
Lo stile alimentare del Mare Nostrum conquista la classifica, ma con il clima pazzo rischia l’estinzione
La dieta mediterranea non ha rivali: si è classificata infatti come la migliore al mondo del 2023, ennesimo podio d’oro davanti alla Dash e alla Flexariana. Un podio amaro però: al netto delle polemiche più o meno scientificamente provate, a impattare sullo stile di vita alimentare che unisce l’Italia ad altri paesi della costa del Mare Nostro è soprattutto il cambiamento climatico, nonché l’aumento dei costi di produzione delle materie prime causate proprio dal prima e dalla guerra.
«La dieta mediterranea ha vinto la sfida tra 24 diverse alternative con un punteggio di 4,6 su 5 grazie agli effetti positivi sulla salute – sottolinea la Coldiretti – ed è anche fra le più facili da seguire, adatta alle famiglie, semplice da organizzare con alimenti di base, incoraggia un consumo moderato di grassi sani, come l’olio d’oliva, e scoraggia i grassi malsani, come i grassi saturi, con meno del 30% circa delle calorie totali provenienti dai grassi»
I cambiamenti climatici con i danni provocati dalla siccità e dal maltempo in Italia hanno tagliato le produzioni degli alimenti base della dieta mediterranea: secondo le stime di Coldiretti si è assistito a un crollo del 30% per l’extravergine di oliva, del 10% per passate, polpe e salse di pomodoro fino al meno 5% per il grano duro destinato alla produzione di pasta tricolore. A pesare anche i costi causati dalla guerra in Ucraina, che colpiscono la filiera dei trasporti e degli approvvigionamenti e quindi, indirettamente, dei produttori: più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo.