebbe promesso di portare la società automobilistica di Musk in delisting salvo poi tirarsi indietro, facendo incorrere il miliardario in un’inchiesta della Sec per manipolazione del mercato.
Tutto cominciò quando nel 2018 Musk scrisse su Twitter di possedere “finanziamenti certi” per delistare Tesla al prezzo di 420 dollari per azione – consideriamo che all’epoca la società quotava 22 dollari ad azione. In seguito a questa esternazione, in una sola seduta il titolo di Tesla schizzò dell’11%.
Un risultato che ha portato un giudice statunitense a stabilire che “all’epoca non c’era nulla di concreto” sul presunto finanziamento saudita, comminando a Musk e Tesla una multa da 20 milioni di dollari (entrambi) per manipolazione del mercato. In seguito Musk si dimise dalla presidenza della società.
Ora il proprietario di Twitter reclama davanti a un giudice di aver detto la verità sull’accordo che era stato raggiunto tramite una “stretta di mano” con al-Rumayyan. Contro la parola di Musk sussisterebbero alcuni documenti depositati presso il tribunale della California nei quali si evince che il saudita fosse semplicemente in trattativa, senza alcun atto ufficiale a certificare l’accordo.
Il processo inizierà il 17 gennaio.